Quando qualcuno parla di danza macabra, arrivano alla mente una falce e il contorno di un affresco medievale. Eppure, nel “Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman, quei non-più vivi non erano poi così tanto tristi a danzare con la morte…
Teniamo questa baldanza per volare in Messico dove, in queste ore, è il tempo del “Día de los Muertos”. La festa riserva un pensiero per tutti: chi è morto in modo violento, chi troppo presto, oppure chi non è mai nato. Se le anime dei defunti tornano sulla terra, allora saranno accolte da fiori gialli e arancioni, che tappezzano tombe, strade e un pulviscolo di piccoli altari. Il Día de los Muertos è una festa colorata e vuole dimostrare non tanto l’attaccamento alla vita, quanto una linea di continuità tra ciò che è al di qua e al di là di essa. In fondo il culto dei Santi, che cade in contemporanea in un’altra pagina della cristianità, non è lì per ricordarci una somma di buone pratiche, ma l’immagine che queste persone hanno lasciato del loro transito in vita. Che è vivida.
Anche se a latitudini lontane, il nastro che tiene uniti questi cugini diversi non è poi così difficile da trovare. Sapete da dove viene il fiore che è associato alla nascita per eccellenza, quella del 25 dicembre? La famosa stella di Natale nasce nientemeno che in Messico. Quando si dice “ditelo con un fiore”…