Il 5G offrirà innumerevoli vantaggi e nuovi servizi in una pluralità di settori, ma con la tecnologia di quinta generazione le minacce cibernetiche “sono destinate a crescere esponenzialmente”. L’allarme è stato lanciato dal Garante Privacy, Antonello Soro, audito dal Copasir alla luce del nuovo quadro giuridico europeo (GDPR), ma anche per effetto del nuovo accordo siglato con i Servizi, che valorizza il ruolo dell’Autorità ai fini della cybersecurity in ragione del legame sempre più stretto tra protezione dati e contrasto delle minacce cibernetiche.
“Minacce che non sono più prevedibili a priori, perché pulviscolari ed in continua evoluzione e che”, ha messo in guardia Soro, “cresceranno con il 5G, con cui la superficie di attacco si amplia in progressione geometrica”.
“I rapporti commerciali tra Occidente e Oriente”, ha aggiunto il Garante, “non possono più prescindere oggi da una cornice di garanzie adeguate, soprattutto sotto il profilo privacy, sulla scia di riforme quali quelle che hanno consentito la conclusione del Privacy Shield con gli Stati Uniti o dell’accordo con il Giappone per lo scambio dei dati”.
“Va letta in questa prospettiva”, ha concluso Soro, “la preoccupazione, da noi espressa nei mesi scorsi, per la presenza delle aziende cinesi in questo settore strategico, con i flussi informativi che inevitabilmente ne conseguono”.
Qual è la soluzione proposta dal Garante Privacy? “Imporre anche a Pechino il GDPR per proteggere i dati sul 5G”
Una soluzione sotto il profilo privacy è stata avanzata dallo stesso Garante:“imporre anche a Pechino il GDPR per proteggere i dati sul 5G”. E secondo Soro non è una missione impossibile:
“I cinesi hanno bisogno come l’acqua dell’accesso al ricchissimo mercato comunitario dei dati. Non è diffìcile costringerli al negoziato. Canada, Giappone, Australia, Brasile adottano leggi in sintonia con il Regolamento UE perché necessitano dei facoltosi consumatori europei”.