Oggi, più del 50% della popolazione mondiale vive in aree urbane, con un flusso di 1,3 milioni di persone che giornalmente va a gonfiare il volume demografico delle nostre città. Entro il 2040 tale dato salirà al 65%, mentre nel 2025 saranno 30 le megacity con oltre 10 milioni di abitanti e più di 500 quelle con oltre di un milione di abitanti, di cui 220 solo in Cina.
Oggi Tokyo supera i 37 milioni di abitanti, se fosse uno Stato occuperebbe il 35° posto della classifica delle nazioni più popolose. È un percorso di gigantismo urbano che è già in atto.
Webb Wellington, sindaco di Denver dal 1991 al 2003, qualche anno fa ha dichiarato: “Il XIX secolo è stato il secolo degli imperi, il XX secolo quello delle Nazioni, il XXI secolo sarà il secolo delle città”.
Si tratta di alcuni dati raccolti da Postscapes e che ci danno un’idea approssimativa di quello che ci aspetterà dal punto di vista della crescita e lo sviluppo dei centri urbani, le metropoli e le megalopoli a livello mondiale.
Le smart cities come concetto e come sistema di soluzioni tecnologiche avanzate sono la risposta, pensata dal mondo delle multinazionali e delle banche, ai numerosi problemi di natura ambientale, sociale ed economica che un tale corso dell’urbanizzazione sicuramente causerà entro pochi decenni.
Usiamo ancora il condizionale, ma è certo che l’esplosione demografica urbana porterà con sé enormi criticità dal punto di vista dell’organizzazione sociale, dell’impatto ambientale, del consumo delle risorse naturali, della produzione di rifiuti e dell’inquinamento.
Ad esempio, proviene dalle città tra il 60 e l’80% della domanda di energia mondiale, mentre l’illuminazione pubblica da sola rappresenta il 20% circa del consumo di elettricità mondiale.
Nel 2050 potrebbero vivere in città quasi 5,2 miliardi di persone (erano 2,5 miliardi nel 2009), ma il dato comprende anche 2 miliardi di persone che entro il 2030 andranno ad ingigantire la fascia urbana fortemente degradata delle baraccopoli (gli “slums”).
Dal punto di vista economico, le smart cities rappresenteranno certamente un salto in avanti notevole. Basti pensare che diversi studi hanno calcolato che, al momento, 600 tra i centri urbani più grandi rappresentano il 60% del PIL mondiale, probabilmente l’80% entro il 2040.
Secondo nuovi dati diffusi da Grand View Research, la smart city economy mondiale potrebbe raggiungere un valore approssimativo di 238 miliardi di dollari già entro il 2025 (dai 71 miliardi del 2018).
Un’economia sviluppata a partire da alcuni segmenti chiave, come le infrastrutture (si pensi solo alle reti future 5G e 4G ancora in costruzione, alla connettività generale in aumento, ai big data/open data, ai trasporti, alla mobilità elettrica-autonoma-connessa, ai sistemi per la gestione ottimale delle risorse idriche ed energetiche, ai sistema per la gestione dei rifiuti, all’economia circolare, alle tecnologie della trasformazione digitale, all’industria 4.0, solo per citare i settori più rilevanti); l’edilizia di nuova generazione, tutta votata al risparmio, all’efficienza e al recupero; le utilities e le nuove soluzioni smart grid; i trasporti intelligenti e a zero emissioni; l’ambiente, con tutti gli interventi necessari per aumentare le aree verdi, ridurre il consumo di suolo, abbattere le emissioni inquinanti; la migliore qualità della vita delle persone, partecipazione democratica alla governance, inclusione sociale e smart communities (punto chiave questo, da non valutare separatamente dal concetto smart cities e che non è mai stato affrontato con la dovuta attenzione).
Tanti segmenti e settori, che nel giro di pochi anni potrebbero dare vita ad un mercato mondiale davvero esteso e in forte crescita, che Allied Market Research in un Report di marzo aveva stimato attorno ai 2,5 trilioni di dollari, soprattutto per prodotti e servizi dedicati alla Pubblica Amministrazione, ai trasporti, alla realizzazione di infrastrutture, alla mobilità, alla sanità, all’edilizia, all’energia.