Telegram «Breaking News»: non una, ma ben due notizie «calde» si sono diffuse in rete nel pomeriggio di ieri, rilanciate dal seguitissimo Canale Telegram Geeks. I temi? Geolocalizzazione per le Chat di Gruppo e criptomonete.
Andiamo con ordine. La prima: Geolocalizzazione per le Chat di Gruppo. Stando ai rumors riportati dal Canale, sarebbe infatti in arrivo una nuova feature: la possibilità per le Group Chats pubbliche di «geolocalizzarsi», di registrare e mostrare il loro luogo di riferimento. In questo modo, sarebbe possibile per gli interessati trovare Chat di Gruppo vicine alla propria location, così da facilitare gli scambi e i confronti anche offline e non solo online, e magari trovare gruppi di discussione maggiormente interessanti proprio perché, in comune, ci sarebbe anche la zona in cui ci si trova. La geolocalizzazione, insomma, così importante per tanti social network, entrerebbe in questo modo a caratterizzare uno dei soggetti principali che fanno parte del mondo Telegram quali, appunto, le Chat di Gruppo.
In attesa di conferme, pochi istanti dopo il Canale rilanciava un’altra notizia, ancora più calda della prima: l’arrivo, annunciato ormai come imminente, di Gram, la nuova criptovaluta di Telegram e dell’ecosistema TON, Telegram Open Network.
Di che cosa parliamo? È tutto spiegato qui. In sintesi, il Telegram Open Network è la blockchain che regolerà la diffusione della criptovaluta di Telegram, i cosiddetti «Gram», e le transazioni nella piattaforma tra vari attori. Si tratta, però, di molto più che una blockchain, o «struttura a blocchi»: come il documento redatto da Nikolai Durov specifica già nelle prime pagine, il TON è una «blockchain di blockchain», l’unica struttura che, grazie alle sue mastodontiche dimensioni, alla sua articolazione orizzontale e verticale assieme e all’implementazione di molte altre tecnologie proprietarie, può permettersi di mantenere la frequenza delle transazioni alla folle cifra di milioni di unità al secondo.
Al lancio di TON si sta lavorando dal 2018: anche in termini di raccolta fondi. Era il 18 febbraio dell’anno scorso quando io stessa rilanciavo la notizia, sintetizzando le varie uscite stampa: «TON, Telegram Open Network, la moneta virtuale annunciata da Pavel Durov, di cui parliamo da mesi, va via come il pane. Gli investitori si stanno già facendo fuori tutto e lo stanno rivendendo al doppio. E Forbes inserisce anche Durov tra i miliardari con $ 1,7 miliardi». Spiegava, infatti, Il Sole 24 Ore: «L’App di messaggistica istantanea ha comunicato alla Sec di aver già raccolto ordini in fase preliminare per ben 850 milioni di dollari, ben oltre i 600 milioni previsti nel white paper del mese scorso. La fase di pre-sale», si scriveva, «è riservata ai venture capital e ai grandi investitori, cui è garantito un forte sconto sui token lanciati da Telegram, i Gram. I fondi raccolti andranno a finanziare “lo sviluppo della blockchain Telegram Open Network (Ton), lo sviluppo del servizio Telegram Messenger e altri scopi”, come recita il filing stando a quanto riportato da TechCrunch. Secondo alcune stime, la raccolta dell’ICO pubblica potrebbe arrivare a raccogliere 1,1 miliardi portando il totale della raccolta attorno ai due miliardi di dollari. In ogni caso si tratterebbe della più grande Offerta iniziale di valute mai attuata».
Il tema, da sempre sotto le luci dei riflettori, è balzato ieri nuovamente alle cronache in occasione del debutto ufficiale di Libra, il nuovo progetto di criptomoneta firmato Mark Zuckerberg, con White Paper ufficiale e ogni informazione in merito. La moneta sarà lanciata nella prima metà del prossimo anno e sarà gestita dalla Libra Association, organizzazione indipendente e non-profit con sede a Ginevra, in Svizzera, che raduna i ventotto partner di peso. E altri settanta nomi dovrebbero entrare a far parte del progetto a breve. Si tratterebbe di una moneta universale, tecnologicamente simile al Bitcoin, con la quale pagare dalla corsa su Uber all’abbonamento di Spotify, comprare su Instagram o inviare soldi a un parente. Il tutto tramite Facebook e il suo universo parallelo, fatto di App come Messenger e WhatsApp. «La missione è creare un’infrastruttura finanziaria globale che serva a miliardi di persone in tutto il mondo», ha scritto Zuckerberg. «Vogliamo rendere facile per tutti inviare e ricevere denaro proprio come accade con le nostre App per condividere istantaneamente messaggi e foto». Il tutto con la tecnologia della blockchain. Libra «ti permetterà di comprare cose o inviare denaro a persone con tariffe quasi nulle», commentano su TechCrunch. «Acquisterai pseudonimi o incasserai la tua Libra online o presso punti di scambio locali come i negozi di alimentari e spenderai utilizzando App raccoglitori di terze parti interoperabili o il portafoglio di Calibra di Facebook, che verrà integrato in WhatsApp, Messenger e nella propria App». in particolare, i 28 futuri membri fondatori dell’associazione e delle loro industrie, precedentemente riportati da Frank Chaparro di The Block, includono:
- Pagamenti: Mastercard, PayPal, PayU (braccio fintech di Naspers), Stripe, Visa;
- Tecnologia e mercati: Booking Holdings, eBay, Facebook / Calibra, Farfetch, Lyft, Mercado Pago, Spotify AB, Uber Technologies, Inc.;
- Telecomunicazioni: Iliad, Vodafone Group;
- Blockchain: Anchorage, Bison Trails, Coinbase, Inc., Xapo Holdings Limited;
- Venture Capital: Andreessen Horowitz, Iniziative innovative, Ribbit Capital, Thrive Capital, Union Square Ventures;
- Organizzazioni non profit e multilaterali e istituzioni accademiche: Creative Destruction Lab, Kiva, Mercy Corps, Women’s World Banking.
Dinanzi a un simile atto, poteva forse Telegram restar in silenzio? Ecco così diffondersi in rete la voce di cui sopra dicevamo, riportata da Telegram Geeks: Gram, la cryptocurrency di Telegram, e l’ecosistema Telegram Open Network, sarebbero ormai imminenti.
Va detto che giusto un anno fa si spendevano parole simili quanto ad un arrivo «a ore» della novità. Certe innovazioni però, si sa, richiedono tempo. Stando ai bene informati, in ogni caso, i tempi sarebbero ormai maturi: non foss’altro che per rispondere a Facebook.