Allarme 5G da parte delle maggiori telco europee, che in una lettera alla Commissione Ue mettono in guardia l’esecutivo di Bruxelles dal rischio di un eccessivo freno alla deregulation prevista inizialmente nel piano del Digital single market, che potrebbe mettere a repentaglio gli investimenti per la nuova generazione del wireless. I Ceo dei 14 maggiori gruppi Tlc europei rappresentati da ETNO, fra cui Deutsche Telekom, Orange, BT, Telecom Italia, Telefonica, KPN, Telenor, Telia hanno scritto una lettera appello ai ministri competenti, in vista del prossimo consiglio dei ministri Tlc fissato per il 9 giugno sulla revisione del pacchetto telecom. Le telco puntano il dito sulle modifiche previste nel nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche e sulla nuova regolamentazione in materia di ePrivacy, due tasselli importanti della riforma del quadro normativo delle telecom.
Le modifiche proposte al piano originario per il 5G proposte lo scorso mese di settembre non convincono le telco Ue, che ribadiscono il loro mantra: troppe regole rischiano di mettere a repentaglio gli ingenti investimenti necessari per realizzare le nuove reti, su cui l’Europa scommette per riprendere la leadership del wireless da tempo svanita, almeno dall’epoca del 2G. Ma il rapporto con i competitor internazionali è perdente, visto che in altre zone del globo (Asia e Usa) si investe il doppio che in Europa proprio a causa di un contesto regolatorio diverso.
Le proposte originarie per il piano Ue sul 5G, avanzate a settembre dal commissario al Digitale Andrus Ansip e dal collega Gunther Oettinger, responsabile del pacchetto telecom, erano disegnate per diminuire i lacci regolatori per la industry, in particolare per gli ex incumbent.
Ma diversi stati membri hanno espresso resistenze, in particolare per il timore di vedersi sottrarre il controllo nazionale sulla gestione delle frequenze e di subire danni alla concorrenza per le misure di coinvestimento previste nelle aree in digital divide.
Le telco hanno poi mal tollerato il taglio del roaming e delle tariffe per le chiamate internazionali, peraltro aggiunte al nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche su proposta del comitato consumatori del Parlamento europeo. Il timore è che con questa misura vengano erosi ulteriori ricavi per la realizzazione del 5G e della fibra, con nuove imposizioni da parte della Commissione.
Sono quattro, secondo la missiva, i punti nodali per lo sviluppo del Digital single market.
- Assicurare tutte le misure possibili che conducano a nuovi investimenti per garantire l’ultrabroadband, che secondo stime avrà bisogno di 660 miliardi. Le telco chiedono semplificazioni normative e modelli di cooperazione commerciale più favorevoli.
- In particolare, sul fronte dell’armonizzazione delle politiche sullo spettro radio la proposta della Commissione Ue ha incontrato non poche resistenze da paesi di primo piano fra cui la Germania, la Spagna e il Regno Unito che non vogliono rinunciare alla gestione delle frequenze e nemmeno alle ricche gare per l’assegnazione delle licenze.
- Salvare il progetto 5G. “Il 5G sarà molto più della prossima generazione di reti mobili – si legge nella missiva – sarà un nuovo standard di comunicazione umana e IoT”, per la quale la riforma dello spettro radio sarà cruciale per l’Europa. Ed è per questo che gli operatori chiedono norme sullo spettro che consentano di assicurare la prevedibilità degli investimenti a lungo termine con una durata maggiore delle licenze, a condizioni prevedibli.
- No all’iper regolazione dei servizi e della privacy, un level playing field ugaulae per tutti, telco e OTT, e nessuna sovrapposizione fra regole generali sui dati e tutela dei consumatori.