I 28 ministri europei titolari delle Telecomunicazioni (compresa la Norvegia), riunti oggi a Tallinn, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta sul 5G per ribadire il loro impegno a mantenere il passo richiesto dalla road map fissata dalla Commissione Ue, che prevede la realizzazione delle prime reti di nuova generazione lungo le principali strade e linee ferroviarie entro il 2025 e in almeno una città per singolo stato membro entro il 2020. La dichiarazione arriva dopo che ieri nove fra le maggiori telco europee e la Gsma, cui si è aggiunta oggi anche l’Etno, hanno chiesto un cambio di passo alla Ue in particolare per la semplificazione delle regole sulla gestione dello spettro radio. Il tutto in vista del dibattito in corso nei palazzi della Ue per l’elaborazione del nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche.
Spettro radio disponibile in tempi stretti
Fra le misure concrete citate nella dichiarazione sottoscritta oggi a Tallinn l’impegno degli stati membri a rendere disponibile maggiori porzioni di spettro in tempi stretti, rendendo il più lungo e chiaro possibile il periodo di concessione delle licenze d’uso delle frequenze. Gli operatori chiedono un periodo minimo di 25 anni di concessione anche per ammortizzare gli investimenti in nuove infrastrutture di rete, in linea con una proposta della Commissione del settembre scorso. Ma alcuni stati non vogliono rinunciare alla gestione autonoma delle frequenze, da sempre fonte di grossi introiti per le casse statali.
Più poteri all’Rspg
Le frequenze pioniere del 5G individuate dall’Rspg (Radio spectrum policy group) sono com’è noto la banda 700 Mhz, i 3.4-3.8 Ghz e le onde millimetriche 24.25-27.5 Ghz. E per accelerare i tempi, la dichiarazione odierna chiede di rafforzare il ruolo dell’Rspg, allo scopo di incoraggiare l’attività dei first mover e di scambiare esperienze fra stati.
Sempre in tema di spettro radio, gli stati membri si impegnano ad evitare discriminazioni nella gestione ed assegnazione dello spettro, con procedure più snelle, prevedibili e aperte.
Preservare l’interoperabilità dei nuovi standard. Si ribadisce inoltre l’impegno comune a rispettare le date fissate dalla Commissione Europea, che ha fissato al 2020 lo sviluppo delle prime reti in almeno una città di grandi dimensioni per singolo stato e al 2025 lungo tutte le principali arterie di trasporto.
Secondo stime, entro il 2020 ci saranno 26 miliardi di oggetti connessi a livello globale e il 70% della popolazione globale possederà uno smartphone. Stime forse un po’ ottimistiche, rilanciate sul sito della Presidenza estone del Consiglio Ue, ma di certo il trend è questo.
Più fibra e procedure semplificate per le small cells
Semplificare lo sviluppo della fibra ottica, elemento essenziale per il 5G, per esempio allo scopo di connettere le stazioni radio base. E ancora, sostenere l’implementazione delle small cell, visto che il 5G avrà bisogno di reti sempre più densificate in termini di stazioni base, su diverse frequenze. Il che potrà accadere soltanto con la disponibilità di semafori e lampioni stradali pubblici, ma anche sfruttando “oggetti privati” come elementi della nuova rete. L’impegno comune è quello di rendere più semplici le procedure amministrative per l’affitto dei siti, rendere meno oneroso l’affitto e adattare i limiti di emissione elettromagnetica per favorire il rapido e sostenibile dispiegamento delle small cell.
Limiti elettromagnetici
Il tema elettromagnetismo è particolarmente sentito in Italia, dove i limiti di emissione, pari a 6 v/m, sono i più restrittivi della Ue, a fronte di una media Ue di 40 v/m. Sembra quindi sempre più urgente in casa nostra riprendere in mano il dossier dei limiti di emissione, fermo ai box da anni per adeguare le norme italiane con il resto d’Europa, a meno che non ci pensi direttamente la Commissione Ue ad armonizzare i valori.
Il rischio tra l’altro è che nel nostro paese sia necessario creare una rete di small cells molto più fitta e densa che altrove nella Ue, con tutte le conseguenze del caso in termini di affollamento elettromagnetico e costi extra per gli operatori.
Vedremo come andrà a finire e se il primo ministro Paolo Gentiloni, già ministro delle Comunicazioni, avrà occasione di contribuire a risolvere questa grana che rischia di penalizzare lo sviluppo delle nuove reti in Italia.
Tornando alla dichiarazione di Tallinn, tutti gli stati membri favorire lo scambio di informazioni in relazione a standard, servizi, soluzioni per accelerare e condividere nel modo più ampio possibile pe best practice del 5G nei mercati potenzialmente più toccati dal nuovo standard wireless, vale a dire i trasporti, l’energia, la salute, l‘agricoltura, l’industria, le smart city e la sicurezza pubblica.