Fino a qualche decennio fa, l’Europa era leader incontrastata delle tecnologie digitali: pensiamo ad esempio a Nokia – sinonimo di ‘cellulare’ fino all’arrivo degli smartphone – o ad Ericsson, Alcatel, Siemens. Aziende simbolo dell’eccellenza europea nella produzione di dispositivi e degli apparati di rete e delle infrastrutture di telecomunicazione che oggi, se non proprio sparite dalla scena mondiale (Nokia è stata inglobata da Microsoft che ne ha annullato il marchio sostituendolo con Windows Mobile, Alcatel si è fusa con l’americana Lucent ma versa oggi in forte crisi, Ericsson opera nelle infrastrutture di rete, ma non è più uno dei leader nei cellulari dopo aver sfornato modelli di enorme successo come il T28), non sono più certo i campioni che erano appena 15 anni fa.
Dopo aver concepito uno dei più grandi successi tecnologici e commerciali dello scorso millennio – il GSM – che ha sancito la nascita della telefonia mobile, l’Europa rischia oggi la desertificazione digitale.
Oggi sono le aziende asiatiche e americane a dominare la scena: da Huawei a Samsung e LG per quanto riguarda la produzione di dispositivi a Apple, Google e Facebook che dominano il mondo del web.
Qualche dato fa comprendere le dimensioni del tracollo europeo: le aziende europee hanno perso il 21% dei profitti complessivi tra il 2006 e il 2011 a vantaggio di quelle di altre regioni. Nel mercato dei cellulari, in particolare, i produttori europei hanno perso il 22% della loro quota di mercato a vantaggio di quelli asiatici e americani tra il 2007 e il 2012. Tra gli attuali leader nei settori dei servizi e delle applicazioni (Google, Facebook, eBay, Yahoo, Baidu e Tencent) nessuno ha sede in Europa. 31 delle 50 principali web company mondiali nel 2011 avevano sede negli Usa e solo 7 nella Ue. Nessuno dei 10 siti più visitati è europeo e negli Usa viene depositato un numero di domande di brevetto 5 volte maggiore che in Europa.
C’è dunque, ancora qualche spiraglio di speranza per l’Europa in termini di innovazione digitale? Potrebbe darsi di sì, se il Vecchio Continente saprà puntare sui suoi punti di forza (sì, ancora ce ne sono): ne è convinto il Commissario Ue per i digitale, Gunther Oettinger, che intervenendo all’evento “come and connect with European Innovation” ha innanzitutto ricordato che nonostante le innegabili difficoltà, “l’Europa è ancora leader in settori quali la robotica e i sistemi integrati”. In quest’ultimo, in particolare, deteniamo il 31% del mercato globale e, ha detto ancora il Commissario “il nostro settore ICT vanta dimensioni più o meno uguali a quello americano”.
Un altro treno che la Ue non può e non deve perdere è quello del 5G: per lo sviluppo della prossima generazione di tecnologie mobili, la Commissione europea ha già stanziato 700 milioni di euro per sostenere lo sviluppo di infrastrutture internet di nuova generazione nell’ambito dei partenariati contrattuali pubblico-privato (cPPP) lanciati a dicembre 2013. Altri 50 milioni di euro sono stati stanziati per la ricerca in questo ambito.
Oltre 5 miliardi dei fondi di Horizon 2020, inoltre, andranno a finanziare partnership pubblico-privato in aree determinanti per il futuro dell’ICT europeo, quali, appunto, il 5G e la robotica, ma anche la fotonica, i big data, l’high performance computing.
“Penso – ha detto Oettinger – che i partenariati contrattuali pubblico-privato nel settore del 5G (5G PPP) siano il passo più coraggioso che l’Europa abbia fatto per la realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni del prossimo decennio”.
La differenza, rispetto ai programmi di finanziamento comunitari del passato è che Horizon 2020 è stato ideato non tanto e non solo per finanziare le attività di Ricerca e Sviluppo, ma soprattutto “affinché i fondi aiutino le idee ad emergere dal laboratorio e ad arrivare al mercato: dalla ricerca alla vendita al dettaglio, insomma”, ha detto Oettinger, ricordando che per arrivare al successo è essenziale anche perseguire parole d’ordine quali ‘sinergia’ tra gli attori del mercato e ‘interoperabilità’ globale.
Il Commissario ha ricordato come il Mercato Unico Digitale sia una delle tre priorità principali del presidente Juncker e che la nuova strategia per concretizzarlo sarà presentata a maggio. Una delle nostre prime priorità, ha detto, sarà l’eliminazione del geo-blocking, la pratica che impedisce ai cittadini europei di accedere a contenuti web di altri Stati membri.