La industry delle Tlc ha bisogno di più spettro radio per sostenere la crescita del 5G e l’espansione del traffico soprattutto nelle città densamente popolose. Secondo stime della GSMA servono addirittura 2 Ghz di banda per raggiungere gli obiettivi di copertura al 2030.
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5G, allarme GSMA ‘Servono 2 Ghz di spettro in più per le città e i Verticals’
In questo senso, gli operatori si sono dati appuntamento lo scorso primo marzo al Mobile World Congress di Barcellona, per ribadire la richiesta di una pronta liberazione della banda 6 Ghz, o quanto meno di una porzione (almeno 700 Mhz, questa la richiesta) da destinare appunto al 5G. Non è la prima volta che la industry fa questa richiesta: rilasciare risorse spettrali in banda media 6 Ghz per il 5G, privilegiando un’assegnazione su licenza ad una destinazione della banda libera al Wifi.
Sotto al cappello della GSMA, i principali player globali delle telecomunicazioni – fra cui BT, Vodafone, DT, Orange, Telefonica, Telia ma anche Ericsson, Huawei, Nokia – hanno fatto presente questa istanza, visto che all’appello, secondo stime della stessa GSMA, mancano 2 Ghz di spettro aggiuntivo in banda media per raggiungere gli obiettivi di copertura e connettività del Digital Compass (che ha appena compiuto un anno), il piano digitale di copertura ultrabroadband al 2030 della Commissione Ue.
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Costi più bassi e meno emissioni: i vantaggi della banda 6 Ghz per il 5G
Secondo stime della GSMA, senza le nuove risorse spettrali, la sostenibilità delle nuove reti è a rischio e saranno necessarie più stazioni radio base sul territorio, con aggravio delle emissioni compreso fra 1,8 e 2,9 volte in più.
Il rilascio di maggiori risorse spettrali, sempre secondo la GSMA, permetterebbe un accesso meno oneroso al FWA, consentendo ad ogni cella di connettere un numero maggiore di abitazioni (fra 3,5 e 6 case in più).
Infine, i benefici economici dall’utilizzo della banda media per il 5G sarebbe pari a 610 miliardi di dollari entro il 2030.
L’allocazione della banda 6 Ghz al 5G, ed eventualmente anche al 6G, sarebbe auspicabile già in occasione della WRC-23, la conferenza mondiale sullo spettro radio organizzata dall’Onu il prossimo anno.
Tema ancor più stringente nella Ue
Per quanto riguarda l’Europa, il tema è ancor più stringente visto il ritardo rispetto ad altre aree del mondo, in particolare Cina e Usa, nel rollout del 5G. La liberazione dei 6 Ghz per il 5G permetterebbe di calmierare in qualche modo il prezzo delle frequenze, considerato che secondo stime sono necessari 150 miliardi di euro nella Ue per raggiungere gli obiettivi di copertura fissati dalla Commissione al 2030. Se la banda 6 Ghz non sarà destinata al 5G ma al Wifi (senza licenza) questa decisione avrà delle conseguenze negative in termini di copertura 5G, in particolare indoor.
Tra l’altro, ai ritmi attuali di crescita del traffico, fra realtà virtuale e metaverso in arrivo, c’è chi fra le grandi telco teme che la banda 3.5 Ghz possa congestionarsi entro la fine del decennio. Wifi e banda larga fissa non basteranno a sostenere la domanda. E’ per questo che nuovo spettro è necessario per non esaurire prematuramente la capacità del 5G.
Inoltre, c’è da dire che la banda 6 Ghz è particolarmente adatta per la copertura outdoor e che con la prevedibile diffusione di massa del metaverso servirà una maggiore copertura tanto indoor quanto outdoor. Soprattutto outdoor. Il ruolo centrale della banda media per il 5G è già dimostrato dai 3.5 Ghz cui si potrà quindi aggiungere la banda 6 Ghz, con una performance superiore del 15% in termini di throughput.