Usare parte dei 5 miliardi a disposizione dello Stato per incentivare la realizzazione della rete 5G oppure realizzare una società unica delle torri, con fondi messi a disposizione dal pubblico, per aiutare gli operatori nella realizzazione della nuova rete di comunicazioni mobili. Questa l’idea che circola fra gli esperti della industry delle Tlc, per semplificare la vita alle telco alle prese con non poche difficoltà per costruire la nuova rete 5G, in particolare per la resistenza e le lungaggini burocratiche di diversi comuni nel rilascio dei permessi. La strada è già stata in qualche modo segnata da Vodafone e Tim, che tramite Inwit si sono unite per la realizzazione congiunta di un unico network 5G. Altri player sul mercato, fra cui Cellnex, Wind-Tre, Fastweb, Iliad e altri, potrebbero decidere di confluire nel progetto.
L’idea di realizzare in questo modo la nuova infrastruttura di rete mobile, con un contributo pubblico, nasce dal fatto che per fare il bene dei cittadini è necessario che lo Stato si spenda con politiche volte a semplificare i processi di ammodernamento del paese.
Nicola Blefari Melazzi (CNIT): ‘Bisogna muoversi strategicamente su orizzonti temporali più lunghi’
Altra questione è la necessità di programmare con una visione strategica di più lungo periodo. E’ questo il messaggio che il Professor Nicola Blefari Melazzi, direttore generale del CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni, https://www.cnit.it), che dal 3 al 5 dicembre a Roma nella sede del CNR organizza la seconda edizione del 5G Italy, il principale evento nazionale sul 5G, ha espresso in occasione delle diverse audizioni alle quali ha preso parte come esperto su temi di attualità come appunto il 5G. “Bisogna muoversi strategicamente su orizzonti temporali più lunghi”. Per quanto riguarda il progetto di soluzioni condivise per le torri, il progetto sarebbe valido e avrebbe senso “non solo dal punto di vista delle apparecchiature, che 5G consente di condividere grazie a sue specifiche caratteristiche tecniche – dice Blefari Melazzi – ma anche per il reperimento dei siti, del posto fisico dove mettere le antenne e le apparecchiature” (vedi l’intervista al Professor Blefari Melazzi sul 5G).
5G, coinvolgere i Comuni
E ancora “I comuni dovrebbero essere coinvolti maggiormente e anche contribuire a scegliere dove mettere le antenne 5G – aggiunge il direttore generale del CNIT – Perché ad esempio Roma non fa un piano antenne? Inoltre, si dovrebbe prestare maggiore attenzione anche all’estetica dei tralicci e delle antenne. L’opposizione a nuovi siti è dovuta anche a questo aspetto”.
Una proposta già esplorata a più riprese dalla Giunta capitolina, che si è sempre scontrata con il fenomeno molto diffuso delle antenne selvagge che tra l’altro deturpano lo skyline della Capitale. Ma che si potrebbe affrontare, una volta per tutte in occasione della realizzazione del 5G, utilizzando anche antenne e ripetitori esteticamente migliori (vedi la foto in copertina e qui sopra) che vadano incontro alle esigenze paesaggistiche e rispettino tutti gli stretti vincoli dei nostri centri storici.