Ulteriori frequenze libere a disposizione degli operatori? Sembra questo l’orientamento da parte del Governo Draghi nel quadro del PNRR, che per lo sviluppo del 5G mette a disposizione 2 miliardi di euro. Lo scrive oggi il Sole 24 Ore a proposito del piano “Italia 5G”, un capitolo della Strategia per la banda ultralarga approvato dal Comitato interministeriale per la transizione digitale con il coordinamento del ministro Vittorio Colao lo scorso 25 maggio.
Dei 2 miliardi in arrivo dal Recovery Plan, un miliardo verrà destinato ad incentivare la realizzazione del 5G nelle aree “a fallimento di mercato” che verranno definite dopo la conclusione della mappatura in corso e attesa entro giugno.
600 milioni saranno destinati alla realizzazione del backhauling in fibra su circa 10mila chilometri di strade extraurbane altamente trafficate. Altri 420 milioni saranno messi a disposizione dell’iniziativa europea dei corridoi transfrontalieri 5G.
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Quali le frequenze papabili?
Frequenze disponibili per servizi 5G sarebbero quelle detenute dalla Difesa e non ancora assegnate. Si tratta di 74 Mhz in banda 3.4-3.6 Ghz. Ma non soltanto. “Sulla banda 3800-4200 Mhz, la stessa dove già l’Ofcom britannica prevede usi locali”, aveva già indicato Antonio Sassano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni (FUB) in una recente intervista su Key4biz. “E ancora, la Banda 26Ghz (2GHz disponibili), 28GHz, 40Ghz. E infine, la Banda 6Ghz: 5925-7125 Mhz sulla cui destinazione è in corso, con la rumorosa assenza di voci italiane, un grande dibattito su scala planetaria: dovrà trattarsi di una banda dedicata agli usi non-licenziati e la palestra della cognitive-radio (gli apparati che valutano da soli l’utilizzabilità dello spettro) o piuttosto ai classici usi licenziati ed esclusivi delle Telco”.
Modalità di assegnazione?
Sulle modalità di assegnazione, secondo il presidente della FUB la soluzione più idonea è quella di un’asta light, con assegnazioni basate “non solo su offerte economiche ma anche su impegni sulla qualità del servizio e sulla copertura”, aveva detto Sassano.
Ma la novità principale potrebbe riguardare la modalità condivisa di utilizzo delle frequenze in ottica di “spectrum sharing” in modo tale da garantirne il pieno utilizzo.
Uso privato dello spettro locale?
In questo contesto, resta da capire quale sarà l’orientamento del Governo rispetto all’uso privato su base locale dello spettro radio da parte di soggetti non telco, per lo sviluppo di Vertical. Una nuova modalità di uso dello spettro già decollata in Germania, Francia, Uk e al vaglio anche dell’Agcom. L’Autorità ha avviato una consultazione rivolta soprattutto alle non telco, per sondare l’interesse verso usi alternativi delle frequenze.
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