A dispetto dei piani della Ue di ridestinare la banda dei 700 MHz (694-790 MHz) alla banda larga mobile in tutti gli Stati membri entro il 30 giugno 2020, l’Italia insiste su un rinvio del termine al 31 dicembre 2022.
Con questo obiettivo l’europarlamentare Stefano Maullu ha presentato un progetto di parere sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’uso della banda di frequenza 470-790 MHz nell’Unione.
Nella proposta, che si allinea a quanto già chiesto a Bruxelles dal nostro paese lo scorso 10 marzo, si giustifica la richiesta di rinvio evidenziando innanzitutto le difficoltà del trasferimento dei servizi DTT al di fuori della banda dei 700MHz in particolare per quegli Stati membri, come appunto l’Italia, in cui la televisione digitale terrestre è la principale piattaforma per la ricezione dei canali televisivi.
Ricordiamo infatti che in Italia non ha mai preso piede la Tv via cavo e così, come ricorda Confindustria Radio Televisioni, 18 milioni di famiglie italiane su 24 si affidano a questa piattaforma per fruire della tv in chiaro.
“Stabilendo un termine rigido per liberare la banda dei 700 MHz dalla televisione digitale terrestre, ovvero entro il 30 giugno 2020, la Commissione nega agli Stati membri un periodo supplementare di cui alcuni di essi avrebbero bisogno” spiega Maullu nella proposta di cui è relatore.
Viene poi sottolineata la disomogeneità della situazione a livello Ue, con Francia e Germania che hanno già messo all’asta la banda dei 700 MHz per i servizi mobili, mentre Svezia e Finlandia hanno elaborato piani per la ridestinazione della banda dei 700 MHz nei prossimi anni.
“Tuttavia, la maggior parte degli Stati membri hanno assegnato licenze nell’ambito della banda dei 700 MHz per la trasmissione oltre il 2020”, si legge nella proposta.
La proroga del termine alla fine del 2022, in linea con le raccomandazioni del parere del 2015 del gruppo RSPG e del rapporto Lamy, “risulta pertanto necessaria per garantire ad alcuni Stati membri il tempo sufficiente per apportare gli adeguamenti necessari”.
Nel nostro paese, la banda 700 è occupata al 60% da emittenti nazionali e locali, tutti con diritti d’uso in scadenza nel 2032.
Per quanto riguarda invece lo spettro al di sotto dei 700 MHz (470-694 MHz), Bruxelles ha stabilito una priorità a lungo termine per la distribuzione di servizi audiovisivi, introducendo però una ‘opzione di flessibilità’ per offrire l’accesso a tali bande anche ad altri servizi in determinate circostanze.
Anche in questo caso, l’Italia si disallinea e chiede l’eliminazione dell’opzione di flessibilità proponendo poi che la disponibilità per la trasmissione della tv digitale sia assicurata almeno fino alla fine del 2030 con un riesame previsto per il 2025, “come suggerito dal rapporto Lamy e come raccomandato dal gruppo Politica dello spettro radio nel suo parere del 2015”.
“È fondamentale che la banda di frequenza dei 470-694 MHz rimanga disponibile per la DTT per il prossimo futuro, almeno fino alla fine del 2030, in considerazione della continua importanza della piattaforma DTT per garantire il rispetto degli obiettivi della politica audiovisiva nazionale ed europea, quali la coesione sociale, il pluralismo dei media e la diversità culturale. È possibile raggiungere tali obiettivi in particolare tramite il modello di televisione gratuita su cui si basa un sistema duale in cui la trasmissione del servizio pubblico coesiste con le emittenti televisive commerciali”, spiega nelle sue motivazioni Maullu.
Per quanto riguarda infine la questione dei costi della migrazione e delle interferenze, Maullu propone che “gli Stati membri mettano tempestivamente a disposizione fondi sufficienti per coprire i costi di migrazione e i costi connessi con le misure atte a limitare le interferenze con i servizi di trasmissione, nonché garanzie/meccanismi concreti per evitare interferenze dannose derivanti dall’utilizzo mobile della banda dei 700 MHz con i servizi di trasmissione e di PMSE al di sotto dei 694 MHz”.
Il progetto di parere presentato dall’europarlamentare italiano dovrà ricevere l’ok della commissione per la cultura e l’istruzione, che si riunirà il prossimo 30 maggio, prima di essere trasmesso alla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia che si sta occupando della verifica delle proposte della Commissione.