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5GItaly, il ruolo della ricerca tra investimenti e crescita

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Modernizzare il Paese per affrontare le grandi sfide tecnologiche ed economiche del futuro. Il ruolo della ricerca come leva per stimolare crescita e innovazione, ma fondamentale è investire in formazione e competenze, a partire dalle scuole.

Il nuovo standard 5G avrà un enorme e ampio impatto su molteplici settori strategici abilitanti la crescita economica e l’innovazione. Al “5G Italy – The globls meeting in Rome”, manifesazione completamente dedicata alla nuova tecnologia che si tiene presso il Consiglio nazonale delle ricerche di Roma dal 4 al 6 dicembre, si è parlato di questo ruolo del 5G proprio in relazione al settore della ricerca.

Nel panel “Il ruolo della ricerca: investimenti e crescita”, moderato da Francesco Profumo, Presidente della Fondazione Bruno Kessler, rappresentanti del mondo accademico si sono confrontati sul rapporto tra innovazione e ricerca universitaria, quindi pubblica, ma anche privata.

La ricerca è il motore del sistema Paese e in questo è centrale la collaborazione tra enti di ricerca, industria e utenti finali”, ha ricordato Gianni Vernazza, Presidente CNIT, docente all’Università degli studi di Genova, nella sua introduzione all’argomento.

Il 5G è il grande fattore abilitatore dell’innovazione globale, dall’intelligenza artificiale (IA) al web 3.0, ma sono le competenze a rendere la tecnologia utile al mercato e alla società. Cini e Cnit sono un esempio in termini di impegno nella ricerca, sia nel campo delle competenze, sia della formazione in generale”, ha dichiarato Francesco Profumo.

Dobbiamo lavorare per modernizzare il Paese e per confrontarci con le nuove sfide. Roberto Viola, direttore generaler DGConnect della Commissione europea, negli anni è diventato un punto di riferimento per la nuova Europa delle tecnologie avanzate, tra IA e dati, robotica e supercalcolo”.

Con il IX programma quadro si darà sempre più spazio all’interdisciplinarietà in Europa. Nostro obiettivo è favorire l’acquisizione di nuove competenze per trasferirle nel campo didattico. Abbiamo bisogno che le scuole e le università diventino motore della trasformazione culturale e tecnologia, facilitando il passaggio finale all’intera società”.

Non è sempre facile mettere competenze diverse a lavorare per obiettivi comuni. Dobbiamo cercare di favorire una ricerca transdisciplinare e interdisciplinare. Salvaguardare le grandi competenze e sviluppare linguaggi comuni. Nei negoziati per il IX programma quadro, abbiamo cercato di far sentire la voce della ricerca italiana, contribuendo fattivamente al miglioramento nel suo insieme del panorama europeo, promuovendo proprio le ricerche interdisciplinari. Il mondo dell’impresa e dell’università ha progressivamente cominciato ad interagire, in maniera sempre più stretta col fine di favorire il trasferimento tecnologico. L’UE vuole fare della ricerca europea qualcosa di visibile e percepito in maniera concreta dai cittadini, non solo dagli addetti ai lavori”, ha dichiarato il vice ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti.

È sempre più complesso trovare risorse da investire in ricerca e innovazione. Pochi Paesi vanno oltre il 2.5% del PIL. Esiste quindi una mancanza di finanziamenti nel settore, anche nel privato. In questo contesto, va immaginato un nuovo modello di governance del sistema e i consorzi sono delle ottime soluzioni di breve termine.

Ottimizzare risorse significa creare strutture dinamiche e in comune. Le infrastrutture di ricerca, invece, saranno un punto chiave della prossima programmazione europea”.

Quando si parla di 5G c’è poi anche un’area di innovazione complementare, che è quella dei nuovi materiali. Il grafene, grazie alle sue proprietà fisiche, consente di rendere possibili nuove applicazioni, anche nel campo delle comunicazioni digitali.

Il futuro delle telecomunicazioni e della trasmissione dati ad altissima capacità potrebbe presto passare per il grafene”, ha dichiarato Marco Romagnoli, Head of advanced technologies for photonic integration del Cnit.

