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5G: una grande dorsale di rete nel cuore delle città, spesa in infrastrutture a 58 miliardi nel 2025

Il futuro dei centri urbani in cui viviamo è l’iperconnettività. O una città sarà connessa in ogni sua parte, o rimarrà indietro, perché perderà capacità di attrarre imprese, investitori e a lungo andare non sarà più competitiva. Siamo entrati nel pieno della trasformazione digitale e siamo soprattutto entrati in una nuova era, quella del ritorno delle “Città Stato”.

Grandi agglomerati urbani, caratterizzati da intenso utilizzo di tecnologie ed elevata densità abitativa, che assurgono a veri e propri motori delle economie nazionali: le smart cities. Entro qualche decennio, secondo stime della Nazioni Unite, i tre quarti della popolazione mondiale potrebbe vivere in metropoli da 10, 20 o più di 30 milioni di abitanti.
Piccole nazioni, in proporzione più grandi degli stessi Stati che le ospitano. Qui si decideranno, gioco forza, i destini economici di non solo dei centri abitati in sè, ma degli interi territori nazionali.
Ma per raggiungere questo nuovo livello di sviluppo urbano, servono due fattori chiave: una sostenuta crescita culturale e sociale; un’iniezione di tecnologie avanzate.

La popolazione urbana deve crescere non solo di numero, cosa che di per sé determina un impatto ambientale enorme, con tutte le conseguenze del caso che già conosciamo (inquinamento, consumo di suolo, consumo dissennato delle risorse naturali, in primi l’acqua potabile e poi di quelle energetiche, esclusione sociale, crescenti diseguaglianze economico-sociali, solo per citare le più popolari), ma soprattutto da un punto di vista culturale.
Serve innovazione sociale, servono quelle che qualche anno fa chiamavamo “smart communities”: abitanti di una città che, condividendo conoscenze, esperienze ed abilità, sono  in grado di sfruttare il potenziale positivo della tecnologie digitali e dell’ICT per cogliere nuove opportunità di crescita economica e civile, nuove occasioni per contrastare l’emarginazione sociale ed innovare, ma anche per immaginare uno sviluppo urbano diverso, più attento alle questioni ambientali e al consumo delle risorse a nostra disposizione.

Tutto questo lo abbiamo chiamato smart city e il fattore tecnologico abilitante tale sviluppo è indicato da molti nelle nuove reti 5G. Questo perché il 5G consentirà di moltiplicare la capacità di connettere ogni sua parte della città e ogni sua componente, anche in mobilità. Con le nuove reti si abiliteranno nuove soluzioni tecnologiche e quindi nuovi servizi, nuove imprese e nuovi posti di lavoro.
Secondo stime GSMA, entro il 2020 le grandi città di tutto il mondo potrebbero già contare su una copertura 5G del 45%.
La spesa in infrastrutture potrebbe raggiungere i 58 miliardi di dollari entro il 2025, secondo un recente aggiornamento Allied Market Research, con un impressionante tasso di crescita annuo del 95,8% (Carg 2018-2025).

Le auto connesse e a guida autonoma, le smart grid, gli impianti per la generazione/microgenerazione di energia pulita da fonti rinnovabili direttamente sugli edifici, la mobilità e la micromobilità elettrica diffusa (eMobility), la sanità digitale, un nuovo sistema scolastico e formativo, le smart roads, sistemi di illuminazione pubblica smart e a LED, sistemi avanzati di gestione dei rifiuti ed economia circolare, Pubblica Amministrazione digitale, l’edilizia sostenibile e ad alto contenuto tecnologico, la fibra ovunque, la realtà virtuale e aumentata, l’automazione, la robotica, un nuovo tipo di manifattura, un’internet delle cose e delle persone diffusa e di prossimità: sono innumerevoli le sfaccettature di una smart city e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
Grazie al 5G crescerà la banda larga mobile di nuova generazione (eMBB, enhanced mobile broadband) e il fixed wireless access (FWA), tecnologie che consentiranno grandi velocità e qualità della connessione mai viste prima e alla portata di tutti, con livelli di latenza eccellenti, tali da dare vita ad una dorsale di rete (nework backbone) nel cuore della città che abiliterà a sua volta nuove e più numerose applicazioni.

Nonostante questo, sorprende che in Europa e Stati Uniti il processo di affermazione delle reti 5G soffra di lentezza, ostacoli normativi e vuoti regolatori. Come detto sopra, 5G significa crescita e innovazione, significa opportunità di business e competitività sui mercati, chi arriva dopo faticherà il doppio a riprendere posizione.
Oggi i campioni del 5G sono i Paesi asiatici. Nella Corea del Sud, LG sta attivando migliaia di base station 5G a Seoul, Incheon e Gyeonggi, se ne contavano circa 11 mila alla fine del 2018.
Il Giappone partirà quest’anno con le prime reti commerciali, mentre la Cina, grazie ad una politica nazionale di sostegno alla nuova rete, sta sviluppando un vero e proprio modello di 5G, facile da realizzare, accessibile e in grado di portare ad un’implementazione della rete più rapida a livello urbano.
Secondo dati diffusi dalla China Academy of Information and Communications Technology, in Cina, i ricavi per gli operatori saranno pari a 284 miliardi di dollari.

Secondo uno studio Research And Markets, il 5G darà vita ad un mercato mondiale di oltre 277 miliardi di dollari entro il 2028, con tassi di crescita superiori al 40% in Asia e del 30% negli Stati Uniti tra il 2019 ed il 2028.
Stime Statista, invece, entro il 2021, si potrebbero raggiungere le 100 milioni di connessioni 5G, forse anche 200 milioni a seconda degli scenari, con 5 miliardi di device cellulari connessi in rete, 230 milioni di utenti 5G (che potrebbero arrivare a 2,6 miliardi nel 2025) e una spesa annua in infrastrutture di circa 2,3 miliardi di dollari.

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