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5×1000, e se lo donassimo ai progetti smart city?

Da qualche anno i cittadini possono destinare una parte dell’imposta sul reddito a sostegno di progetti di varia natura utili per il Paese ed i territori. Si tratta del 5×1000, che in sede di dichiarazione dei redditi può essere donato ad enti di volontariato, ad enti che lavorano nella ricerca scientifica, sanitaria ed universitaria, ad associazioni sportive, ad onlus, ad associazioni di promozione sociale, ad altre organizzazioni e fondazioni senza scopo di lucro.

Ma questi soldi possono essere anche donati al Comune di residenza per investirli in progetti di inclusione ed innovazione sociale. Come spiega l’Agenzia delle Entrate, se si sceglie di destinare il 5×1000 dell’IRPEF al proprio Comune, questo avrà più risorse a disposizione e potrà svolgere le sue funzioni in modo migliore, ad esempio avrà maggiori possibilità di intervenire con servizi e progetti in favore di anziani, portatori di handicap, minori e famiglie in difficoltà.

Seguendo lo specchio interattivo proposto oggi da Il Sole 24 Ore, è possibile individuare le donazioni complessive per l’anno 2015, con gli importi totali, la differenza con l’anno precedente e il valore medio del contributo per singolo cittadino.

Prendendo solo i dati del 5×1000 destinato ai Comuni, tra i primi posti in assoluto troviamo la Città di Roma, a cui sono andati 414 mila euro. In questo caso si sono registrate 8500 donazioni, per un importo medio di 50 euro e un valore positivo sul 2014 di 16.500 euro.

Segue la Città di Milano, con 355 mila euro, quindi la Città di Torino con 174 mila euro. La classifica vede poi al quarto posto con 85 mila euro la Città di Venezia e in successione Bologna (83 mila euro), Verona (77 mila euro), Genova (75 mila euro), Firenze (69 mila euro), Napoli (61 mila euro), Palermo (53 mila euro) e Bari (50 mila euro).

Ad oggi pochi sanno che è possibile lasciare il proprio 5×1000 al Comune in cui si vive. Infatti, solo 564 mila cittadini hanno fatto questa scelta. “Se si rapporta il numero di scelte espresse a favore del proprio Comune – spiega il Sole 14 Ore – si scopre che i cittadini più generosi sono quelli di Oltressanda Alta (Bergamo), seguiti da quelli di Tonezza del Cimone (Vicenza). Qui oltre il 25% dei residenti sceglie di lasciare il contributo all’ente locale”.

A questo punto, la domanda sorge spontanea: e se il nostro 5×1000 andasse a progetti smart city del nostro quartiere, della città in cui siamo residenti? Potrebbe essere un modo per dare ossigeno a quelle iniziative più piccole, che magari non riescono a raccogliere fondi necessari alla loro realizzazione e che gli stessi Comuni potrebbero inserire in liste speciali aggiornate ogni anno prima della dichiarazione dei redditi.

A fine marzo è stata presentata la ricerca “L’innovazione sociale nei Comuni: istruzioni per l’uso”, realizzata da Anci, in collaborazione con Cittalia, Ang e iFel. Un documento molto utile per immaginare i modi e gli strumenti di trasformazione della realtà urbana in cui viviamo, partendo dall’innovazione dal basso: “che è la capacità di produrre soluzioni efficaci per il trattamento di problemi collettivi. La cifra del cambiamento in atto nella produzione dei servizi pubblici, nelle forme del lavoro, nei modi di abitare, nella creazione di coesione sociale, nelle strategie quotidiane di cura del benessere individuale e collettivo, nelle pratiche culturali e della mobilità”.

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