L’Ofcom ha pubblicato il risultato della consultazione pubblica avviata a gennaio sulle alte frequenze potenzialmente utilizzabili per lo sviluppo del 5G. Si tratta di quattro bande (qui il documento dell’Ofcom) di frequenze fra i 6 Ghz e i 100 Ghz individuati dal regolatore britannico per la prossima generazione di tecnologia wireless e lo sviluppo dell’Internet of Things. In dettaglio, si tratta delle bande 10 Ghz, 32 Ghz, 40 Ghz e 66 Ghz.
“Siamo convinti che sia auspicabile individuare bande di frequenza sopra i 6 Ghz potenzialmente utilizzabili per il 5G. Questo è il nostro contributo alla creazione di un’agenda comune in vista della World Radio Communication Conference del 2019 (WRC-19) per massimizzare le possibilità di un utilizzo armonico dello spettro destinato al 5G”. Ma per ora non c’è nulla di certo, dal momento che a novembre si terrà il WRC-15 a Ginevra e che in quella sede potrebbero sorgere altre possibilità e proposte sullo spettro da dottare per il 5G.
I tempi per il lancio del 5G non sono ancora definiti, ma secondo stime di mercato si prevede che il nuovo standard possa sbarcare sul mercato entro il 2020. Tutto dipenderà dall’esito dei test e della fase di ricerca e sviluppo ancora in corso sul 5G.
Il nodo centrale resta infine l’accordo a livello internazionale sulle frequenze che saranno destinate al nuovo standard di trasmissione wireless.
In Italia 5G e M2M restano ancora temi futuribili di là da venire. Ma non basta l’indagine conoscitiva sul machine-to-machine condotta dall’Agcom per avviare una pianificazione soprattutto sul fronte delle frequenze che sarà necessario individuare per non essere travolti dalla massa di dati dell’Internet delle Cose.
Il tema del M2M, come dimostra l’appello del settore Energia, è già qui. Un settore, quello energetico, che già oggi deve affrontare e risolvere problemi che riguardano la connessione di miliardi di oggetti.
Alcuni vendor internazionali hanno già chiesto all’Italia quale sarà la politica spettrale per rispondere alla domanda di nuove frequenze per gestire il flusso del M2M. L’obiettivo è standardizzare i protocolli tecnici delle SIM e sintonizzare la capacità trasmissiva dei dispositivi sulle frequenze giuste. Un’ipotesi al vaglio, che può offrire interessanti opportunità anche in Italia, riguarda il possibile utilizzo di piccole porzioni di banda sui 700 Mhz, da destinare alla comunicazione degli oggetti connessi.