Grido d’allarme delle telco italiane al 5G Italy. O il Governo interviene in maniera immediata per sostenere gli investimenti della industry nelle nuove reti, oppure nel 2023 sarà impossibile investire per realizzare le nuove reti. Questo il messaggio comune, lanciato oggi dagli amministratori delegati di Vodafone Italia (Aldo Bisio), Gianluca Corti (WindTre), Pietro Labriola (Tim) e Benedetto Levi (Iliad) in occasione della quinta edizione del 5G Italy, la conferenza internazionale organizzata dal CNIT che si tiene oggi e domani a Roma. Tre le richieste urgenti avanzate al Governo: serve subito il taglio dell’IVA, facilitazioni sul fronte delle energia e un adeguamento dei limiti elettromagnetici italiani, dieci volte inferiori alla media Ue.
5G, Bisio (Vodafone): ‘Partiti bene in Italia nel 2018 ora abbiamo perso velocità’
“Sul 5G l’Italia era partita molto bene, nel 2018 Milano era la capitale europea del 5G. Poi gli operatori hanno perso la capacità di autofinanziamento degli investimenti. Secondo uno studio del World Economic Forum, nei prossimi 15 anni il 5G abiliterà una crescita economica pari a circa 15 trilioni di dollari. Una cifra molto grande che è poco meno della dimensione dell’economia della Cina di oggi – ha detto Bisio – L’Europa, complessivamente, segna un pesante ritardo nei confronti di Stati Uniti, Cina, Corea e Giappone. Non è solo una mancata opportunità ma rischia di essere anche una grande minaccia. Non essere della partita, per l’Italia e per l’Europa, può voler dire perdere quote di mercato negli scenari internazionali”.
Bisio: Le Tlc hanno perso 10 miliardi di autofinanziamento in 10 anni
“Negli ultimi 10 anni il settore ha perso circa 10 miliardi di euro di capacità di autofinanziamento, quindi se nel 2011 il settore generava circa 10 miliardi, nel 2022 praticamente è negativo, con l’aggravante degli ultimi assegni per pagare le aste dello spettro del 5G – circa quattro miliardi e mezzo – Un altro dato interessante è che tutto il 4G in Europa è stato praticamente finanziato dal debito. Negli ultimi 10 anni, le prime grandi aziende di telecomunicazioni in Europa hanno aumentato il loro debito di circa 120 miliardi. Abbiamo raggiunto una leva di indebitamento importante a livello di settore, che fa sì che quel denaro non sia più disponibile per rifinanziare il 5G”.
Bisio: ‘Serve intervenire su Consolidamento e hyperscalers’
“Serve intervenire sulla struttura del settore per permettere una fase di progressivo consolidamento, garanzia di sostenibilità nel tempo, e serve una revisione di tutte le regole che in questi anni hanno normato il settore delle telecomunicazioni. Credo che sia opportuno intervenire su una distorsione profonda che fa sì che tutti gli investimenti che noi dobbiamo fare – miliardi e miliardi all’anno – vadano a beneficio dei cosiddetti hyperscalers (operatori Over the Top) senza alcun beneficio per le società di telecomunicazioni. Non è una questione di giusto o ingiusto, ma di sostenibilità. Vuol dire che, continuando così, le infrastrutture non ce la faranno a seguire la domanda di traffico crescente che ancora noi vediamo e serviamo”, ha aggiunto Bisio.
Bisio: Urgente intervenire su Iva ed Energia
Infine, credo che sia urgente intervenire su temi fiscali, come per esempio l’IVA: esiste una raccomandazione dell’Unione Europea che dice di abbassare l’Iva – oggi al 22% – in una forchetta tra il 5 e 10%. È una manovra urgente se vogliamo salvare in qualche modo il settore. Ci sono poi i costi dell’energia, con centinaia e centinaia di milioni di euro che le nostre aziende dovranno pagare l’anno prossimo, a discapito – di nuovo – della nostra possibilità di finanziare gli investimenti che servono”, ha aggiunto.
Rete unica, Bisio: ‘Noi ci siamo’
In merito alla rete unica: “se saremo invitati a questo tavolo ovviamente lo faremo con grande piacere e con entusiasmo per poter partecipare a una operazione che, dal nostro punto di vista, deve andare ad accelerare quello che è il rollout sulle reti di nuova generazione ad alta capacità del territorio italiano. Siamo pronti a dare il nostro contributo, le nostre idee, affinché questa nuova fase delle telecomunicazioni in Italia sulla rete fissa possa dispiegarsi al più presto”, ha chiuso l’ad di Vodafone Italia.
5G: Corti (Windtre), ‘serve nuova politica industriale per continuare a investire in reti’
“La competitività del made in Italy e del nostro sistema produttivo dipende anche dallo stato di salute delle telecomunicazioni, un settore che necessita di nuove regole e di una politica industriale lungimirante per consentire agli operatori di continuare a investire nelle reti”. Lo dichiara Gianluca Corti, amministratore delegato di Windtre all’evento 5G Italy, aggiungendo che il fair share con gli OTT è un tema di cui si parla da tempo e che va perseguito nel medio lungo termine. “Noi abbiamo investito 6,5 miliardi nelle reti, siamo costtetti a investire perché il traffico cresce del 25% all’anno”, aggiunge Corti.
