Key4biz

5G, rischi per la salute? L’Istituto superiore di Sanità in audizione alla Camera: “Non accertato che le antenne siano pericolose”

Il 5G potrebbe rappresentare un problema per la salute dei cittadini, perché effettua trasmissioni con nuove frequenze (anche in onde millimetriche, ovvero a frequenze superiori 30 GHz)? A sedare questa preoccupazione di alcune associazioni, che chiedono addirittura lo stop in Italia della tecnologia di quinta generazione, ci pensano gli esperti. A partire dall’Istituto superiore di Sanità: in audizione alla Commissione Tlc della Camera ha affermato che “non ci sono particolari motivi nel ritenere le antenne 5G pericolose per la salute”.

I resoconti dell’audizione non sono stati ancora pubblicati, ma la Repubblica ha letto le relazioni di alcuni dei relatori: dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), del CReSM (Centro Radioelettrico Sperimentale G. Marconi, dell’Icnirp (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti) e di Alessandro Polichetti, primo ricercatore dell’Istituto superiore della sanità che da anni studia gli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici.

Le nuove frequenze del 5G sono più elevate rispetto a quelle usate ora dai cellulari e serviranno tra l’altro a creare celle molto piccole e numerose. Il segnale su frequenze elevate penetra e si diffonde meno bene, ecco perché le celle devono essere più piccole e più capillari. “Ma questo vuol dire anche”, ha sottolineato l’Istituto superiore della sanità, “che le potenze utilizzate saranno più basse e le onde si fermeranno a livello molto superficiale (della pelle).

Così l’ISS ha dato una prima risposta sia alle associazioni di cittadini sia ad alcuni politici, come Andrea De Bertoldi e Isabella Rauti, entrambi senatori di Fratelli d’Italia, che hanno presentato un’interrogazione ai ministri dell’Ambiente, della Salute e della Pubblica Amministrazione per approfondire gli effetti del 5G sulla salute: “Un impegno da parte del governo per approfondire dal punto di vista della salute, della sicurezza, oltre che sotto il piano comunicativo, scientifico, ambientale e tecnologico, i possibili effetti connessi alla diffusione della tecnologia 5G”, la richiesta dei due parlamentari.

“Non si tratta di fermare il progresso o di assumere posizioni a priori contrarie, ma piuttosto di consentire lo sviluppo della tecnologia 5G in condizioni di sicurezza sia per la salute e l’ambiente. Per questo chiediamo che il governo avvii gli opportuni approfondimenti”, hanno chiesto i senatori.

Da sottolineare, e anche questo potrebbe farci stare tranquilli, che nel nostro Paese i limiti di emissione elettromagnetica sono molto contenuti rispetto agli altri Stati. Nel mondo l’Italia e la Bulgaria hanno adottato un limite pari a 6 V/m, gli altri Stati si attestano in media su limiti che oscillano tra i 41 e i 58 V/m.

Non solo nuove frequenze per il 5G. Dal 2022 la tecnologia di quinta generazione per lo sviluppo dei servizi utilizzerà anche le frequenze a 700 MHz, quella ora occupata al 60% da emittenti televisive nazionali e locali, e sulle quali negli anni non sono stati dimostrati rischi per la salute. Così come “non sono stati ufficialmente riconosciuti come cancerogeni i campi elettromagnetici a radiofrequenza, come quelli emessi dai telefoni cellulari”, si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, che spiega: “L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha esaminato le evidenze scientifiche relative ad un’eventuale cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, come quelli emessi dai telefoni cellulari ma anche da numerose tipologie di sorgenti per le trasmissioni radiotelevisive, telecomunicazioni, applicazioni industriali ed altro e li ha classificati come ‘possibilmente cancerogeni per l’uomo’ sulla base di alcune indicazioni provenienti da studi epidemiologici sul rischio di tumori cerebrali ed altre neoplasie in relazione all’utilizzo dei telefoni cellulari.

Ciò significa“, conclude l’ISS, “che i risultati dei numerosi studi condotti finora forniscono al più qualche sospetto di cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, che tuttavia è ben lontana dall’essere dimostrata”.

Exit mobile version