Tanta carne al fuoco a Bruxelles per accelerare la posa di fibra e 5G. Le reti VHCN (Very high capacity network) sono una priorità per la Ue, che vuole una copertura totale del vecchio Continente entro il 2030 (in Italia l’obiettivo è stato addirittura anticipato al 2026 dall’ex ministro Vittorio Colao). Il nuovo Gigabit Infrastructure Act allo studio in Europa, che dovrebbe essere presentato il 10 febbraio, prevede una serie di misure per accelerare la posa delle nuove reti ultraveloci abbattendo in primo luogo i tempi biblici per il rilascio dei permessi. Un problema che evidentemente non pesa soltanto in Italia, ma che riguarda un po’ tutti gli stati membri.
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Salto in alto per le tower company
Un altro cambiamento, riguarda il cambiamento di status delle tower company, che diventano operatori di rete a tutti gli effetti. Un bel salto in alto per il business delle torri, fatto di società sempre più centrali nello sviluppo del 5G e dell’ecosistema digitale.
Un altro aspetto su cui si batte molto nella bozza del regolamento riguarda l’obbligo di condivisione delle reti pubbliche non Tlc, fra cui ad esempio le reti fognarie, del gas, idriche per la posa della rete. L’obiettivo è facilitare i lavori sulle infrastrutture civili.
C’è poi un cambiamento importante che riguarda lo status delle tower company, che vengono definite a tutti gli effetti cole operatori di rete con tutti gli oneri e onori del caso. Un bel salto di qualità per imprese, come INWIT, prima tower company italiana, che hanno assunto un ruolo sempre più centrale per la digitalizzazione del paese. Non più soltanto gestori di asset fisici, ma anche aziende che gestiscono un asset strategico fatto anche di servizi e applicazioni a valore aggiunto ospitati sulle torri a scopi di sicurezza, misurazione della qualità dell’aria, trasmissione dati per interventi di droni sul territorio, applicazioni IoT di diversa natura.
Troppe inefficienze
La Commissione europea presenterà prossimamente una proposta di regolamento sulla diffusione delle reti di comunicazione elettronica “gigabit” (“Gigabit Infrastructure Act”).
Con questa futura proposta legislativa, la Commissione intende in particolare aumentare la diffusione di reti ad alta capacità, come il 5G, e rivedere la direttiva sulla riduzione dei costi della banda larga (2014/61) del 2014.
Nel mirino ci sono soprattutto le inefficienze nell’utilizzo per le nuove reti di infrastrutture esistenti come dotti, cabine su strada, installazioni di antenne.
Risparmi stimati in 40 milioni all’anno in taglio dei costi amministrativi, cui si aggiungerebbero 24 milioni all’anno per l’accesso semplificato a reti e asset pubblici non di rete Tlc e di 15 milioni per permessi più rapidi.
Difficoltà crescenti di coordinare i lavori civili che pesano sulla già pesante burocrazia necessaria per qualunque tipo di permesso di intervento.
Proposta in linea con obiettivi Green e connettività satellitare
La nuova proposta della Commissione è in linea con gli obiettivi Green adottati dal Consiglio Ue nel giugno 2021 e con il Pnrr, nonché con il “Secure Connectivity Program” che semplifica altresì la connettività via satellite in Europa in tutte le aree dove fibra e 5G non arrivano.
Altri aspetti su cui si vuole intervenire sono la mancanza di coordinamento fra i diversi soggetti coinvolti nei permessi di costruzione, la carenza di procedure digitali per la richiesta dei permessi e il mancato rispetto dei tempi di rilascio dei permessi stessi che rallentano il roll out delle reti.
In termini concreti, la Commissione intende concentrarsi innanzitutto sulla riduzione dei costi e sull’accesso alle infrastrutture. La precedente direttiva del 2014 richiedeva ai fornitori di telecomunicazioni di consentire l’accesso alla loro infrastruttura fisica ai nuovi operatori di telecomunicazioni.
La futura proposta della Commissione dovrebbe andare oltre ed estendere il campo di applicazione ai fornitori di infrastrutture fisiche senza fili. Anche le infrastrutture appartenenti agli attori del settore pubblico dovrebbero essere accessibili quando ciò non comporta rischi rilevanti in termini di sicurezza o salute (ad esempio gli ospedali).
Sportello unico per gli operatori
Verrebbe creato uno sportello unico per gli operatori in modo che possano informarsi sull’infrastruttura fisica già operativa. Gli Stati membri potrebbero istituire autorità responsabili della gestione delle richieste di accesso all’infrastruttura. Queste richieste di accesso dovrebbero essere tutte trattate secondo criteri fissi e in modo equo.
Anche gli operatori avrebbero degli obblighi. Pertanto, in caso di ristrutturazione o intervento, dovrebbero mettere a disposizione informazioni utili a monte attraverso lo sportello unico.
Dovrebbero inoltre, quando il progetto dell’opera è frutto di finanziamento – almeno in parte – pubblico, ottenere l’approvazione di tutti gli operatori coinvolti nell’operazione. Questa approvazione dovrebbe essere ottenuta quando il lavoro non comporta costi aggiuntivi o ritardi. Tali richieste, soggette all’approvazione delle altre parti, devono essere presentate almeno due mesi prima della presentazione del progetto definitivo dei lavori alle autorità nazionali competenti.
Infine, la futura proposta della Commissione prevede anche, tra l’altro, che gli edifici in costruzione o in ristrutturazione abbiano punti di accesso alle reti o alla fibra ottica.