“L’idea che attraverso un merger tra Tim e Open Fiber si ritorni a una rete unica verticalmente integrata sotto il controllo di Tim non e’ piu’ nel perimetro di possibilita’ che le autorita’ possono accettare”. Lo ha detto Franco Bassanini, presidente di Open Fiber, al 5G Italy, l’evento promosso dal CNIT e organizzato da Supercom in corso al CNR il 3, 4 e 5 dicembre.
Per Basanini, l’Europa rischia di perdere la competizione tecnologica, che al momento si svolge principalmente fra Usa e Cina. Dalla corsa allo sviluppo tecnologico, come spiegato da Bassanini, dipendono la geoeconomia e la geopolitica del futuro, e questa dinamica ha una dimensione strategica per il futuro dell’Italia dentro il continente europeo. In questo contesto, secondo Bassanini, Cina e Usa hanno due grandi vantaggi. Pechino ha la possibilità di investire enormi somme di risorse pubbliche, mentre Washington può destinare parte degli investimenti per la difesa e avere il sostegno dei grandi operatori globali.
Serve un grande piano di finanziamenti
pubblici europei
Bassanini ha quindi ripreso il tema del fabbisogno in Europa
di investimenti pubblici. “Bisogna
cominciare a porre la necessità di un grande piano europeo di finanziamento
della ricerca e di trasferimento tecnologico su intelligenza artificiale e 5G,
finanziato con una grande risorsa finora inutilizzata, ovvero con il debito
sovrano europeo”, ha spiegato Bassanini. Se fosse necessario emettere
titoli debito europeo per questo finanziamento, ha aggiunto il presidente di
OpenFiber, i mercati risponderanno subito. Gli ostacoli, secondo Bassanini,
sono da rintracciare nella convinzione ideologica di una parte dell’opinione
pubblica dei paesi Ue che in questo modo si dia ai “paesi virtuosi” la responsabilità della gestione finanziaria “allegra” delle nazioni più indebitate. “Questo è un caso diverso: un finanziamento
per un grande piano europeo per ricerca europea su intelligenza artificiale e
5G”, l’unico modo per non uscire perdenti da competizione tecnologica.
Bassanini ha poi menzionato la possibilità di applicazione della “golden rule” per gli investimenti
nazionali nel settore, senza contabilizzarli nel Patto di stabilità. Tale
scenario non servirebbe forse all’Italia, visto l’alto debito pubblico, ma più
a paesi come Germania e Paesi Bassi.
Precondizione del 5G e’ la rete in fibra
In merito allo sviluppo dell’infrastruttura, Bassanini ha ricordato come il 5G abbia bisogno di un forte incremento della capacità di connettività e di una infrastruttura efficiente, resiliente, a copertura in prospettiva universale. Serve dunque una rete in fibra e a bassa latenza. Per avere un’infrastruttura con queste caratteristiche, ha proseguito il presidente di Open Fiber, sarà necessario permettere che tutti i punti di connessione siano raggiunti dalla fibra, vista la quantità di dati da scambiare. In questo senso, lo scenario attuale è che una parte del territorio italiano, le cosiddette aree grigie, equivalente a circa un terzo venga escluso nei prossimi anni dalla diffusione della fibra, non permettendo lo sviluppo di una rete integrata perche’ ne’ Tim ne’ Open Fiber prevedono investimenti. Si rende necessario dunque lavorare allo sviluppo di una infrastruttura unica, ha concluso Bassanini.