La trasformazione digitale dei servizi e delle catene del valore a livello di singoli Stati potrebbe incrementare il prodotto interno lordo dell’Unione europea di circa 1.000 miliardi di euro entro il 2027, secondo un nuovo Report prodotto dal Gruppo Vodafone e Deloitte.
Transizione digitale, impatto sul Pil Ue
Lo studio, dal titolo “Digitalisation. An opportunity for Europe”, parte da cinque livelli chiave del processo di transizione: livello di connettività, capitale umano, utilizzo e diffusione dei servizi internet, grado di integrazione delle tecnologie digitali e dei servizi pubblici digitali (tutti livelli misurati dall’Indice Desi – Digital economy and society index della Commissione europea).
Attualmente, un aumento del 10% del punteggio Desi complessivo per uno Stato membro è associato a un PIL pro capite più alto dello 0,65%. I ricercatori hanno ipotizzato che l’utilizzo massiccio dei fondi del Recovery Plan per lo sviluppo tecnologico e soprattutto l’accelerazione della transizione digitale potrebbero favorire un aumento dell’indice Desi a 90 entro il 2027, con un incremento medio del +7,2% del Pil pro capite.
I Paesi con il Pil pro capite più basso nel 2019, dovrebbero essere i maggiori beneficiari della transizione: “Se la Grecia aumentasse il suo punteggio Desi da 31 a 90 entro il 2027, si avrebbe un aumento del PIL pro capite del +18,7% e della produttività a lungo termine del +17,9%”, si legge nel commento ai dati.
“Un numero di Stati membri significativi, tra cui Italia, Romania, Ungheria, Portogallo e Repubblica ceca, vedrebbero tutti un aumento del PIL superiore al 10%”, secondo lo studio.
La transizione digitale consentirà agli Stati membri dell’Unione di rilanciare l’economia e riparare i danni sociali e sanitari creati dalla pandemia di Covid-19: “Ma benefici come questi comportano degli oneri per i decisori politici, prima di tutto di assicurarsi che i fondi stanziati dal Recovery Fund europeo siano utilizzati in maniera responsabile, onesta, trasparente ed efficace, in modo tale cioè da poter rappresentare un vantaggio concreto per tutta la collettività”, ha dichiarato in una nota ufficiale Joakim Reiter, Director of External Affairs del Gruppo Vodafone.
Settori chiave e benefici immediati
La digitalizzazione può consentire una più elevata resilienza economica e sociale non solamente in termini di connettività e nuove tecnologie, ma anche stimolando le competenze digitali dei cittadini e migliorando le prestazioni dei servizi pubblici.
Non solo, le ricadute positive dell’innovazione digitale vanno estese anche all’ambiente, perché maggiore efficienza energetica significa minori consumi e soprattutto un minor ricorso ai combustibili fossili.
In tal senso, l’internet delle cose di Vodafone integrata nei veicoli in strada può favorire una riduzione dei consumi di carburante di circa il 30% e quindi una minor emissione di CO2 stimata in 4,8 milioni di tonnellate nel 2020.
L’impiego del digitale nel settore sanitario (eHealth) e nella governance delle aree urbane, inoltre, può garantire un consistente miglioramento del livello della qualità della vita e potrebbe evitare fino a 165.000 decessi prematuri l’anno.
Un ecosistema digitale più ampio e inclusivo potrebbe infine favorire nuove opportunità sociali, culturali ed economiche anche nelle aree rurali, grazie alla penetrazione della rete nei territori meno rilevanti in termini di crescita di mercato.
Secondo lo studio, per ogni 1.000 nuovi utenti di banda larga nelle zone rurali si arrivano a creare 80 nuovi posti di lavoro.