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5G: troppe regole e policy debole. L’Italia rischia di perdere il vantaggio nelle nuove reti

L’Italia rischia di perdere il vantaggio accumulato in fase di sperimentazione nello sviluppo del 5G rispetto agli altri paesi della Ue. E’ questo in sintesi il messaggio dal report condotto dalla società di consulenza Incites, battezzato ‘Europe 5G Readiness Index Assessing Europe’s readiness to deploy and adopt 5G’, che analizza il grado di sviluppo e la predisposizione dei paesi Ue per lo sviluppo del 5G. Ebbene, l’Italia si colloca al 20 posto in questa classifica, scontando in particolare la sua debolezza per quanto riguarda il quadro regolatorio e delle policy per lo sviluppo delle nuove reti, che nel ranking generale ci vede addirittura al 33esimo posto, penalizzando così nel computo finale del report l’ottimo secondo posto registrato nell’indicatore delle tecnologia e dell’infrastruttura.

Regole più semplici

Non è un caso che tutti gli operatori siano d’accordo nel chiedere regole più snelle e semplificate per la realizzazione delle nuove reti 5G e in fibra, come ha ribadito pochi giorni fa l’amministratore delegato di Vodafone Italia Aldo Bisio. E dire che il grado di litigiosità delle telco è alle stelle praticamente su tutto, ma sulla necessità di poter avere una semplificazione normativa per il roolout delle nuove reti c’è un accordo generale.

“Le nuove tecnologie hanno bisogno di forze ben definite a sostegno da parte del governo e del mondo del business per creare un ambiente produttivo favorevole, e la mancanza di questi fattori rischia di diventare un serio limite. Questo è il caso di paesi come Spagna, Italia e Francia, ad esempio, che guidano la classifica in termini di progetti pilota ma che sono indietro nella classifica generale per le carenze registrate in altri settori di forte impatto”, si legge nel report.

Innovazione e digital skills

Oltre che nell’ambito regolatorio, l’Italia non brilla nemmeno per quanto riguarda il Panorama innovativo, indicatore per il quale ci collochiamo al 26esimo posto nel ranking del report, e nemmeno in quello che riguarda il capitale umano (27esimo).  

Che l’Italia non sia all’avanguardia sul fronte dell’innovazione non è certo un mistero, come non è un mistero che sul fronte delle digital skills possiamo sicuramente migliorare. Quindi, non stupisce che il report ci veda in posizione di retroguardia in questi due parametri.

Domanda

Un po’ meglio vanno le cose per quanto riguarda il profilo del nostro paese (17esimo) e sul fronte della domanda (17esimo). Sfatato quindi almeno in parte il mito secondo cui nel nostro paese non ci sarebbe una domanda consistente di servizi digitali e di connessioni e a banda ultralarga, che peraltro nel prossimo futuro verranno ulteriormente sostenute grazie ai voucher approvati dal Cobul per tutti i tipi di tecnologie, non soltanto per l’FTTH ma anche per l’FTTC, il satellite e l’FWA.

Pandemia  

C’è da dire che la pandemia e le oggettive difficoltà di procedere con il rollout delle nuove reti, non considerate dal report, sono un altro fattore non certo secondario di questo ritardo che certamente colpirà il 5G nel nostro paese. Pesa poi la presenza paradossale nel nostro paese di tanti sindaci che stanno bloccando l’installazione delle antenne 5G per ingiustificati timori per la salute dei cittadini.

L’appello dell’Anci ai Comuni

Non più tardi di ieri è giunto l’appello dell’Anci per sbloccare questa situazione. L’argomentazione dell’Anci è che in quanto opere di pubblica utilità, le reti mobili vanno favorite (e non certo ostacolate) il più possibile nel nostro paese.

Per quanto riguarda il report di Incites, altri aspetti interessanti riguardano il fatto che il 5G sarà adottato più rapidamente dai consumatori di quanto non lo siano stati in passato le precedenti generazioni di telefonia mobile come il 4G o il 3G.

Fra le principali variabili che determineranno la velocità dell’avvento delle nuove reti ci sono le aste 5G, che in Italia c’è già stata diversamente da molti altri paesi Ue, e la disponibilità di fibra ottica nel paese, un fattore che al contrario ci vede ancora indietro anche se stiamo migliorando.

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