“Vogliamo un’Italia più verde, più inclusiva, più equa. Quest’obiettivo è una stella polare per l’azione di Governo. Un’imperdibile occasione di crescita, sviluppo e innovazione per il Paese. Una scommessa che ci induce a fare sistema”, così inizia l’intervento del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, agli Stati generali della transizione energetica italiana svoltosi a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria.
Riferendosi al contesto generale in cui il Governo “giallorosso” si sta muovendo, quindi la congiuntura economica negativa, la crescita stagnante, il clima di incertezza e sfiducia, la guerra dei dazi aperta dagli Stati Uniti di Trump, Conte ha evidenziato una diffusa consapevolezza che il modello di sviluppo sin qui dominante non riesce più a dare risposte ai bisogni e ai problemi più urgenti del nostro tempo.
Serve un cambio di passo, insomma, anche rapido, in direzione della sostenibilità ambientale e una nuova idea di economia: “Compito della politica è indirizzare la propria azione ed il Paese verso una trasformazione, ma non possiamo limitarci ad una tattica di breve respiro, serve una visione che coinvolga i decisori politici come le amministrazioni locali, il mondo del lavoro, il mondo bancario e finanziario, gli enti di ricerca e i centri universitari, che poi è l’obiettivo del Green New Deal”, ha spiegato il Premier.
Quello che Conte ha proposto nel suo intervento, rivolgendosi alla platea composta proprio dagli attori appena evocati, è sostanzialmente “un patto”: “Un patto per un uso sostenibile delle risorse naturali, per favorire la transizione green, per l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, il miglioramento dell’efficienza energetica, per la trasformazione digitale”.
Tre i pilastri dell’azione dei Governo per una transizione green del Sistema Paese: “Innanzitutto, intendiamo orientare il processo produttivo verso pratiche virtuose sul piano ambientale e sul piano sociale. Le principali istituzioni economiche internazionali ci ricordano da anni che i sussidi alle fonti fossili, per loro natura dannosi, rappresenta una delle ragioni che impediscono l’efficace contrasto ai cambiamenti climatici. Ecco perché vogliamo procedere a una graduale trasformazione di questi sussidi in incentivi “amici” dell’ambiente, per far sì che è tutto il sistema produttivo possa adattarsi all’utilizzo dei processi a minore impatto ambientale”.
Richiamando poi il Piano nazionale strategico per l’energia e il clima, Conte ha dichiarato: “Non vi sarà sfuggito che i nostri obiettivi sono ancor più ambiziosi rispetto a quelli posti all’Unione europea con l’Agenda 2030, in coerenza con la strategia per la neutralità climatica al 2050. Il secondo pilastro sta nella nostra volontà di premere sull’acceleratore degli investimenti pubblici nella conversione ecologica, con particolare attenzione alla transizione energetica”.
Secondo la Commissione europea, ha precisato Conte, soltanto il 2% del Pil europeo è investito nel sistema energetico e nelle relative infrastrutture, mentre per realizzare un’economia a zero emissioni di gas serra entro 2050 dovremmo arrivare al 2,8%, quindi oltre 500 miliardi di euro all’anno: “Anche gli esperti alle Nazioni Unite sostengono che per raggiungere questi obiettivi è necessario investire risorse pari al 2,5% del Pil mondiale, almeno sino al 2035”.
“Nella manovra appena presentata – ha aggiunto Conte – abbiamo costituito un fondo “che parte” con una dotazione 2,5 miliardi per contribuire alla realizzazione di investimenti privati sostenibili che favoriscano l’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, ma c’è anche il Piano per la rigenerazione urbana, per la mobilità sostenibile. Ecco, questa è una prima concreta misura in direzione green, una sfida che l’Italia ovviamente non può affrontare da sola e per questo il Governo sta promuovendo insieme all’Europa la possibilità di scorporare dal calcolo del deficit pubblico gli investimenti verdi, finanziati con gran bond”.
Una misura green, secondo il Presidente del Consiglio, che può favorire l’occupazione e ridurre le emissioni, trasformando radicalmente il sistema produttivo, un’occasione unica questa per dare nuova linfa all’intero progetto politico europeo.
Massima rilevanza occorre inoltre riservare anche all’economia circolare, rispetto alle quale l’Italia mantiene un consolidato primato europeo: “Che dobbiamo difendere. Noi vogliamo la leadership in questo campo in Europa e non solo, mantenendo quindi alta l’attenzione sulla ricerca, sull’innovazione e sulle infrastrutture”.
Terzo pilastro dell’azione di Governo è la riforma riduzione della burocrazia: “Ci stiamo lavorando sottotraccia, ma altro grande obiettivo è la riforma di tutti i procedimenti amministrativi e la semplificazione del quadro regolatorio. Tra poco tempo torneremo a parlarne, a confrontarci con tutti voi, con dei risultati concreti”.
Transizione energetica vuol dire, infine, multilateralismo energetico: “Fondamentale è infine il contributo delle imprese energetiche – ha concluso il Premier – anche in considerazione all’approvvigionamento estero, perché nessun Paese è un’isola energetica e la gestione ottimale delle risorse richiede l’esercizio di un’efficace multilateralismo, orientato a promuovere la massima efficacia sul mercato e a trovare stekeholders non soltanto in Italia, ma in Europa e nei paesi limitrofi, nei Balcani e nel Mediterraneo”.