C’è una normativa avanzata per la difesa della sicurezza nazionale, di conseguenza non c’è alcun motivo di escludere un attore mondiale nel settore delle tecnologie più innovative come Huawei dal mercato italiano del 5G. È questa la posizione espressa dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli in un’intervista al quotidiano La Stampa.
Affermazioni che hanno subito sollevato le critiche delle opposizioni, per una scelta che sembra piacere solo al Movimento 5 Stelle. Critico anche il Partito Democratico (PD), che rimane preoccupato per la sicurezza nazionale.
“Huawei offre le soluzioni migliori ai prezzi migliori. Non si può sventolare la bandiera del libero mercato con una mano e quella del protezionismo con l’altra“, ha spiegato il ministro nell’intervista.
“Abbiamo varato una normativa che garantisce la sicurezza nazionale – ha precisato Patuanelli – che detta condizioni agli operatori nei mercati sensibili, cioè le telecomunicazioni. Con le giuste difese, la possibilità d’accesso non si discute“.
Adolfo D’Urso, senatore dei Fratelli d’Italia (FdI), nonché vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), ha dichiarato: “La risposta del ministro Patuanelli non tiene conto della relazione approvata alla unanimità dal Copasir, che ha specifiche competenze nel campo della sicurezza nazionale, in cui vengono anche considerate le ricadute tecnologiche e commerciali. Tra l’altro, nella relazione viene anche evidenziato come la strategia delle aziende cinesi possa configurarsi “come una sorta di dumping, aspetto che dovrebbe essere adeguatamente valutato dai competenti organi europei e internazionali“.
Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Riccardo Fraccaro, anch’egli membro del Movimento 5 Stelle, ha comunque cercato di smorzare le tensioni, dichiarando che il Governo non può ignorare l’opinione di Copasir.
Più cauto il segretario del PD, Nicola Zingaretti, che, senza criticare apertamente il ministro Patuanelli, secondo quanto riportato da Rai News, ha comunque ribadito la centralità del lavoro del Copasir: “Un Governo ha il dovere di verificare quelle preoccupazioni e mettere al primo punto la sicurezza nazionale“.
Negativo anche il giudizio di Alessandro Morelli, deputato della Lega e presidente della Commissione Tlc alla Camera: “La risposta del ministro Patuanelli sulla relazione Copasir dimostra superficialità su un tema fondamentale come la sicurezza nazionale”.
Sul tema, ha riportato Rai News, è intervenuto anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, secondo il quale, “le scelte per realizzare le infrastrutture di rete 5G vanno valutate con attenzione”, mentre il dibattito che si è sviluppato sul tema, anche a livello internazionale, ha specificato il ministro, “non può essere ignorato” e la questione va affrontata “con ancora più determinazione perché attiene alla sicurezza nazionale“.
Nei giorni scorsi, nella Relazione del Copasir sulle politiche e gli strumenti per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica, a tutela dei cittadini, delle istituzioni, delle infrastrutture critiche e delle imprese di interesse strategico, si metteva nero su bianco che l’ipotesi di escludere Huawei e ZTE dal 5G in Italia, “ove necessario per tutelare la sicurezza nazionale”, era sempre da considerarsi valida.
“Il Copasir non può che ritenere in gran parte fondate le preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G”, si legge nella relazione.
Al verdetto del Copasir sono seguite le risposte dei diretti interessati, non solo Huawei ma anche ZTE, altro gigante cinese operativo nel settore delle infrastrutture 5G.
“Huawei Italia si attiene alla legge italiana. Nessuna legge cinese impone alle società private cinesi di impegnarsi in attività di cyber-spionaggio”, è spiegato in un comunicato aziendale, secondo cui le accuse vanno dimostrate, “il dibattito sulla cyber security dovrebbe essere basato sui fatti”.
Simile nei toni la risposta di ZTE: “Ribadiamo con assoluta fermezza il totale rispetto delle leggi italiane, sia sulla sicurezza informatica che su ogni altro aspetto che regola l’attività svolta nel paese”.