Il Messaggero ha fatto sicuramente un grosso scoop, pubblicando qualche giorno fa il Protocollo d’intesa (Memorandum of Understanding) nella sua versione integrale tra CDP Equity, Open Fiber, Macquarie Infrastructure and Real Asset (MAM), Teemo (KKR) e TIM.
È a tutti chiaro, leggendo il documento, chi può aver avuto interesse a farlo pubblicare e quali siano state le ragioni. Certamente non TIM e lasciamo a voi l’onere della scelta, obbligata. L’unica condizione vincolante dell’accordo, questo va sottolineato, era la riservatezza…Riservatezza che non è stata mantenuta.
Quello che abbiamo fatto è molto semplice.
Abbiamo letto il documento con attenzione, l’attenzione di chi legge con gli occhiali scrutatori di un addetto ai lavori al corrente delle precedenti puntate. Perché, è il caso di ricordarlo, questa storia estenuante sul futuro della rete è sul tavolo ormai da oltre 10 anni!
Ed ecco allora alcuni punti interessanti dell’operazione indicati nel MoU pubblicato da Il Messaggero:
- La governance di NetCo sarà negoziata solo tra CDP, Macquarie e KKR. TIM è di fatto esclusa. È fuori dai giochi.
- Nel perimetro dell’operazione NetCo rientra l’intera partecipazione posseduta da TIM in FiberCop ma non l’intera FiberCop.
- Non è ancora definita l’inclusione della componentistica attiva della rete backbone.
- TIM è disponibile ad assumere l’impegno di non detenere alcuna partecipazione diretta o indiretta in NetCo. Ci domandiamo come sia possibile per un operatore telecom di rete vendere la rete. Non c’è nessun caso simile né in Europa né nel resto del mondo. Sarebbe di fatto la fine di TIM.
- L’offerta non vincolante, se sono stati rispettati i tempi previsti cioè entro 45 giorni dalla firma del protocollo d’intesa (4 maggio) dovrebbe in teoria essere stata già presentata.
- L’operazione potrebbe prevedere l’acquisizione per cassa da parte di Open Fiber di NetCo.
- La valutazione sarà effettuata sulla base delle prospettive economico-patrimoniali di NetCo e di Open Fiber anche in termini di ricavi, costi, investimenti prospettici e flussi di cassa derivanti anche dagli accordi commerciali che dovranno essere stabiliti tra TIM e NetCo.
- Non è chiaro se la valutazione della NetCo e di Open Fiber sarà stand alone o se si terrà conto delle plusvalenze che l’operazione può generare.
- La questione più delicata infatti sarà proprio la valutazione economica delle sinergie che la NetCo può generare. E quale valore sarà riconosciuto. Se dovesse essere un valore alto questo potrebbe costituire un rischio dal punto di vista finanziario per gli azionisti CDP, Macquarie e KKR. Se invece dovesse essere un valore basso o addirittura non considerato allora sarebbe un danno per Vivendi e per gli azionisti attuali di TIM.
- SerCo (la società di servizi di TIM) potrà accedere a tutti i servizi di accesso di NetCo in equivalenza agli altri OLO con volumi di servizio similari. Avendo TIM quote di mercato nel fisso più alte di altri operatori, se ne potrà avvantaggiare con sconti maggiori rispetto a tutti gli altri operatori. E sicuramente le autorità di regolamentazioni ed antitrust chiederanno di rimuovere questo punto.
- Nel protocollo d’intesa non si fa riferimento a nessun impegno specifico sui temi occupazionali.
- Non c’è nessun riferimento al tema della vendita degli asset nelle aree nere dove la rete è duplicata. Tema che sarà sicuramente sollevato dalle autorità antitrust.
Siamo solo all’inizio di una lunga saga che nessuno sa come finirà. L’ultimo MoU dell’estate 2020 è finito nel cestino. Il governo Draghi è ormai agli sgoccioli ed è chiaro che dall’autunno si parlerà solo di elezioni ed inizierà la campagna elettorale. Con il nuovo governo dovremo vedere chi sarà il nuovo Presidente del Consiglio, Il nuovo Ministro dell’Economia e Finanze e il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico. E soprattutto se ci saranno anche cambiamenti al vertice di CDP.
Insomma la partita è appena cominciata. Ne vedremo delle belle, potete contarci.