La Corte di Giustizia europea ha ribaltato oggi, annullandola, la decisione di quattro anni fa della Commissione Ue di bloccare la fusione fra O2 e 3 Uk nel Regno Unito, accogliendo così l’appello presentato da CK Hutchison, casa madre di 3 Uk che in Italia controlla al 100% Wind Tre. Secondo la Corte Ue, la Commissione Europea non ha comprovato in maniera sufficientemente convincente gli effetti negativi sulla concorrenza derivante dall’eventuale merger.
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Crolla il dogma dei 4 operatori
Crolla così in modo alquanto rumoroso il dogma del quarto operatore, vale a dire il convincimento da parte dell’Antitrust Ue che siano necessari 4 operatori di telefonia mobile nei singoli mercati per garantire la concorrenza nei diversi paesi Ue. A questo punto, la Commissione Ue dovrà rivedere profondamente il suo atteggiamento sul fronte delle fusioni e del consolidamento nel mercato del mobile. E non si potrà escludere a priori una eventuale diminuzione a tre da quattro del numero di operatori in Italia o una nuova ondata di merger in un settore fortemente provato da anni di guerra dei prezzi, erosione dei margini e ora anche dalla pandemia.
Hutchison critica al Commissione ‘Convinzione errata’
Hutchison ha accolto positivamente la notizia, sostenendo come la Commissione abbia seguito una “convinzione errata” secondo cui per garantire la concorrenza nel mercato del mobile sono necessari almeno quattro operatori. “L’approccio della Commissione ha sfortunatamente agito come un freno e in diversi casi ha impedito un processo vitale di consolidamento in Europa, che sarebbe scaturito in una serie di nuovi importanti investimenti, innovazione e vantaggi per i consumatori europei e la industry”.
Nel 2016 Telefonica, la casa madre di O2, fu costretta ad abbandonare i piani di fusione con 3 Uk dopo la decisione della Commissione. Tanto che Telefonica ha cambiato nel frattempo target e ha chiuso da poco la fusione con un altro player, si tratta di Virgin Media, un operatore via a banda larga che nell’arena del mobile controlla soltanto un operatore virtuale senza detenere una rete di proprietà.
3 o 4 operatori? Dibattito acceso
All’epoca, la decisione della Commissione poggiava sulla convinzione che la riduzione da 4 a 3 dei player nel mobile avrebbe danneggiato la concorrenza e di conseguenza i servizi per i consumatori, a causa di un conseguente aumento di prezzi in presenza di soli tre operatori.
Si tratta in definitiva della stessa logica che sempre nel 2016 spinse la Commissione Ue a pretendere come principale rimedio l’ingresso di Iliad sul mercato italiano come quarto operatore per compensare il via libera alla fusione fra Wind e Tre.
Gli errori della Commissione Ue secondo la Corte
Ma con la sentenza odierna la Corte di Giustizia Ue sancisce che la Commissione Ue non è stata in grado di dimostrare che 3 Uk rappresentava un player con una significativa forza di mercato, e nemmeno un player forte nel mercato all’ingrosso degli operatori virtuali (Mvno), e la sua analisi quantitativa non aveva mostrato in maniera sufficientemente salda una dinamica di crescita di prezzi in conseguenza dell’eventuale merger.
La Corte Ue ha guardato anche all’impatto sugli accordi esistenti di network sharing, quelli fra 3 Uk e EE da un lato, e quello fra O2 e Vodafone Uk dall’altro. E anche qui secondo la Corte la Commissione non è stata in grado di dimostrare che dalla fusione sarebbe nato un soggetto più debole, con un conseguente impoverimento dello sviluppo dell’infrastruttura mobile nel Regno Unito.
CK Hutchison ha infine dichiarato che la decisione odierna significa che la Commissione dovrà “rivedere in maniera sostanziale il suo approccio alla policy delle fusioni in questo settore chiave”. L’azienda vuole analizzare in modo ancor più approfondito la sentenza prima di aggiungere ulteriori commenti.