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5G, Strand Consult ’10 cose da fare prima del lancio commerciale’

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Il decalogo della società di analisi Strand Consult perché il lancio del 5G sia un successo per gli operatori mobili.

“10 cose da fare perché il lancio del 5G sia un successo commerciale. Il 5 G è molto più che la semplice realizzazione e gestione di un’infrastruttura mobile. Come evitare che l’iPhone si prenda tutti i ricavi, di nuovo”. Sono questi, in sintesi, alcuni dei contenuti della nuova analisi di Strand Consult, la società di consulenza Tlc che fissa le sue priorità per la industry, soprattutto in Europa, in vista del 5G. Dal lancio dell’UMTS nel 2000, ai primi iPhone nel 2007/2008 passando per il 4G, lo standard mobile sul mercato dal 2014. La ricetta per evitare gli errori del passato, secondo il fondatore John Strand, è sintetizzata in 10 prerequisiti riportati qui di seguito.

1. L’ecosistema. Il 5G è una rete di interconnessione fra diverse parti: fornitori, reti, servizi, dispositivi, clienti ecc. Per creare un successo non basta la somma delle parti composta dalla rete. Tutto dipenderà dal modo in cui le diverse componenti interagiranno fra loro per creare valore. Finora, gli operatori mobili hanno costruito le reti, ma la gran parte dei ricavi è andata ai device e ai servizi di terze parti. “Il 5G dovrebbe consentire di ricreare un equilibrio fra i diversi componenti dell’ecosistema in modo che possa fiorire”.

2. Diversi ruoli nella catena del valore. Gli operatori devono decidere a che punto della catena del valore intendono stare. Vogliono continuare a costruire reti così che terze parti come Google, Facebook, Netflix, Apple e Amazon si prendano i ricavi senza nemmeno contribuire ai costi sottesi? Oppure emergerà una nuova categoria di servizi e soggetti, fra cui content provider, aggregatori di API e pagamenti in grado di immaginare come realizzare in futuro servizi più intelligenti?

3. Business Models. I media si stanno concentrando troppo su alcune caratteristiche del 5G, soprattutto su latenza e velocità, e non sui suoi benefici, in particolare sulle modalità per creare valore. Il 5G sarà soltanto l’ennesimo tubo super veloce, o gli operatori saranno più creativi questa volta, con business model proposti e implementati da loro?

4. Concorrenza. Nel breve e medio periodo il 5G potrebbe avere un impatto sul mercato della banda larga fissa. I consumatori preferiranno “tagliare i cavi” di casa e affidarsi a connessioni wireless. Questo trend promette mutamenti di business model per i fornitori di banda larga fissa, Dsl, cavo e FTTH provider. Questo trend imporrà anche dei cambiamenti regolatori da parte delle authority sulle regole attuali per la banda larga.

5. Regolazione. Il successo del 5G dipenderà molto dal livello e dalla qualità della regolazione. I diversi paesi decideranno come porsi di fronte al 5G, se sostenerlo oppure no. Ad esempio, è già possibile vedere come Corea del Sud, Cina e Giappone abbiano messo in pratica politiche di sostegno al nuovo standard. La Ue al contrario continua ad aggiungere regole per la industry – net neutrality, roaming, GDPR, e-privacy e così via. “Per questo la roadmap europea è stata ritardata di 5 anni”, mentre negli Usa la FCC ha fatto del 5G una priorità con un piano veloce.

6. Spettro. Il 5G offre uno nuovo modo efficiente di utilizzo dello spettro, che ci fornirà un uso molto più efficiente delle frequenze. Il 2G e il 3G saranno gradualmente eliminati, e nel frattempo ci sarà una simbiosi fra 4G e 5G che funzioneranno insieme. La programmazione delle reti sarà sempre più complessa, ma nel contempo gli strumenti per gestirla saranno sempre più sofisticati per un uso efficiente della banda.

7. Sviluppo dell’infrastruttura. I costi di realizzazione e gestione delle reti mobili è uno dei più pesanti per gli operatori, e comprende l’affitto dei siti per la costruzione di pali e ripetitori. In altre parole, senza reti niente 5G. Secondo stime di Strand Consult, il 20% delle infrastrutture pianificate o arriva in ritardo o non viene mai costruito perché le autorità locali pongono troppi vincoli. Minimizzare i tempi per la concessione di permessi e abbassare gli affitti per i siti può abbassare del 20% i costi di affitto per gli operatori, come avvenuto in Danimarca dopo l’emanazione di norme ad hoc per minimizzare i tempi e i costi per nuove reti da parte degli enti locali.

8. Consolidamento. Le autorità Antitrust dovrebbero considerare il 5G un’occasione per creare nuova concorrenza nell’arena del mobile. Resterà difficile imporre passare da 4 a 3 operatori in diversi paesi, anche se le efficienze di rete sono un vantaggio per i consumatori in termini di prezzi bassi e buona copertura. Il punto è che diversi paesi vogliono che gli operatori investano miliardi per lo spettro e le reti, ma perché ciò avvenga sono necessarie regole più flessibili per la condivisione di frequenze e reti e il consolidamento di asset non core per poter così realizzare il 5G.

9. Nuovi modelli di proprietà della rete. Con il 5G si assisterà a nuovi modelli di proprietà della rete. Diversi operatori separeranno la rete dalle attività retail e dai servizi per il business. Vedremo che molti player FTTH estenderanno la loro rete in fibra con il 5G impattando sul mercato del mobile. Paesi come il Messico, l’Italia, la Norvegia e la Danimarca saranno casi interessanti da seguire in questo senso.

10. Ottimizzare la distribuzione. Come realizzare una distribuzione che sia vantaggiosa per l’ARPU degli operatori su tutti i segmenti di clientela? Per molti operatori le spese di marketing sono superiori agli investimenti in nuove infrastrutture. Nel futuro mercato del 5G, sarà necessario abbassare i costi di vendita e marketing (per gli operatori). Nel 2007 dopo il lancio dell’iPhone, divenne presto evidente che gli operatori non avrebbero aumentato i ricavi avendo l’iPhone sulle loro reti, e ancora, gli operatori hanno guadagnato margini di ricavo molto bassi dalle app di terze parti. Non solo gli operatori pagarono il conto delle reti, ma offrirono incentivi per l’acquisto dell’iPhone, una mossa che rese alquanto agli azionisti di Apple. Basta guardare il prezzo delle azioni Apple fra il 2007 e il 2018 per capire il trasferimento di valore che c’è stato.

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