Il film, presentato oggi tra i fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia, racconta aspetti della vita dell’attrice Jean Seberg poco conosciuti. La diva, protagonista fra gli altri del film Fino all’ultimo Respiro di Godard, vive un’esistenza tormentata e passionale, tanto da condurla all’autodistruzione e alla morte. La diva infatti si suicidò il 30 agosto del 1979 esattamente 40 anni prima dell’uscita odierna del film; atto celebrato dall’interprete Kristen Stewart in conferenza stampa.
Trama
Sul finire degli anni ’60 l’attrice finì nel mirino del programma di sorveglianza illegale dell’FBI “Cointelpro”, a causa del coinvolgimento politico e sentimentale dell’attrice con l’attivista per i diritti civili Hakim Jamal (Anthony Mackie). La relazione e la sua generosità nel sostegno agli attivisti del movimento del Black Power la rese un obiettivo del Bureau, che perseguiva lo scopo di screditare e denunciare le attività del movimento.
Un giovane e ambizioso agente federale, Jack Solomon (Jack O’Connell), con il compito di sorvegliare l’attrice, si accorge, dopo una prima fase di effettiva intromissione e interferenza ingiustificata, della pericolosità di tale persecuzione che porterà poi alla reale distruzione della attrice.
La trama è avvincente e il film è ben girato, grazie anche ad una splendente fotografia. Una rinnovata, non solo nel look, Kristen Stewart rende la protagonista carismatica coinvolgente.
Conclusioni
Considerazioni finali riguardano il riuscito risalto della fragilità delle celebrità nei casi di attivismo politico, sociale e non solo. Fragilità che appare ancor più evidente ai nostri giorni in cui tutti (non solo le star) vivono in una consapevole vetrina a causa dell’uso smodato dei social media. Esposizione in vetrina, già spesso realizzata, che può coinvolgerci in persecuzioni di ogni genere, sia pubbliche che private, rendendo la nostra vita impossibile.