Dove siamo arrivati con il 5G in Italia e il problema dei siti di antenna, assai difficili da reperire nei comuni. Questo il tema dell’intervento di Nicola Blefari Melazzi, direttore del CNIT, in occasione del 5G Italy, l’evento promosso dal CNIT e organizzato da Supercom in corso al CNR il 3, 4 e 5 dicembre. è
”Il 5G ha un aspetto evolutivo molto importante rispetto al 4G – dice Blefari Melazzi – Siamo in fase di commercializzazione ormai, ma in realtà siamo solo all’inizio”.
Nuovi casi d’uso sono in fase di studio e la principale novità tecnologica riguarda la softwarizzazione della rete. Ma perche’ i nuovi servizi possano decollare è necessario che il rilascio dei siti d’antenna venga semplificato nei comuni, sottolinea il professore. “Se vogliamo la rete, dobbiamo accettare un aumento di 3 fino a 10 volte dl numero di antenne”, precisa Blefari Melazzi, secondo cui per realizzare la nuova rete 5G non è tanto necessario innalzare le soglie di emissione, quanto diffondere il concetto che bisogna aumentare il numero di antenne: in questo modo si distribuisce meglio il segnale: piu’ antenne ci sono e minori sono le emissioni.
“”Piu’ cresce il numero di antenne, meglio si distribuisce il segnale. Piu’ antenne si mettono, piu’ potente diventa la rete. E questo concetto che va diffuso a livello di comuni, in modo che non si registrino ritardi nel roll out della rete 5G’.
Un secondo aspetto che va affrontato e risolto nel nostro paese riguarda la carenza di skill tecniche. Il 5G e’ una tecnologia molto complessa ma in Italia mancano ingegneri qualificati. Il nostro paese, ricorda Blefari Melazzi, e l’ultimo in Europa per laureati. E le iscrizioni sono in calo.