La tecnologia 5G, grazie alle elevate prestazioni che si prefigge di raggiungere, permetterà lo sviluppo di soluzioni innovative in svariati settori di applicazione. Se n’è parlato ieri alla conferenza “5Gitaly” di Roma (4-6 dicembre), nel panel “eHealth: tra Tecnologie e Stili di Vita”, dove sono stati elencati i requisiti prestazionali principali, quali bassa latenza, elevata densità di connessione di oggetti intelligenti ed estesa copertura in aree urbane e rurali, che rappresentano alcuni tra i più importanti obiettivi che la rete intende soddisfare al fine di esplorare nuovi scenari di utilizzo in svariati settori verticali.
Tra questi, il settore dell’assistenza sanitaria avanzata risulta essere un chiaro esempio in cui l’introduzione della tecnologia 5G promuoverà la definizione di nuovi servizi, come i servizi di sanità personalizzata legati alle specifiche esigenze individuali, verso un paradigma di assistenza patient-centric.
“Per l’attivazione dei miliardi di device dell’internet of things tramite il 5G serve larghezza di banda. Immaginiamo una maratona con migliaia di persone, ognuna delle quali è dotata di device indossabili che monitorano lo stato di salute del singolo atleta, avremmo una nuvola di dati che solo le nuove tecnologie possono consentirci di elaborare e gestire nell’insieme”, ha chiarito Gaetano Marrocco, Professore, CNIT / Università di Roma Tor Vergata.
“In sanità i robot intervengono al fianco del chirurgo in sala operatoria, ma anche da remoto, con avanzati sistemi di ehealth. Il medico deve sentire quello che sente la macchina”.
Altro requisito di massima rilevanza è l’affidabilità. Per gestire questi sistemi complessi ancora non c’è una figura professionale abilitata, cioè serve nella stessa persona sia un chirurgo, sia un esperto di informatica e di data science.
“Grazie ad un semplice smartphone è possibile monitorare da remoto i dati clinici di un paziente. Basta attivare un oggetto intelligente che funziona con il WiFi e nasce come oggetto dell’Internet of Things. In Cile ci sono numerose sperimentazioni di questo tipo e l’industria israeliana, ad esempio, è molto avanti con le applicazioni mediche di tali device.
Due problemi da evidenziare: l’analfabetismo tecnologico dei medici e la sicurezza dei dati sanitari, che poi sono i più appetibili sul mercato”, ha detto Sergio Pillon, Coodinatore della Commissione Tecnica Paritetica per lo Sviluppo della Telemedicina Nazionale, Ministero della Salute.
Luca Ferraris
“C’è una forte di domanda di digitale, medici e pazienti si parlano, magari in chat, d’altro canto, le iniziative più strutturali ci raccontano di una telemedicina che pian piano diventerà centrale nella sanità del futuo. Le barriere alla trasformazione sono diverse, ancora, tra cui la frammentazione della governance, che va inteso come problema tutto italiano”, ha affermato Luca Ferraris, Responsabile Strategy, Innovation & Communication di Italtel.
Il mercato della sanità digitale vale oggi 1,3 miliardi, ma ci sono giganteschi sprechi nel settore che potrebbero essere recuperati e investiti in innovazione tecnologica, ha spiegato Ferraris.
“C’è da chiedersi chi sia il proprietario dei dati, le grandi piattaforme social sanno tutto di noi, e questo ci pone una seria domanda: quanto sono ambiti i dati sanitari sul mercato? Se il possesso dei miei dati medici è così attraente come tema, è facile pensare ad una società strettamente e ambiguamente dipendente dal mercato. Il 5G è una grande occasione per le imprese, ma soprattutto per l’Europa”.
La rete, quindi, ci consente di tutelare i nostri dati, a patto di sviluppare una regolamentazione efficace, a partire dalle infrastrutture strategiche.
“Il mercato dei dati rischia di diventare selvaggio e va regolato il prima possibile. Exprivia Italtel lavora molto sulle applicazioni sanitarie del 5G e sono divertsi gli user case a cui lavoriamo, tra cui uno in Sud Africa, con pazienti visitati da remoto tramite sistemi di telemedicina”.
Abbiamo a disposizone una mole di dati enorme, ha ricordato Antonio Stefani, Public Market Manager, Vree Health Italia. “Questi dati arrivano ai medici e ai sistemi sanitari. C’è da capire chi li guarda, sia in termini di privacy, sia di regolamentazione. I dati vanno messi assieme, organizzati ed elaborati. Stiamo passando da una sanità generalista a una sempre più personalizzata e patient-centric. Conosciamo i dati e possiamo andare nel dettaglio dei parametri, mettendoli assieme possono fornire delle risposte”.
C’è da chiedersi, ha detto Stefani, se il sistema è pronto ad un flusso di dati continuo di questo tipo: “È in grado di prendere delle decisioni in tempi rapidi? Su questa criticità si posiziona l’intelligenza artificiale, che si dovrà integrare al 5G”.
In ultma analisi, “c’è poi il tema della formazione, perché le tecnologie ci sono, ma vanno utilizzate. Le stesse strutture sanitarie devono imparare ad usare dati e nuove tecnologie per lo sviluppo e l’impiego di soluzioni ehealth”.
Per cambiare la situazione nelle strutture saniarie servono protocolli, utili a gestire in maniera semplice la complessità dell’innovazione tecnologica, ha infine precisato nel suo intervento Alberto Sanna, Direttore Centro di Ricerca Tecnologie Avanzate per la Salute ed il Ben-Essere, IRCCS Ospedale San Raffaele.
“C’è da immaginare una struttura come il San Raffaele, che quotidinamente è vissuta da migliaia di persone, tra pazienti, accompagnatori, visitatori e personale. Una specie di hub tecnologico che però si inserisce in un hub sociale piùampio. Pensare alle tecnologie ehealth e a quelle che verranno significa partire da una dimensione prima di tutto sociale e umana”.
È su questo elemento sociale che va attivata la tecnologia, che va resa operativa nel quotidiano, integrata nella fitta rete di relazioni sociali preesistenti: “Se la persona non è profilata nel comportamento e nelle convinzioni, non c’è tecnologia che possa coinvolgere il paziente in maniera efficace. L’aspetto fondamentale di questo sistema è nella capacità di fare service integration, ogni paziente ha bisogno di un’interazione quotidiana con la tecnologia, in alcuni luoghi, i social hub, dove l’esperienza acquista un senso più profondo”.
Questo vale per il paziente e tutti gli stakeholder, ha precisato Sanna, “nonchè per il policy maker, che deve favorire i meccanismi incentivanti l’innovazione crescente a tutti i livelli. Ovunque si parli di salute l’aspetto del dato è determinante. Il nuovo GDPR offre maggiore stabilita normativa su quello che è il tema più critico: la sicurezza del dato e le regole per il suo utilizzo”.