Nell’anno del Covid sono aumenti del 20% gli attacchi cibernetici contro assetti rilevanti per la sicurezza nazionale. In particolare “è emerso come attori statuali abbiano tentato di sfruttare le debolezze connesse all’ondata pandemica per porre in atto attacchi sofisticati miranti ad esfiltrare informazioni sensibili su terapie e stato della ricerca”. Lo evidenzia la Relazione annuale dell’Intelligence pubblicata oggi e consegnata dal Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) al Parlamento.
“Nel 2020, l’emergenza sanitaria – ancora agli inizi quando, in febbraio, la scorsa Relazione annuale veniva data alle stampe – è inevitabilmente intervenuta, con la sua portata dirompente e planetaria, anche nel campo d’azione dell’Intelligence, rendendo il panorama della minaccia piu’ ampio, fluido e complesso”, si legge nella Relazione. Nella prospettiva della sicurezza nazionale, sottolineano i nostri servizi di intelligence, “la pandemia ha infatti agito su più piani: abbattendosi sulle economie e sul commercio internazionale, condizionando dinamiche geopolitiche e sviluppi d’area, aggravando vulnerabilità sistemiche e tensioni sociali, dilatando gli spazi per manovre ostili ed inserimenti strumentali di vario segno e matrice”.
Le intrusioni hanno riguardato in particolare:
• enti/operatori afferenti al settore della sanità e della ricerca, in direzione dei quali sono state effettuate compromissioni informatiche attraverso l’acquisizione
di credenziali amministrative ovvero l’inoculazione di malware;
• Dicasteri ed altre Amministrazioni dello Stato, nei cui confronti si è registrata una intensa campagna di diffusione di malware.
Il dato emerso con maggiore evidenza, secondo i nostri 007, è quello “di un’accelerazione di alcune linee di tendenza, sovente interagenti, che da tempo marcano l’orizzonte dell’Intelligence, quali – si legge nella Relazione – il cronicizzarsi di conflitti e contenziosi, anche a causa delle proiezioni d’influenza da parte di Stati terzi, le difficoltà della mediazione multilaterale, l’antagonismo tra attori globali e la corsa alla primazia sul versante tecnologico, la regionalizzazione delle filiere produttive ed il riposizionamento di attori e operatori nelle catene globali del valore, la crescente aggressività della competizione economica e il consolidamento di strategie d’ingerenza articolate e multiformi”.