Il dibattito sullo scorporo della rete si intreccia con l’avvento del 5G, due temi fra loro strettamente connessi saliti oggi alla ribalta al 5GItaly, l’evento organizzato dal Cnit in collaborazione con Supercom che si è chiuso oggi con il panel “Policy e 5G” preceduto dall’intervento di Franco Bernabè, ex amministratore delegato per due volte di Telecom Italia, che ha ripercorso la storia della rete degli ultimi 15 anni per inquadrare così l’accelerazione in corso verso un progetto di rete unica contenuto nell’emendamento recentemente approvato al Senato per incentivare la nascita di un soggetto unico nato dalla fusione delle reti di Tim e Open Fiber sotto il controllo pubblico. “Purtroppo il dibattito delle Tlc in Italia è caratterizzato da chi parla a vanvera” sullo scorporo e da “chi vive un conflitto di interessi”, ha detto Bernabè, aggiungendo fra le altre cose che “Agcom dovrà fare l’analisi di mercato” sull’accesso alla rete e “sarà difficile trovare consenso sulla rete unica”.
In estrema sintesi, secondo Bernabè, “Le reti in rame sono tutt’altro che rottamate” in diversi paesi oltre l’Italia e “la guerra di religione” fra sostenitori del rame da un lato e della fibra dall’altro dovrebbe essere più sobria nell’interesse della rete nel suo complesso in vista del 5G.
Nell’introduzione al panel “Policy e 5G“, Marco Ajmone Marsan, Professore, CNIT / Politecnico di Torino, ha elencato alcune delle criticità che riguardano già oggi diverse delle nuove applicazioni che arriveranno con il 5G e che porranno nuove e più sfidanti criticità, tra cui: il tema della dipendenza, il settore del lavoro, la privacy, gli aspetti legali ed etici.
Roberto Viola, direttore generale della DG Conect della Commissione Europea, secondo cui l’Italia al dilà della poco lusighiera poszione nel ranking di digitalizzazione europeo Desi “deve essere fiera di quanto ha già fatto sul fronte del 5G. Il nostro paese è uno dei 7 paesi Ue (pochi) che hanno già assegnato le frequenze”.
Ma il 5G può essere un nuovo inizio per il nostro paese, chiamato adesso alla trasposizione in tempi stretti del nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche appena approvato a Bruxelles che entrerà in vigore il 20 dicembre nel suo ordinamento nazionale.
Il nuovo codice Ue prevede novità importanti, fra cui la perfetta parità fra Telco e Ott, incentivi per lo sviluppo dell’IoT, misure per la condivsione di investimenti e spettro 5G, misure per lo sharing delle infrastrutture, accordi commerciali incentivi per gli operatori wholesale only, come Open Fiber nel nostro paese.
Per quanto riguarda l’asta 5G che si è tenuta in Italia, che ha portato 6,55 miliardi nelle casse dello Stato e per il quale gli operatori si sono lamentati non poco, “non può diventare un fardello per ritardare la realizzazione delle reti – ha detto Viola – l’esborso è stata una scelta libera”.
Per quanto riguarda il dibattito italiano rame/fibra, Viola è fautore della fibra come tecnologia preferibile su cui investire in vista del 5G, mercato nel quale secondo il direttore generale della DG Connect l’Italia deve costruire il futuro sui servizi.
Antonello Giacomelli, ex sottosegretario alle Comunicazioni e membro della Commissione Trasporti e Tlc alla Camera, ha elogiato l’emendamento approvato in Senato per favorire la creazione di una società unica della rete: “Una rete unica spinge la competizione sui servizi fra privati – ha detto Giacomelli – la privatizzazione dell’incumbent della rete Telecom Italia è stato un errore perché lo scorporo della rete, che è interesse del paese, non è interesse degli azionisti”.
“Abbiamo apprezzato quanto fatto nella sperimentzione del 5G nelle cinque città italiane scelte dal Ministero dello Sviluppo economico. Grazie alle scelte di Agcom, l’asta 5G è stata un gran successo, anche a livello europeo e questo nonostante l’indice DESI sia per noi ancora negativo”, ha affermato Mirella Liuzzi, Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati.
“Il 5G non va visto come unica tecnologia su cui concentrare tutti gli sforzi, ma come fattore abilitante di ulteriori servizi e tecnologie. Il Governo ha dato ulteriori spunti sull’argomento: dal prissimo anno partiranno diverse riunioni, abbiamo lanciato un piano per la blockchain e destinato 45 milioni di euro per le tecnologie emergbenti, tra cui inteligenza artificiale e Internet delle cose.
Partite le sperimentazioni, ora servono i sostegni ai servizi”.
