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5G, Virkkunen: ‘Insoddisfacenti le misure per ridurre la dipendenza dalla Cina’. In Italia più del 50% delle apparecchiature made in China

Donald Trump non ha fatto in tempo ad insediarsi per il secondo mandato, che la Commissione Ue ha già ripreso a bacchettare gli Stati membri per la loro dipendenza dalle tecnologie cinesi per il 5G. L’Europa non sta facendo abbastanza per liberarsi dalla dipendenza tecnologica dalla Cina. Una situazione che non piace al Commissario Ue per la Sovranità Digitale, Henna Virkkunen, che tira le orecchi agli Stati membri: “La Commissione ha stabilito nel 2023 che Huawei e ZTE rappresentano in sostanza rischi maggiori rispetto ad altri fornitori”, raccomandando apertamente l’adozione di apparecchiature europee di Ericsson e Nokia.

Il ritorno di Trump potrebbe intensificare la pressione sugli Stati europei per ridurre la dipendenza dalle tecnologie cinesi. Tuttavia, il contesto politico ed economico, soprattutto in Paesi come la Germania, rende complessa l’adozione di un approccio unitario e incisivo. Anche l’Italia è indietro.

Il toolbox 5G della ue del 2020

Tra l’altro, c’è un toolbox della Commissione Ue per la sicurezza delle reti 5G che data 2020. Ed è alla mancata adozione delle misure previste nel toolbox che si riferisce Henna Virkkunen quando dice che la sua implementazione “non è soddisfacente”.

Telecomunicazioni e Internet in Europa dipendendo ancora troppo dalle tecnologie cinesi, sottolinea Bruxelles.  

La Commissione chiede di accelerare

Fatte salve le prerogative puramente nazionali in materia di sicurezza, l’Esecutivo Ue ritiene che gli stati membri debbano “accelerare i loro sforzi” nel ridurre la presenza di aziende cinesi. In risposta a un’interrogazione parlamentare, nella quale si parla di connivenze fra l’ex ministro polacco al Digitale e il governatore dell’Alsazia con Huawei, Virkunen specifica che i 27 stati membri dovrebbero “mettere in atto il prima possibile restrizioni sui fornitori ad alto rischio, se necessario”. Quindi, è necessario porre un freno a Huawei e ZTE.

È ancora più imperativo dato il desiderio e la ricerca di una competitività completamente nuova. Il responsabile della Sovranità tecnologica ricorda come il rapporto Draghi sottolinei che “sono necessarie ulteriori azioni per evitare dipendenze critiche da singoli fornitori, ridurre i rischi della catena di fornitura dell’UE da fornitori ad alto rischio e proteggere la sua infrastruttura critica”. Nel caso delle telecomunicazioni e delle aziende cinesi nel settore, questo non sta accadendo.

Dipendenza dell’Italia dalle tecnologie 5G cinesi

Secondo un rapporto di Strand Consult, oltre il 50% delle apparecchiature 5G in Italia proviene da fornitori cinesi, principalmente Huawei e ZTE. Questa significativa presenza solleva preoccupazioni riguardo alla sicurezza delle infrastrutture critiche e alla sovranità tecnologica del Paese. Per affrontare queste sfide, il governo italiano ha implementato il “golden power”, uno strumento che consente di monitorare e, se necessario, limitare l’uso di tecnologie provenienti da fornitori considerati ad alto rischio.

In Italia più del 50% delle apparecchiature di rete 5G cinese

In Italia, più del 50% delle apparecchiature di rete 5G è di produzione cinese, secondo i dati riportati da Strand Consult e da altre analisi del settore. Questa cifra si riferisce principalmente alle reti di accesso radio (RAN), che rappresentano una componente significativa dell’infrastruttura 5G e includono antenne e altre apparecchiature per la trasmissione del segnale.

Tuttavia, per quanto riguarda le core network, che sono il cuore della rete e gestiscono dati sensibili e funzioni critiche, gli operatori italiani hanno adottato un approccio più prudente, spesso escludendo i fornitori cinesi. Ad esempio, TIM ha scelto di non utilizzare tecnologie di Huawei nella costruzione della propria rete core 5G.

Situazione europea e dipendenza dal 5G cinese

A livello europeo, la dipendenza dalle tecnologie 5G cinesi varia tra i diversi Paesi:

In totale, otto Paesi europei hanno oltre il 50% delle loro infrastrutture 5G RAN fornite da aziende cinesi. Tuttavia, solo 11 dei 31 Paesi europei analizzati possono offrire ai loro utenti reti 5G prive di tecnologie cinesi. Questa situazione evidenzia una dipendenza significativa che potrebbe avere implicazioni sulla sicurezza nazionale e sulla resilienza delle infrastrutture critiche.

PaesePercentuale di apparecchiature 5G cinesiNote
Germania59%Maggiore dipendenza dalle tecnologie cinesi
ItaliaOltre 50%Significativa presenza di fornitori cinesi
AustriaOltre 50%Dipendenza elevata dalle tecnologie cinesi
PoloniaOltre 50%Forte presenza di apparecchiature cinesi
Altri 4 PaesiOltre 50%Dipendenza significativa dalle tecnologie cinesi
Totale8 Paesi su 31Hanno oltre il 50% delle infrastrutture 5G fornite da aziende cinesi
Totale11 Paesi su 31Offrono reti 5G prive di tecnologie cin

Posizione degli operatori italiani riguardo all’uso di tecnologie 5G cinesi

In Italia, la presenza di tecnologie 5G fornite da aziende cinesi come Huawei e ZTE varia tra i diversi operatori di telecomunicazioni. Di seguito è riportata una sintesi delle posizioni adottate dai principali operatori:

OperatorePosizione riguardo all’uso di tecnologie 5G cinesi
TIMHa escluso Huawei dalle gare per la costruzione della rete core 5G sia in Italia che in Brasile, scelta motivata da considerazioni industriali piuttosto che politiche.
Vodafone ItaliaNon sono emerse informazioni specifiche riguardo all’uso di tecnologie cinesi nelle sue infrastrutture 5G.
Wind TreHa una significativa presenza di tecnologie Huawei nelle sue infrastrutture di rete. Startmag
IliadNon sono emerse informazioni specifiche riguardo all’uso di tecnologie cinesi nelle sue infrastrutture 5G.

È importante notare che, mentre alcuni operatori hanno preso decisioni chiare riguardo all’uso di tecnologie cinesi, per altri le informazioni disponibili sono limitate. La situazione è in continua evoluzione, con gli operatori che valutano costantemente le implicazioni tecnologiche e di sicurezza legate all’adozione di specifici fornitori per le loro infrastrutture 5G.

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