Non ci sono prove che un’infrastruttura di rete 5G di Huawei rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale. A questa conclusione è giunta l’Autorità tedesca per la cybersecurity. Secondo Arne Schönbohm, presidente del German Federal Office for Information Security (BSI) “fino a prova contraria non ci sono prove” che le apparecchiature del vendor cinese, finito nella bufera dopo l’arresto in Canada per volontà degli Usa di Meng Wanzhou, CFO di Huawei e figlia del suo fondatore Ren Zhengfei, rappresentino potenziali rischi per la sicurezza nazionale. Insomma, in Germania Huawei è considerata né più né meno di uno dei diversi competitor nell’arena infrastrutturale.
“Per decidere un veto nei confronti di un’azienda ci vogliono prove”, ha detto Schönbohm al settimanale Der Spiegel. I controlli dell’agenzia per la cybersecurity tedesca si sono tenuti nella filiale di Bonn del gruppo cinese. La posizione di Schönbohm è stata sposata da Peter Altmaier, ministro degli Affari Economici e dell’Energia, aggiungendo che “ogni prodotto, ogni dispositivo deve essere sicuro per essere utilizzato in Germania”.
Nelle scorse settimane un gruppo di parlamentari tedeschi ha sollevato dubbi sull’affidabilità delle tecnologie di Huawei, in vista del roll out delle nuove reti 5G, chiedendo di escludere l’azienda dalla partita del 5G in Germania, come già accaduto in altri paesi come Usa, Australia, Giappone e India.
Huawei collabora dall’inizio dell’anno con Deutsche Telekom alle sperimentazioni 5G a Berlino e continuerà a farlo.
Da qualche settimana Trump ha aumentato il pressing sugli alleati perché prendano apertamente le distanze da Huawei.
“Dobbiamo essere preoccupati di Huawei e di altre società cinesi? Sì, penso proprio di sì”, ha detto Andrus Ansip a Bruxelles, dopo l’escalation dell’arresto di Meng Wanzhou.