Vivendi spina nel fianco del progetto rete unica voluto da TIM? E’ questa la tesi rilanciata oggi dal Sole 24 Ore, secondo cui il gruppo francese sarebbe alquanto contrariato dall’emendamento “salva-Mediaset” e che per questo motivo vorrebbe riprendersi la scena, per proporsi come interlocutore diretto del Governo per creare la rete unica. Ma alle sue condizioni.
Casus belli l’emendamento salva-Mediaset
Vivendi ha certamente preso male lo schiaffo politico su Mediaset subito dal Governo. E ora, dopo mesi di silenzio, il primo socio di TIM con il 23,94% ma senza la maggioranza in Cda potrebbe far sentire la sua voce dopo un periodo di relativa neutralità.
Il gruppo francese, ricostruisce il Sole 24 Ore, è insoddisfatto dell’andamento del titolo in Borsa, che continua a viaggiare intorno ai 30 centesimi dopo aver toccato i minimi a 29 centesimi a marzo, in piena prima ondata. Il quotidiano economico ricorda come Vivendi abbia in carico la sua partecipazione in TIM a 1,07 euro.
Vivendi non più ‘silente’
E’ difficile che Vincent Bollorè voglia fare harakiri sul progetto “rete unica”, scrive il quotidiano, ma le condizioni di contesto sono cambiate non poco alla luce dell’emendamento anti-scalata. E Vivendi vorrà certamente far valere il peso che può avere nella vicenda.
Il nodo resta la rete unica voluta da TIM. I tempi per la sua realizzazione sono serrati. A febbraio è in programma il closing per il trasferimento della rete secondaria di TIM in FiberCop, che al momento resta una scatola vuota.
Il progetto AccessCo per la fusione delle reti di TIM e Open Fiber con maggioranza in mano a TIM dovrà quindi fare i conti con il convitato di pietra, vale a dire Vivendi. Il ruolo del gruppo francese potrebbe tornare alla ribalta ad aprile, quando l’assemblea dovrà prendere atto delle mutate condizioni nell’assetto azionario di TIM dopo l’uscita del fondo Elliott.
Ad aprile Vivendi non più sottodimensionata nel Cda di TIM
A quel punto, il gruppo francese potrebbe usare questa rinnovata presa su TIM per negoziare con il Governo. E usare tra le altre cose la leva della “rete unica” anche per strappare un accordo con Mediaset. I negoziati fra il gruppo di Vincent Bollorè e la famiglia Berlusconi, dopo diversi stop and go, sono in stallo e a quanto pare la lite, che va avanti dal 2016, si chiuderà nelle aule giudiziarie.
Oggi, Vivendi, primo azionista del gruppo Tlc con una quota del 24%, è di fatto sotto rappresentata in CDA.
Ma ad aprile – a meno di cambiamenti al momento imprevedibili nell’assetto azionario di TIM – Vivendi potrà prendere il sopravvento, magari colmando in CDA i posti occupati oggi dai rappresentanti del fondo statunitense Elliott, che si è disimpegnato.
Gubitosi al timone da due anni, i numeri di TIM
Il 18 novembre 2018 Luigi Gubitosi si insedia come nuovo Amministratore Delegato di TIM. Sono passati due anni da allora. Di seguito la performance di TIM sotto la sua guida.
Il Titolo in Borsa
A novembre 2018, il titolo TIM valeva 0,67 euro. Ma da allora è iniziata una lenta ma inesorabile discesa, sino al minimo storico 0,29 centesimi a marzo in lockdown. Negli ultimi 12 mesi il titolo ha perso il 50% circa del valore, mentre la sua valutazione è accompagnata dal severo giudizio di UBS, con vendita e target price a 0,23 centesimi.
Il Fatturato
Il fatturato di TIM dei primi 9 mesi del 2018, cioè appena prima dell’arrivo dell’attuale amministratore delegato, era stato di 14,07 miliardi di euro.
Nei primi 9 mesi del 2020 quel fatturato si è ridotto di 2,5 miliardi di euro rispetto al 2018 (Fatturato Tim nel 2018 18,94 miliardi, Fatturato Tim a Settembre 2020 11,66 miliardi).
L’EBITDA
Parallelamente, l’EBITDA di settembre 2018 rispetto a settembre 2020 è crollato e si è ridotta di 700 milioni di euro (EBITDA anno 2018 7,4 miliardiEBITDA a Settembre 2020 5,12 miliardi).
Il Patrimonio
Nel periodo compreso tra dicembre 2019 a settembre 2020, il totale del patrimonio netto e delle passività di TIM si è ridotto di oltre 5,12 miliardi di euro (Valore del patrimonio nel 2018 65,6 miliardi, Valore del patrimonio a Settembre 2020 64,8 miliardi).
Il Personale
Quanto al personale, nel 2018 i dipendenti erano 57.900 unità. Ma da allora, oltre 5000 persone hanno lasciato il Gruppo Telecom. Alla fine di settembre 2020 il totale del personale di gruppo ammontava a 52.480 unità.
Gli Investimenti
Gli investimenti si sono più che dimezzati. Nel 2018 il gruppo TIM ha effettuato investimenti per 4,2 miliardi di euro (escludendo le licenze per la banda radio), ma a settembre 2020 questo ammontare risulta più che dimezzato e si ferma solo a 2 miliardi di euro.
TIM-Open Fiber, resta il nodo Enel. Quando venderà?
Resta poi ancora aperto il nodo di Enel. L’ad Francesco Starace ha detto che la cessione della sua quota del 50% in Open Fiber al fondo Macquarie è ai dettagli finali. Non è più una questione di prezzo. Ma l’ad Starace ha anche ribadito che non ha fretta di chiudere e che non è intenzionato a darsi una dead line. Chiuderà il deal se e quando saranno rispettate le giuste condizioni. L’agenda di Enel potrebbe non coincidere con quella del Governo. E nemmeno con quella dell’ad di TIM Luigi Gubitosi, il cui mandato è in scadenza a marzo e che per il primo trimestre del 2021 ha fissato l’avvio di AccessCo. A questo punto, la domanda è tra quante settimane Enel cederà la sua quota in Open Fiber? Fra 1, 3, 5, 9, 13 o 35?
Il mercato attende il Cda di Enel fissato il 17 dicembre per saperne di più.
Infine, la prossima assemblea di TIM, in programma ad aprile, prevede il rinnovo del Cda. E Vivendi, scrive il Sole 24 Ore, sta sondando il mercato per identificare possibili candidati alla guida della società da mettere in lista. La tregua con i Francesi è finita.