Entro breve, ha precisato la Liuzzi, “sarà portata avanti una demo ministeriale, per quanto riguarda l’implementazione dell’intelligenza artificiale a livello di piccoli imprenditori, che avranno sicuramente da avanzare dei dubbi e delle richieste, che saranno gestite da un chatbot sul sito del ministero.
Si tratta di nuove tecnologie che potrebbero essere impiegate nche a livello di Pubblica Amministrazione centrale”.
Il 5G potrebbe essere impiegato anche per le infrastrutture critiche e il pensirero va a Genova. Città che a luglio ha lanciato un progetto 5G ulteriore rispetto alle iniziative del Ministero dello Sviluppo.
“Prossimamente – ha concluso il Segretario – sarà emanato il decreto semplificaizoni, che darà un valore giuridico alla blockchain, con un quadro normativo per la nascita di un’inffrastruttura pubblica nazionale.
Il 2019 inizierà con la liberazione di alcune frequenze e a tale scopo è stato istituito untavolo sull tv 4.0 per favorire il coinvolgimento delle emittenti”.
È stata messa a segno l’asta delle frequenze per il 5G, incassando 6,5 miliardi e nel 2022 saranno liberate ulteriori frequenze, ha dichiarato Federica Zanella, Membro della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, Camera dei Deputati.
“Non c’è però la sicurezza del processo di liberazione, soprattutto riguardo ai broadcaster, quindi è un percorso che andrà accompagnato. C’è da capire se la rete unica andrà a vantaggio di tutti, compresi i cittadini. È un tema che richiede un approfondimento a livello di Governo. Uno degli aspetti critici del 5G è il problema della protezione dei dati. È ovvio che questo argomento così sensibile inciderà su tutti i settori, dalla famiglia alla sanità, dalla politica all’industria, passando per il mercato dei servizi. La sfida è trasferire il corpo giurifico della protezione degl individui nell’ecositema digitale”.
“Il nostro Pasese non ha una grande attensione alla privacy. Il decreto attuativo del GDPR non c’era ancora a un mese dall’entrata in vigore del regolamento europeo, anche per declinarlo in maniera più mirata.
I dati sono raccolti e qualcuno ne entra costantemente in possesso, sicuramente le Istituzioni dovranno assicurare una maggiore attenzione alla privacy”.
A conclusione del tavolo è intervenuto Alessandro Morelli, Presidente Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, Camera dei Deputati: “La commissione ha avviato una consultazione sul 5G, per approfondirne la conoscenza. Abbiamo il compito di normare il panorama tecnologico in cui viviamo e l’Italia ha le carte in regola per posizionarsi in alto in Europa. Il tema dell’innovazione tecnologica è ampio, variegato e ancora presenta un certo numero di criticità. Abbiamo il compito ed il dovere di coinvolgere i cittadini in questo percorso di crescita e innovazione”.
Se pensiamo all’auto a guida autonoma, ad esempio, è chiaro che ascoltare cosa ha da dire l’utente finale è da considerarsi prioritario dal decisore.
Altro tema di massima rilevanza, secondo Morelli, è la formazione: “per adoperare queste tecnologie servono le competenze.
Nel 2022 ci sarà la liberazione di altre frequenze, non solo l’auto connessa in rete e a guida autonoma, ma anche la telemedicina, l’eHealth, di cui ad esempio abbiamo una sperimentazione portata avanti da Vodafone”.
Da qui nasce la necessità di confrontarsi con tutti gli operatori e i soggetti in campo, dalle università alle imprese, fino all’industria.
Oltre alla sicurezza dei dati c’è quella delle infrastrutture.
In rispota a Bernabè, Morelli ha infine concluso, affermando: “Le regole si possono sempre cambiare, comprese quelle decise per l’accesso alla rete da Agcom”.
Per quanto riguarda l’assegnazione dello spettro radio con la recente asta 5G, il commissario Antonio Nicita rivendica il ruolo dell’Agcom, ricordando che il lavoro preparatorio dell’Autorità è partito già nel 2015 con l’assegnazione della banda L, con il lavoro del tavolo M2M sui servizi in collaborazione con l’Aeegsi. “L’Italia è l’unico paese europeo che ha assegnato 80 Mhz di banda contigua all’asta 5G – ha detto Nicita – mettendo a disposizione tutte le bande pioniere, unico caso europeo. La possibilità di condividere la banda 26-28 Ghz per gli operatori è un modello che susicta interesse e che ci copieranno in altri paesi”. Si apre un nuovo business model per gli operatori, che con le nuove frequenze 5G diventano “fornitori wholesale” di capacità di banda per i servizi che saranno realizzati dagli operatori retail che apparterranno ad altri mercati, fra cui ad esempio quello energetico.