Ancora non è chiaro se ci sarà o meno il divieto di utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale in ambito pubblico negli Stati dell’Unione europea. Tutto dipenderà dalle considerazioni della Commissione europea sui recenti risultati relativi alla consultazione pubblica sull’intelligenza artificiale.
Le rassicurazioni della Commissione Ue
Killian Gross, a capo dell’unità Technologies and Systems for Digitising Industry della DG Connect, ha affermato, in un intervento tenuto davanti alla Commissione per il mercato interno del Parlamento europeo, che “tutte le opzioni sono ancora sul tavolo e saranno esaminate attentamente alla luce dell’attuale quadro regolatorio”.
Rispondendo a una domanda dell’eurodeputato Marcel Kolaja del Partito pirata, Gross ha chiarito che non ci sono preoccupazioni particolari e che il regolamento generale per la protezione dei dati (Gdpr) copre ampiamente questo tipo di situazioni.
“Abbiamo una forte legislazioni sul riconoscimento facciale in Europa e comunque ogni decisione deve essere conforme al Gdpr”, ha dichiarato Gross.
I dubbi che ancora ci sono, in seno alla Commissione europea, sono di natura tecnica e soprattutto relativi ad alcune aree di applicazione che potrebbero presentare dei punti di vulnerabilità: “La Commissione si prenderà tutto il tempo necessario per valutare eventuali criticità e per offrire tutte le garanzie necessarie”.
“Prima di consentire il riconoscimento facciale pubblico dovremo essere certi che nessun cittadino ne sia danneggiato – ha spiegato Gross – e, se necessario, tale tecnologia sarà vietata solo in alcuni casi o alcune aree, temporaneamente o in maniera permanente, perché tutte le opzioni sono ancora sul tavolo”.
Una questione di privacy e diritti
Rimane comunque un dato di massima rilevanza su cui riflettere: dalla consultazione pubblica sull’intelligenza artificiale è emerso che il 28% degli europei non è favorevole al riconoscimento facciale e più in generale l’identificazione biometrica a distanza in luoghi pubblici, un 20% è favorevole, ma solo a determinate condizioni.
Sull’argomento, lo scorso febbraio, si era pronunciato anche il Garante europeo della protezione dei dati (Gepd). Secondo l’autorità, le tecnologie di riconoscimento facciale dovevano essere temporaneamente vietate nei luoghi pubblici, giusto per il tempo di un esame più approfondito delle principali criticità.
Le preoccupazioni maggiori riguardavano e ancora riguardano il trattamento dei dati personali biometrici e la privacy, la violazione anche parziale dei diritti fondamentali e le possibili discriminazioni, declinate nelle diverse tipologie di situazioni, a cui possono essere sottoposti i cittadini.