Corti: ‘Ogni antenna consuma come una famiglia di 4 persone’
“Ogni antenna cnsuma come una famiglia di 4 persone, noi abbiamo 20mila antenne sul territorio. La copertura 5G di Windtre è molto avanzata. Tuttavia – aggiunge il manager – , ci sono fattori esterni che aumentano sia le spese correnti, come i costi dell’energia, sia gli investimenti, a causa dell’aumento del traffico indotto dall’offerta di intrattenimento. Al contrario, sul fronte dei prezzi le spinte sono al ribasso, in un mercato dove sono già i più bassi al mondo, perché la regolamentazione ha perseguito questo obiettivo. In queste condizioni gli investimenti verranno penalizzati. Oggi bisogna quindi rivedere gli obiettivi di sistema, per rendere possibile un ritorno ragionevole agli enormi investimenti necessari”.
Corti: ‘Riformare i limiti elettromagnetici’
“Sono fondamentali, quindi, interventi urgenti per il settore, come calmierare il costo dell’energia, passare all’aliquota Iva ridotta e riformare i limiti elettromagnetici. Con gli attuali limiti non avremo il 5G nell’8% dei sti e lo avremo soltanto al 50% del suo potenziale nel 50% dei siti. Il ministro Urso – ricorda il Ceo – ha dichiarato che vuole impegnarsi a realizzare le condizioni per consentire alle imprese di creare ricchezza e posti di lavoro. Il sottosegretario Butti sta dando un nuovo slancio alle politiche di trasformazione digitale. Anche il presidente Meloni ha affermato che il governo darà spazio alle aziende affinché ‘possano fare il loro mestiere’. Noi siamo fiduciosi verso gli interventi del nuovo esecutivo, molto importanti per migliorare le prospettive delle telecomunicazioni, ma siamo anche pronti ad agire, come abbiamo sempre fatto, per contribuire allo sviluppo e alla crescita dell’economia italiana”, conclude Gianluca Corti.
5G: Labriola (Tim), ‘cliente finale non lo ‘compra’ ma senza rete non si abilitano società a fornire servizi’
Alle telco va applicata la stessa aliquota Iva dei gestori dell’acqua e dell’energia. “Il mercato delle tlc in Italia può strutturalmente reggere 5 operatori mobili? No perché non c’è ritorno economico. Certamente abbiamo creato un modello che ha ridotto la spesa dei nostri cittadini ma ha ridotto capacità di investimento delle imprese, che devono ancora investire sul 5G, perché non hanno ritorno”. Lo afferma l’Ad di Tim Pietro Labriola in una video-intervista al 5GItaly ‘verso le tlc del futuro’ organizzato dal Cnit. “Io costruisco la rete 5G la metto a disposizione e le società valuteranno se utilizzarla per dare il servizio ai clienti finali; viceversa sul 4G io sapevo di mettere la rete a disposizione dei clienti e sapevo che l’avrebbero utilizzata. Nel caso del 5G la velocità aumenta per fare ad esempio per scaricare un download, ma a te utente non ti cambia la vita, quindi non spenderai un euro in più ma senza questa rete le aziende non potranno sviluppare certi servizi e nuovi modelli di business. Bisogna capire come far recuperare redditività alle aziende di tlc per fare certi investimenti” conclude.
5G: Levi (Iliad), ‘in caso consolidamento settore noi pronti a essere parte attiva’
“L’obiettivo comune è avere reti performanti e lasciare risorse agli operatori per investire. L’introito dell’asta 5G ha fatto confluire ingenti risorse nelle casse dello stato ma alla fine ha lasciato meno risorse per il settore nel tempo. In futuro visto che allocazioni di frequenze ce ne saranno altre l’auspicio è che si bilanci tra l’obbligo di pagamenti a breve e una visione a lungo termine”. Così l’ad di Iliad Benedetto Levi intervenendo a 5G Italy organizzato dal Cnit.
“Avere 5 operatori è un unicum totale” ha aggiunto, interpellato su una ipotesi di consolidamento nel settore del mobile. “Cinque operatori sono probabilmente troppi. Noi in caso di consolidamento sul mercato siamo pronti a essere parte attiva in questo processo” ha concluso Levi.
“E’ necessario che le condizioni di contorno agli investimenti degli operatori del sistema delle telecomunicazioni in Italia mutino: l’assetto normativo del nostro settore è un assetto di altri tempi, inadatto con le esigenze che gli operatori hanno di continuare a investire. C’è ancora un’eccessiva burocrazia che limita e rallenta gli investimenti: è necessario ripensare questo assetto per consentire agli operatori di portare avanti gli ambiziosi investimenti che stanno effettuando”. Lo ha detto l’ad di Iliad, Benedetto Levi, a margine del convegno ‘5G Italy, verso le Tlc del futuro, organizzato dal CNIT.
“Il sistema delle telecomunicazioni in Italia – ha proseguito Levi – sicuramente ha un ruolo fondamentale nello sviluppo del Sistema Paese: costruire reti fisse e mobili di ultima generazione consente di accelerare lo sviluppo. Noi come Iliad stiamo continuando lo sviluppo della nostra rete di ultima generazione, abbiamo investito più di 3,8 miliardi di euro dal nostro ingresso in Italia. Ciò genera un impatto enorme sul Paese, stimato dalla Luiss in 10 miliardi di euro sull’economia italiana”.