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5G, Commissione Ue: “Siamo indietro di quattro mesi”. Assegnato solo il 27,5% delle bande pioniere 5G

L’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19 ha lasciato il segno in Europa, come nel resto del mondo.

I blocchi alla produzione e alla distribuzione, il distanziamento sociale, la quarantena di intere comunità, sono la causa di diverse criticità economiche e finanziarie, che hanno rallentato la corsa di diversi piani di innovazione, tra cui quello per la rete 5G.

I ritardi nel 5G

Abbiamo un ritardo di quattro mesi circa su ciò che avevamo programmato”, ha dichiarato il Commissario per il mercato interno, Thierry Breton, in relazione al rallentamento nel dispiegamento delle reti commerciali 5G in tutta Europa.

Fino a metà settembre 2020, gli Stati membri (e il Regno Unito) avevano assegnato in media solo il 27,5% delle bande pioniere 5G. È pertanto essenziale che gli Stati membri evitino o riducano al minimo eventuali ritardi nel concedere accesso allo spettro radio al fine di garantire un’installazione tempestiva del 5G.

E’ necessario andare avanti e farlo nel modo più rapido possibile”, ha esortato Breton in occasione della conferenza stampa sul pacchetto “Digital Decade: high performance computing e connettività”, svoltosi presso la sede dell’Unione a Bruxelles.

La banda larga e la connettività 5G gettano le basi per la trasformazione verde e digitale dell’economia, che si tratti di trasporti ed energia, assistenza sanitaria e istruzione o industria manifatturiera e agricoltura”, ha spiegato nel suo intervento Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale.

La crisi attuale ha messo in evidenza l’importanza dell’accesso ad Internet ad altissima velocità per le imprese, i servizi pubblici e i cittadini, ma anche la necessità di accelerare il passaggio al 5G”, ha aggiunto la Vicepresidente.

In diversi Paesi, come Spagna, Austria, Portogallo, Polonia e Repubblica ceca, le aste per le frequenze sono state rimandate a nuova data, proprio a causa della pandemia.

La Raccomandazione della Commissione

Situazione che ha spinto la Commissione ad incoraggiare tutti gli Stati dell’Unione a fare di più, con la pubblicazione della Raccomandazione che invita tutti ad accelerare sulle nuove reti e, in particolare, a fare tutto il possibile per riprendere il piano dedicato al 5G.

Nel documento si invitano gli Stati membri a cooperare allo sviluppo, entro il 30 marzo 2021, di un approccio comune, sotto forma di un pacchetto di strumenti contenente le migliori pratiche, per il tempestivo dispiegamento di reti fisse e mobili ad altissima capacità, comprese le reti 5G.

Queste misure dovrebbero mirare a:

Onde evitare una frammentazione delle iniziative, che potrebbe anche far peggiorare il quadro generale rispetto agli obiettivi del “5G for Europe Action Plan”, la Commissione ha promosso anche gli investimenti privati, che potranno concorrere ampiamente alla realizzazione delle infrastrutture e più in generale potranno contribuire alla ripresa del mercato delle telecomunicazioni.

Superare i colli di bottiglia

Si chiede sostanzialmente di agire con maggiore determinazione sui “colli di bottiglia”, che sono le aste per lo spettro, il rilascio dei permessi per la realizzazione dei siti, le resistenze culturali e la scarsità di risorse finanziarie.

Nonostante tutto, il Commissario Breton si dive ancora fiducioso in un recupero del tempo perduto per il Covid, “forse è ancora possibile raggiungere l’obiettivo di servizi 5G accessibili a tutti entro il 2020, basterà seguire le indicazioni contenute nella Raccomandazione”.

Ad alimentare tale fiducia ci sono anche le parole del ministro greco per il Digitale, Kyriakos Pierrakakis, che ha annunciato un’accelerazione nelle reti 5G, con i servizi che raggiungeranno gran parte della popolazione a metà del prossimo anno e una copertura del 95% del territorio entro il 2025.

In termini di “next steps”, la Raccomandazione ha invitato gli Stati membri a individuare e condividere le migliori pratiche per il pacchetto di strumenti entro il 20 dicembre 2020. Gli Stati membri dovrebbero infine concordare l’elenco delle migliori pratiche entro il 30 marzo 2021.

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