Notevole dal punto di vista applicativo, il grafene può garantire anche ottime performance lato costi, ma per trasformare tutto questo in innovazione e per realizzare un indotto, servono più risorse finanziarie.

Se vogliamo aumentare il numero di laureati nelle materie STEM, o Science, Technology, Engineering and Mathematics, bisogna lavorare sull’intero sistema scolastico nazionale, promuovendo programmi trasversali ai generi”, ha affermaro Paola Inverardi, Rettrice, Università degli Studi dell’Aquila / Rappresentante Nazionale per l’Italia in Horizon 2020, Settore ITC.

Nel nostro ateneo abbiamo un dipartimento che raggruppa tutto l’ICT, la matematica, l’informatica, più l’ingegneria dell’informazione e questo è fondamentale perchè sono i dipartimenti a promuovere i nuovi piani formativi.

L’Aquila deve essere infrastrutturata e la città potrebbe diventare un laboratorio a cielo aperto per testare innovazione e ricerca. Per la ricerca, nazionale e internazionale, c’è ad esempio il progetto di sperimentazione del 5G, elemento abilitante nella ricostruzione lo sviluppo del territorio. Oltre il 5G e il solo elemento tecnologico, però, bisogna tenere conto che ci vuole più crescita economica ed inclusione sociale”.

Universià tedesche in Italia vengono a reclutare le nuove matricole universitarie e “questo potrebbe determinare una mancanza di risorse sul lungo termine. Forse nel 2020 mancheranno 2 milioni di cyber esperti a livello globale. Non solo mancano studenti, ma anche docenti. Ridurre lo skill gap è possibile, ma occorre un piano mirato per potenziare l’università. La Sapienza sta cercando da tempo un ordinario di cybersecurity”, ha raccontato Paolo Prinetto, Presidente, CINI.

Cini, cnit e Cnr hanno dato via al comitato nazionale per la cybersecurity, ha precisato Prinetto, “in un’ottica bottom-up”. “C’è inoltre un’iniziativa in corso per fare orientamento a livello scolastico, “cyberchallenge”, il primo programma italiano di addestramento alla cybersecurity per giovani di talento delle scuole superiori e delle università, con l’obiettivo di  promuovere le nuove discipline innovative e tecnologiche, con maggiore attenzione al gap di genere”.

La questione dell’interdisciplinarietà pone in essere una contraddizione nell’azione di ricerca e sviluppo, ha affermato Antonio Sassano, Presidente, Fondazione Ugo Bordoni. “IA, blockchain e 5G sono convergenti in questa fase. La tecnologia richiede l’uso contemporaneo di questi tre settori disciplinari. L’Internet of Things non ha senso senza un mercato dei dati e senza struttura blockchain, che a sua volta ha bisogno delle reti 5G. Queste tre tecnologie convergono e richiedono nuove competenze. L’università però non è in grado oggi di rispondere a queste sfide”.

Riallacciandosi a quanto affermato dalla Inverardi, anche il Presidente Anvur, Paolo Miccoli, ha ricordato in conclusione che “se non si investe in formazione si interrompe il filo logico che la lega alla ricerca”.

Fare ricerca e sviluppo sul 5G è uno dei nosti focus”, ha specificato nel successivo focus talk Enrico Salvatori, Presidente Qualcomm Europe.

Siamo partiti oltre 10 anni fa. Il 5G porta capacità, bassa latenza, comunicazione vehicle-to-vehicle, tra mezzo e infrastruttura, auto e oggetti tutti connessi, intelligenza artificiale e machine learning. Abbiamo certamente bisogno di una rete che supporti le interconnessioni in arrivo”.

“I primi prodotti commercfiali li avremo nella seconda parte del 2019. Il lavoro è globale e i primi lanci saranno quelli americani, cinesi, giapponesi, coreani, australiani e ovviamente europei.

L’Ue è in buona posizione, anticipando dal 2020 al 2019. Dal punto di vista macroeconomico, gli USA sono arrtivati per primi a sviluppare un modello di business e la quinta generazione è la precondizione per sviluppare nuovi mercati e offrire opportunità di crescita alle imprese, con un impatto notevole sui mercati”.

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