Scarica il “Global Risks Report 2023” del World Economic Forum
La policrisi mondiale del nuovo anno
Tecnicamente parlando, una policrisi è una crisi sistemica che coinvolge più aspetti o questioni di uno o più insiemi di fattori. Se poi il termine concetto, reso noto dal filosofo Edgar Morin, lo estendiamo a livello planetario, ecco che la dimensione policrisi si infittisce e si manifesta come poliforme, poliedrica e polifonica.
Pandemie, guerre, disastri economici e naturali: le emergenze interagiscono in modo che il loro insieme è più grande della somma delle loro parti. Come disse Morin stesso, una nuova percezione di rischio globale è entrata nella sfera pubblica con l’allerta ecologista dei primi anni Settanta. Quindi abbiamo vissuto in una policrisi tutti questi anni? No, abbiamo tentato grazie alla tecnologica di gestirla e contenerla, ma forse siamo arrivati a un punto di crisi irrisolvibile e il senso di precarietà, incertezza e disorientamento degli ultimi anni lo testimonia.
Possiamo quindi lasciarci andare al panico? No, assolutamente no. C’è solo da essere realisti e migliorare il nostro grado di comprensione del presente vissuto e del futuro che ci attende. Il nuovo “Global Risks Report 2023” del World Economico Forum appena pubblicato ha proprio questo obiettivo.
Il “Global Risks Report 2023” del WEF
Secondo il Rapporto del WEF, il 2023 sembra proprio l’anno della policrisi, cioè l’anno in cui le tante crisi annunciate negli scorsi mesi troveranno manifestazione e attuazione, contemporaneamente, tra loro interdipendenti e in grado di moltiplicare rischi e danni.
“La questione climatica e lo sviluppo della nostra società devono essere al centro delle preoccupazioni dei leader globali, anche mentre combattono le tante crisi attuali. La cooperazione è l’unica via da seguire”, ha dischiarato Saadia Zahidi, amministratore delegato del World Economic Forum.
Su alcuni di questi punti critici si sono confrontati gli esperti del WEF per realizzare il Rapporto Global Risks 2023, in particolare su transizione energetica, l’industria 4.0, i cambiamenti climatici, la scarsità delle risorse minerarie, la cybersecurity, la debolezza dei sistemi sanitari mondiali, l’economia circolare, la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari e l’accesso al cibo.
La prima crisi è quella energetica
Come abbiamo imparato bene in quest’ultimo anno già difficile di per sé a causa della pandemia da Covid-19, l’emergenza energetica, soprattutto legata al rincaro dei prezzi delle materie prime, nel nostro caso il gas e il petrolio, e in seconda battuta alla guerra in Ucraina, è la crisi numero uno che tutta l’Europa sta ancora affrontando con grandi difficoltà.
Quella energetica non va considerata come “crisi delle crisi” solo perché ha riguardato noi europei. Cibo, acqua e salute sono ovviamente più rilevanti, ma questa emergenza nel cuore dell’Occidente potrebbe travolgere anche altri parti del mondo, peggiorando non di poco le già gravi condizioni generali in cui vivono miliardi di esseri umani.
Tornando all’emergenza energetica, obiettivo dell’Unione europea è trovare una soluzione che soddisfi tre aspetti della crisi: sostenibilità, sicurezza e convenienza di ogni strategia proposta. Il compito, inutile scriverlo, è a dir poco arduo. Il 2022 ha visto un poderoso balzo in alto dei costi energetici per famiglie e imprese. Le bollette sono lievitate come mai prima e il 2023 potrebbe seguire la stessa strada.
Per il momento l’inverno mite, le misure anticrisi messe in campo dai Governi e le strategie di approvvigionamento e mitigazione dei costi delle risorse energetiche decise da Bruxelles, hanno avuto effetti di contenimento proficui, ma non è detto che basterà e soprattutto che sia possibile proseguire su questa strada.
È ora di imboccare con decisione la strada delle rinnovabili e della decarbonizzazione
Questa crisi energetica, che ricorda da vicino quella degli primi anni Settanta del secolo scorso, ci dice che non possiamo continuare su questa strada. La nostra dipendenza dai combustibili fossili va spezzata. Solo così riusciremo svincolarci da accordi poco piacevoli con Governi non democratici e inaffidabili di mezzo mondo. La vera strada da battere è quella delle fonti energetiche rinnovabili, che potranno aiutarci a conquistare una definitiva autonomia energetica con il passare del tempo.
Certo serviranno grandi investimenti, decisionismo politico orientato alla decarnonizzazione, nuove regole condivise e trasparenti, sostegni all’industria e alle imprese per far fronte ai costi della transizione, ma alla fine questa scelta, assieme all’elettrificazione e all’utilizzo di vettori a basso impatto ambientale, come l’idrogeno verde (e in parte blu), si rivelerà la migliore, sotto diversi punti di vista (ambientali, sanitari, alimentari ed economici).