Con il 5G all’orizzonte, gli esperti di studi socio-economici si interrogano su come il 5G possa essere sfruttato come leva contro il digital divide. In particolare, gli esperti stanno cercando di capire come il nuovo paradigma del wireless possa essere sfruttato per connettere le aree prive di connessioni a banda larga, soprattutto quelle periferiche e rurali che non attirano le mire degli operatori.
Ad oggi nonostante il boom degli smartphone la metà della popolazione globale è priva di connessione.
E mentre i tecnici sono ancora al lavoro sugli standard per il 5G, gli sviluppatori sono ancora alle prese con i nuovi paradigmi in termini di velocità, latenza, efficienza ed affidabilità delle nuove reti.
Tutti aspetti fondamentali per lo sviluppo della nuova tecnologia ma che di fatto non rispondono alle esigenze, quasi sempre molto basilari, di chi si trova a vivere in aree in digital divide spinto.
Portare connessione dove non c’è connessione
Mentre lo scopo del 4G era collegare i dati in mobilità in modo più rapido, lo scopo del 5G è creare connessioni Internet più potenti ed affidabili a smartphone e pc che utilizzano il Cloud. Le nuove reti saranno un ‘salasso’ economico per gli operatori, che dovranno realizzare miriadi di nuove stazioni base per garantire gli standard del 5G. Sarà quindi fondamentale utilizzare nuove tecnologie più a buon mercato, per semplificare e abbattere quanto più possibile il costo della posa dei nuovi network.
I dati parlano chiaro. Negli usa soltanto il 15,9% della popolazione si trova in digital divide, privo di connessione. In altri paesi del terzo mondo, come ad esempio il Bangladesh, la popolazione in digital divide è offline, mentre il Thailandia siamo al 71,6%. In Cina al 54,2%.
In India la popolazione che vive in aree rurali e villaggi privi di banda larga è pari al 76,1% degli abitanti. Secondo stime dell’Institute of Technology di Bombay (ITT) sono 750 milioni gli indiani che vivono sparsi in piccoli villaggi con una popolazione media di 1200 persone per singolo villaggio.
Costruire e mantenere i ripetitori telefonici costa caro. La rete elettrica non è affidabile, per questo i device devono per forza consumare poco. Le distanze fra un villaggio e l’altro sono ampie.
Frugal 5G
Per superare questi problemi, l’ITT ha messo a punto un progetto, si chiama “Frugal 5G”, che ha l’obiettivo di realizzare una rete 5G in modo spartano. Il progetto di fatto è basato sul potenziamento della rete 4G esistente e risponde però alle esigenze di connettività di una vasta area dell’India, dove il 5G vero e proprio sarebbe in realtà un lusso. Per gli abitanti di questi villaggi soluzioni IoT e M2M sarebbero servizi di fatto non richiesti.
Una soluzione interessante sarebbe invece realizzare dei chioschi con accesso al web per consentire agli abitanti dei villaggi di pagare le bollette dell’elettricità online, risparmiandosi così lunghissimi viaggi in autobus (magari tutto il giorno) per raggiungere l’ufficio regionale più vicino. Certo, bisognerebbe fare anche un po’ di proselitismo digitale, per superare la diffidenza degli abitanti di questi villaggi sperduti nei confronti dei pagamenti virtuali.
Altri servizi che potrebbero raccogliere l’interesse nei villaggi sono certamente la possibilità di vendere online merci e prodotti.
Una volta realizzati i primi servizi di base e le prime reti 4G, di certo la domanda crescerebbe anche in queste aree rurali anche per servizi di teledidattica, per portare l’insegnamento di materie scolastiche ai ragazzini di questi villaggi isolati.
Modello 4G in Indonesia
Il modello del Frugal 5G indiano è un po’ quello del 4G in Indonesia, arrivato nel paese asiatico nel 2010 e passato in sette anni da un’adozione del 11% al 30%, secondo le ultime stime di Pew Research Center.