I nuovi entranti e gli operatori alternativi del settore delle Tlc, riuniti sotto il cappello dell’ECTA (European Competitive Telecommunications Association) si sono schierati contro il veto dei vendor cinesi dalle reti 5G deciso da diversi paesi della Ue. Una decisione del genere presa per motivi geopolitici risulterebbe secondo l’associazione in un ingiustificato aumento dei costi per le nuove reti nonché in un ritardo della loro realizzazione.
No veti
In un comunicato diramato oggi, l’associazione “denuncia qualsiasi veto nei confronti di fornitori 5G cinesi per ragioni geopolitiche” sottolineando che “ogni decisione di questo genere deve essere giustificata con motivazioni ben comprovabili”.
L’Ecta riunisce diversi operatori alternativi fra cui 1&1 Drillisch, la francese Iliad, la spagnola Masmovil, Aiip, Fastweb ma anche la stessa Huawei.
La situazione di Huawei in Europa è difficile, dopo le pressioni dell’amministrazione Trump nei confronti degli Stati Ue di estromettere i fornitori di attrezzature cinesi accusati di spionaggio per conto di Pechino. Accuse rispedite al mittente da Huawei ma anche dalle aziende che fanno parte dell’Ecta.
Il direttore generale dell’Ecta Luc Hindryckx ha detto alla Reuters che il comunicato pubblicato oggi riflette le preoccupazioni dei Ceo di tutti i membri secondo cui l’adozione di un approccio comune, un cosiddetto Toolbox, da parte di tutti gli stati Ue nei confronti dei vendor cinesi starebbe spingendo diversi stati ad imporre dei veti de facto ai vendor cinesi.
Riduzione dei fornitori
L’esclusione di Huawei e dell’altro grande fornitore cinese ZTE lascerebbe però gli operatori con una scelta ridotta a soli tre potenziali fornitori di apparecchiature di rete, vale a dire Nokia, Ericsson e Samsung.
“Una riduzione del numero globale di fornitori da cinque a tre non soltanto avrà conseguenze sul settore telecom aumentando i costi, incidendo negativamente sulle prestazioni, ritardando l’implementazione delle reti 5G e limitando il potenziale di innovazione”, sostiene l’Ecta.