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5G&Co. Catenacci (MIMIT): “Limiti elettromagnetici italiani più cauti che altrove”

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Negli ultimi anni, l’Italia si è trovata in una situazione particolare rispetto al resto d’Europa quando si è trattato di gestire i limiti elettromagnetici. “I 6 voltmetro sono stati il risultato di una scelta molto cautelativa”. È quanto affermato da Patrizia Catenacci, General Director, Ministry of Enterprises and Made in Italy, durante “5G&Co. – Everything is connected”, la conferenza internazionale promossa dal CNIT e in corso a Roma al Palazzo delle Esposizioni. “La volontà di spostare più in avanti il limite è conseguenza di sperimentare le nuove tecnologie di concerto con le richieste del mercato”. Vale la pena ricordare come in altri Paesi, il limite sia ben più alto, nella media dei 60 voltmetro.

Molti ritengono che lo sviluppo del 5G debba prevedere un’intensificazione dei siti. Ma non è così. Ancora Catenacci: “I siti esistenti consentono già di implementare nuove reti. Forse un giorno dovremo ripensare alle infrastrutture ma solo quando vi sarà la necessità di sviluppare nuovi servizi e prodotti altamente richiesti”. Finora, le ARPA hanno approcciato i dossier degli impianti considerando la potenza di macchina dell’impianto stesso e non quella effettiva irradiata sul territorio. Questo ha portato il panorama nazionale ad avere un disallineamento effettivo tra gli archivi delle ARPA sulle potenze nominali con quelle dispiegate sul campo.

“A ragione di ciò, abbiamo attivato un codice che si basa su due principi: l’equa dipartizione e l’effettiva potenza. Con il primo intendiamo regolare una risorsa scarsa, con un principio di concorrenza che permette agli operatori di innalzare le potenze, per procedere con l’evoluzione delle reti”. In caso di necessità, gli operatori possono andare anche oltre la richiesta di emissione, rispettando il limite imposto. Il tutto, con uno snellimento della burocrazia richiesta per l’implementazione, così da semplificare ulteriormente il flusso operativo.

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