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5G, gli italiani lo conoscono e lo vogliono. Ma sulle emissioni è ancora nebbia

La conoscenza e la consapevolezza degli italiani sul 5G è cresciuta rispetto allo scorso anno, ma sul tema delle emissioni elettromagnetiche è ancora nebbia fitta in Val Padana. Questi in sintesi alcuni dei risultati che emergono dall’indagine condotta dall’Istituto Piepoli per conto di INWIT “Infrastrutture digitali e crescita del paese”, dal quale emerge che il 90% degli intervistati afferma di aver sentito parlare di 5G (il 5% in più dello scorso anno) e oltre il 60% ritiene di essere molto o abbastanza informato sulla tecnologia mobile 5G. L’89% degli intervistati lo ritiene un’opportunità per la crescita del Paese e l’85% degli intervistati ritiene che il 5G sia un driver per la crescita sostenibile del Paese.

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Fin qui gli elementi positivi

Ma poi c’è una grande zona d’ombra, che riguarda soprattutto il tema delle emissioni elettromagnetiche. Un tema ostico, che presuppone una certa dose di conoscenza scientifica e di studio che i nostri connazionali sembrano aver trascurato.

Soltanto un intervistato su 10 è consapevole del fatto che i limiti alle emissioni elettromagnetiche prodotte dalle antenne in Italia sono i più bassi rispetto alla media europea, pari a 6 v/m a fronte di una media di 61 v/m. La maggioranza ritiene che siano in linea (7 su 10), anche se ovviamente non è così, visto che sono i più severi e rigidi del Vecchio Continente. I limiti italiani sono i più cautelativi della Ue ma 2 intervistati su 10 pensano al contrario che siano addirittura più alti.

5G, gli operatori lo spieghino meglio

Su questo fronte, quello dell’informazione spiccia, c’è ancora molto da fare nel nostro paese. Sono in primo luogo gli operatori che devono farsi sentire di più dai cittadini e comunicare con esattezza come stanno le cose per quanto riguarda le antenne, le emissioni, le conseguenze per la salute. Tanto più che i primi che vogliono lo smartphone sempre funzionante al massimo delle tacche sono i cittadini stessi.

Chi vuole andare in un posto senza connessione? Nessuno.

Chi può rinunciare, oggi come oggi, per lavoro o nella vita di tutti giorni allo smartphone? Nessuno.

5G, atteggiamento ancora ambivalente

Eppure, permane fra gli italiani un atteggiamento ambivalente rispetto al 5G: da un lato, nessuno può davvero pensare di farne a meno, altrimenti ci sarebbe lo sciopero dello smartphone che in realtà è assolutamente impensabile. Dall’altro, c’è sempre un sottofondo di timore (irrazionale) di possibili rischi per la salute, legati non tanto allo smartphone (chissà perché lo smartphone è esente da timori) quanto alle antenne, con un atteggiamento classico di Nimby (Not in my backyard, non nel mio giardino) che riguarda in primo luogo i Comuni. Ma è qui che gli operatori devono agire con un’opera di sensibilizzazione, nei Comuni e con i cittadini, per evitare un effetto boomerang che rischia di rallentare la realizzazione delle nuove reti.

Tanto più che l’innalzamento dei limiti è ormai all’ordine del giorno, sul tavolo del Governo, che ha messo il tema nella bozza di decreto Tlc in fase di gestazione.

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“Gli italiani spingono per la crescita delle infrastrutture digitali, considerate indispensabili per uno sviluppo armonico e sostenibile del Paese – ha dichiarato Livio Gigliuto, Presidente esecutivo Istituto Piepoli –. La rete digitale scala la classifica ed è ormai considerata più importante persino di quella idrica e di quella autostradale, soprattutto perché capace di far crescere la pubblica amministrazione e favorire le pari opportunità e l’uguaglianza”.

“L’indagine conferma quanto sosteniamo da tempo, ossia che il valore delle infrastrutture digitali è fondamentale per l’intero ecosistema – ha dichiarato Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità di INWIT -. Gli italiani hanno raggiunto un ottimo livello di consapevolezza ormai e sono disponibili a sopportare anche qualche disagio pur di avere una connessione di ultima generazione. Una consapevolezza frutto di una maggiore conoscenza della rilevanza del 5G rispetto a qualche anno fa e che porta a comprendere la necessità che abbiamo di un adeguamento dei limiti elettromagnetici”.

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