Il governo ha assegnato Diego Piacentini (Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale) una disponibilità finanziaria di 31 milioni di euro per due anni, 11 milioni per il 2017 e 20 milioni per il 2018 (di seguito il passaggio della Legge di Bilancio approvata alla Camera e approdata al Senato).
A questi si aggiungono 7 milioni (art. 4 del decreto di nomina) che sono stati assegnati alla struttura di Piacentini per il 2016, a partire dalla sua nomina il 16 settembre fino al 31 dicembre di quest’anno. In totale 38 milioni di euro.
Un’operazione ordinaria si direbbe.
Il dubbio è un altro.
38 milioni sono tanti soldi (anche se sono di poco superiori ad appena 1/3 del valore delle azioni che Piacentini personalmente possiede in Amazon) e allora è lecito porsi qualche domanda. A cosa serviranno? Saranno spesi per cose che già ci costano in AGID? Saranno destinati ad attività che non avranno magari seguito? E chi controllerà tutto ciò?
Il mandato di Piacentini scadrà il 15 settembre 2018, posto che non decida di andar via prima. Sino a quella data egli risponderà del suo operato direttamente al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Naturalmente Piacentini occupa ora un ruolo pubblico ed è tenuto a rispondere entro certi limiti pubblicamente di ciò che fa.
Personalmente possiamo testimoniare che da quell’ufficio non si comunica verso l’esterno. Abbiamo bussato più volte con grazia e non ne abbiamo ricavato nulla. La prossima volta busseremo con richiesta in bollo e norme alla mano.
La struttura di Piacentini usa per comunicare verso l’esterno pochi contenuti, pubblicati su un sito (Team per la trasformazione digitale), fin troppo semplice nella forma e scritto con piglio falso-giovanilistico, un blog, un account Twitter, un altro account su Linkedin.
Siamo pertanto obbligati ad affidarci alle poche evidenze pubbliche e lo facciamo per capire quanto questi soldi possano essere spesi bene, se vi siano o meno dei rischi di spese e, cosa ancor più evidente, se vi sono cose pagate due volte o cose pagate inutilmente.
E sì, perché questa assegnazione di quattrini al Team digitale di Diego Piacentini ci fa chiedere: ma allora l’Agid che ci sta a fare? Perché dobbiamo pagare strutture che non servono?
Piacentini Vs Agid: i compiti
Al primo punto dichiarato tra le Attività del team di Diego Piacentini citate nella sezione Chi siamo del sito figura: “…Coordinare i diversi “stakeholder” pubblici nella gestione di programmi digitali, esistenti e futuri, in maniera integrata con una metodologia agile e un approccio open data”.
Singolarmente al primo punto della pagina Competenze e funzioni di Agid figura: “…Il coordinamento informatico dell’amministrazione centrale, regionale e locale”.
Al terzo punto dichiarato da Diego Piacentini figura: “…Diventare un centro autorevole di competenza digitale e innovazione per gli “stakeholder” pubblici, allo scopo di condividere linee guida, direttive e pareri”.
Al secondo punto della pagina Competenze e funzioni di Agid figura: “…l’emanazione di indirizzi, regole tecniche, linee guida e metodologie progettuali in materia di tecnologie informatiche”.
Viene il dubbio che le due strutture facciano la stessa cosa.
Piacentini Vs Agid: il personale
Il decreto di nomina assegna a Diego Piacentini una struttura fatta da risorse provenienti dalla Pubblica Amministrazione (1 dirigente di prima fascia, 1 dirigente di seconda fascia, 5 unità non dirigenziali) e risorse provenienti dall’esterno (20 figure con retribuzioni comprese tra i 200.000 e gli 80.000 euro). Delle prime, le risorse interne, non si sa granché (il Team non vorrà occhi diversi da quelli scelti direttamente dal Commissario?) e per questo aspetteremo, ma non escludiamo che siano già state acquisite, anche se di ciò non vi è traccia da nessuna parte. In compenso, con una selezione che ha sollevato più di qualche riserva, Piacentini ha proceduto con l’assunzione delle prime 6 delle 20 figure previste nell’Allegato A che accompagna il suo decreto di nomina. Si tratta di 6 figure presso la Presidenza del Consiglio con un costo complessivo di lavoro di 660.000 euro all’anno.
In Agid ci sono circa 90 dipendenti (tra dirigenti, impiegati e comandati da altre amministrazioni) per un costo complessivo di circa 12,5 milioni di euro all’anno.
Allora viene da chiedersi: ma se le due strutture sono doppioni, perché spendere tutti questi soldi?
Come ottimizzare la spesa per il digitale della Presidenza del Consiglio?
Certo il problema si pone. Come è noto Diego Piacentini viene indicato dal Consiglio dei Ministri il 10 febbraio 2016 e nominato con decreto del Presidente del Consiglio del 16 settembre 2016. Antonio Samaritani viene nominato il 10 giugno 2015 sempre dal Presidente del Consiglio.
Ora, un Commissario Straordinario deve sempre fronteggiare delle emergenze o situazioni gravi e non previste o il superamento di un grave stato di ritardo.
Ma se Agid ricade in una di queste circostanze, la nomina di Piacentini ha anche il sapore di un preciso commissariamento di Agid (ivi compreso il paradosso di una persona nominata da Renzi che viene doppiata ovvero commissariata da un’altra persona nominata sempre da Renzi, un po’ come dire che Renzi commissaria se stesso).
E allora sarebbe meglio semplificare il quadro.
D’altra parte, come si può semplificare la Pubblica Amministrazione se già nella sua organizzazione e governance la struttura preposta alla digitalizzazione contiene architetture organizzative barocche e doppie funzioni che anziché semplificare contribuiscono a creare confusione di ruoli e offuscamento degli obiettivi.
E in tutto questo non parliamo di tutte le altre strutture pubbliche impegnate in prima persona nella digitalizzazione dello Stato, alcune di grande rilevanza per mission e organizzazione, che sono in attesa di sapere come inquadrare il loro rapporto con il Commissario Straordinario Diego Piacentini, non essendo chiaro ancora nulla del binario operativo che il Commissario Straordinario intenderà assumere verso la Pubblica Amministrazione.
E sì, perché Piacentini è uno straordinario manager, ma siamo portati a immaginare che non abbia molta dimestichezza con la Pubblica Amministrazione e con le sue esigenze.
Ha assoldato una squadra di tecnologi che non sanno nulla di PA e dei suoi processi organizzativi né dei framework giuridici che li regolano.
Pensare che la trasformazione della PA sia un problema di adeguamento tecnologico è, come abbiamo scritto altre volte, un grossolano errore. E saremo lieti di smentire noi stessi, non appena vi fosse evidenza pubblica di decisioni, progetti, piani, obiettivi concreti e temporalmente cadenzati che indicassero il contrario.
Fino ad allora rimarremo scettici e continueremo a chiederci perché si debba andare incontro all’incongruenza di strutture doppie con i medesimi obiettivi ma con budget pubblici separati.
Il contribuente ha diritto di sapere come vengono spesi i suoi soldi.
Un’ultima cosa: attendiamo da mesi il piano triennale di Agid. Quando arriverà? Ma di questo ci occuperemo in un’altra uscita.