Le frequenze da destinare al 5G saranno stabilite nel 2019, alla prossima Conferenza mondiale sullo spettro radio dell’ITU (WRC19). Per allora la Ue dovrà “portarsi avanti col lavoro” e presentarsi all’appuntamento con una visione armonica d’insieme su standard tecnologici e armonizzazione dello spettro radio.
L’obiettivo è riguadagnare competitività e puntare al primato globale nel wireless, rinverdire i fasti europei dell’epoca del 3G nella prospettiva dell’Internet of Things. Ci punta molto la Commissione Europea, che per questo sta forzando i tempi per la liberazione dei 700 Mhz, che in prospettiva saranno destinati proprio al 5G.
Gli Stati europei dovranno per forza fare squadra.
Insomma, la corsa al business futuro del 5G è già cominciata e le aziende europee stanno investendo miliardi per non arrivare impreparati all’appuntamento. In Cina e Corea del Sud la fase di test e sperimentazioni è già ben avviata e l’obiettivo è partire già alle Olimpiadi invernali del 2018.
La Commissione Europea ha messo sul piatto 700 milioni di euro per lo sviluppo del nuovo standard wireless, da spendere entro il 2020 nell’ambito del programma di coinvestimenti pubblico privato lanciati nel 2013. Il settore privato ha preso impegni per investire complessivamente 3 miliardi.
Il roll-out dei primi sistemi 5G è previsto entro fine anno.
La speranza della Ue è che sia disponibile per il 2020, in occasione dei prossimi campionati europei di calcio.
Secondo stime di Cisco, il numero globale di oggetti connessi passerà dagli attuali 7 miliardi a 50 miliardi nel 2020. In futuro, secondo la industry, la capacità di connessione sarà come l’ossigeno, onnipresente e avvolgente. Un’evoluzione che sarà solo parzialmente sostenuta dalle reti 4G, troppo “deboli” però per sostenere il traffico di dati legato all’esplosione dell’Internet of Things.