La proposta della Commissione Europea di accelerare il passaggio dei 700 Mhz dal digitale terrestre al mobile entro il 2020 preoccupa non poco i broadcaster europei per bocca della EBU (European public broadcasting Alliance), l’organismo che raccoglie le maggiori emittenti continentali. Le proposte della Commissione, secondo i broadcaster, sono un grosso peso in un momento in cui il settore sta investendo grosse risorse per innovare gli standard del digitale terrestre sulla banda UHF.
Il responsabile degli Affari Europei dell’EBU, Nicola Frank, ha detto che spostare il digitale terrestre dalla banda 700 entro il 2020 sarà “una grande sfida”, in particolare in quei paesi dove il DTT rappresenta la piattaforma principale di trasmissione televisiva. In Europa sono 250 milioni gli utenti che ricevono il segnale tv in digitale e l’Italia è uno dei principali fruitori di questa tecnologia.
In particolare, sulla banda 700 si trovano tre mux di Mediaset e uno a testa di La7, Prima Tv e Tele Capri, pari a poco meno di un terzo della banda complessiva destinata al digitale.
“I broadcaster dovranno sostenere cambiamenti assai costosi di carattere infrastrutturale – ha detto Frank – gli stati membri dovranno essere in grado di fornire le adeguate compensazioni a consumatori e broadcaster, in modo tale che questi investimenti siano sostenibili”.
Un altro aspetto critico, secondo l’EBU, è l’introduzione da parte della Commissione UE della cosiddetta “opzione di flessibilità” per lo sviluppo di tecnologie alternative al digitale terrestre nelle frequenze sotto i 700 Mhz (destinate al digitale terrestre dall’ITU), anche perché si tratta ancora di tecnologie che non hanno ottenuto validazione da parte di studi tecnici e per le quali non si sa se ci sarà un’effettiva domanda da parte del mercato.
In precedenza, nel 2014 il settore televisivo aveva accolto positivamente le conclusioni più flessibili dal punto di vista temporale del ’20-25-30’ dello studio di Pascal Lamy, secondo cui la tempistica per la migrazione dei broadcaster dai 700 Mhz era appunto meno stringente e più graduale, con un termine ultimo fissato al 2030.
La data però è stata anticipata di 10 anni nella proposta della Commissione avanzata ieri, che dovrà ora passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio, che dovranno raggiungere l’accordo su un testo unico perché si arrivi ad una legge. Un processo che potrebbe durare qualche mese ma anche più di un anno se non si troverà la quadra fra i diversi stati membri.
Secondo l’EBU, inoltre, nella proposta della Commissione non c’è traccia di alcuna misura di compensative per le emittenti, che a questo punto andranno incontro a inevitabili tagli di attività. Un clima che rischia di minare gli investimenti di molti nel Dvb-T2, il digitale di seconda generazione.
Ieri La Commissione Europea ha proposto di anticipare di due anni il passaggio dei 700 Mhz dal digitale terrestre alla banda larga mobile entro il 30 giugno 2020. L’obiettivo è garantire un passaggio coordinato delle frequenze al broadband, anche in vista dello sviluppo armonico del 5G nella Ue. La Commissione confida nella “rapida adozione della proposta odierna da parte del Parlamento europeo e degli Stati membri, in modo che la transizione sia prevedibile e avvenga in tempo utile”. L’obiettivo è superare l’approccio frammentato in materia di spettro radio, che rischia di penalizzare lo sviluppo di nuovi servizi come le connected cars e l’eHealth.