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8 Marzo: Poste Italiane e la lunga storia dell’emancipazione femminile

L’8 marzo non è solo una giornata simbolica, ma un’occasione per misurare concretamente i progressi dell’emancipazione femminile in Italia. Se oggi le donne ricoprono ruoli di vertice in aziende, istituzioni e politica, è grazie a battaglie che hanno radici lontane. E tra le realtà che hanno contribuito a questo percorso c’è Poste Italiane, una delle prime grandi aziende del Paese ad aprire le porte alle donne, ben prima che il diritto di voto fosse loro riconosciuto nel 1946.

La storia femminile in Poste Italiane inizia nel 1863, quando le prime ausiliarie telegrafiste furono assunte. Due anni dopo, nel 1865, le donne iniziarono a lavorare come impiegate, portalettere e responsabili di uffici postali, spesso nelle aree rurali. La loro presenza era regolata da restrizioni, come l’obbligo di essere nubili, ma con il tempo le barriere caddero. Nel 1919 fu abolita l’autorizzazione maritale, che subordinava il lavoro delle donne sposate al consenso del marito, e durante le due guerre mondiali furono proprio le donne a garantire il funzionamento del servizio postale, sostituendo gli uomini partiti per il fronte.

Oggi la presenza femminile in Poste Italiane è predominante: le donne rappresentano il 54% della forza lavoro, il 46% dei quadri e dirigenti e circa il 60% dei direttori dei quasi 13.000 uffici postali. Ma l’inclusione non si misura solo nei numeri: l’azienda ha sviluppato politiche concrete per garantire pari opportunità e favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata. Tra le iniziative più rilevanti c’è la Politica di Sostegno alla Genitorialità Attiva, che promuove percorsi di sviluppo e incentiva la partecipazione dei padri alla crescita dei figli. Il programma “Mums at Work” aiuta le neomamme a rientrare al lavoro attraverso percorsi di coaching, mentre il progetto Poste Lifeed Genitori trasforma l’esperienza genitoriale in un’opportunità di crescita professionale. Inoltre, l’azienda offre trattamenti economici più vantaggiosi rispetto a quelli previsti dalla legge per il congedo di maternità e paternità.

L’impegno di Poste Italiane è stato riconosciuto anche a livello internazionale: l’azienda è stata la prima del settore assicurativo del FTSE MIB e la più grande per numero di dipendenti a ottenere la certificazione “Equal-Salary”, che attesta politiche retributive senza discriminazioni di genere. È inoltre presente nel Gender-Equality Index (GEI), l’indice globale che valuta le migliori pratiche aziendali in materia di inclusione.

In un Paese dove il divario salariale e la difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia restano ancora ostacoli per molte donne, Poste Italiane si propone come un modello di inclusione e pari opportunità. L’8 marzo non è solo una celebrazione, ma un’occasione per riflettere su quanta strada sia stata fatta e su quanta ne resti ancora da percorrere.

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