Vodafone non è favorevole alla creazione della società unica della rete AccessCo, secondo gli accordi tra Tim e Cdp e con la benedizione del Governo, che dovrebbe realizzare e gestire la rete unica per la banda ultralarga con il 50,1% del capitale alla società guidata da Luigi Gubitosi.
Il secco no di Vodafone Group è espresso dal ceo Nick Read. “In Italia, il governo sta spingendo verso un’effettiva rinazionalizzazione e ri-monopolizzazione.… un approccio che non è positivo per i consumatori e per il benessere dell’economia digitale in Europa”, ha scritto Read su Politico. “E… probabilmente”, ha aggiunto, il progetto “è in violazione del diritto dell’UE”.
“L’Ue non sbagli la sua strategia per le infrastrutture digitali”
“Con l’Europa sempre più connessa digitalmente per via del COVID-19, l’UE non deve sbagliare la sua strategia per le infrastrutture digitali”, ecco l’allarme che il ceo di Vodafone Group lancia all’antitrust Ue sull’eventuale creazione della rete unica italiana. E Nick Read spiega anche, concretamente, quali sono gli svantaggi e i rischi con il ritorno, di fatto, del monopolio privato della rete, questa volta quella di ultima generazione in fibra ottica.
Il problema concreto evidenzato dal ceo
“Da tempo”, ricorda Read, “il governo cerca un modo per consolidare la rete fissa di Telecom Italia, ex monopolista statale, con OpenFiber, proprietaria di una rete in fibra esclusivamente wholesale-only”.
Ecco il problema evidenzato dal ceo. “Ciò lascerebbe i potenziali fornitori di banda larga fissa con un solo vendor di accesso all’ingrosso alla rete, ancora una volta Telecom Italia. I clienti all’ingrosso di OpenFiber, compresa Vodafone, dovrebbero competere con le offerte di banda larga fissa al dettaglio di Telecom Italia senza altra opzione che acquistare l’accesso all’ingrosso sempre da Tim, questa la concorrenza sleale messa in evidenza dal ceo di Vodafone Group, che nella lettera chiede “semplicemente l’opportunità di continuare a competere in condizioni di equità e correttezza”.
Due condizioni che fino ad oggi, grazie a un quadro politico che ha incoraggiato una concorrenza leale, a parità di condizioni, creando nel contempo un ambiente che incoraggia gli investimenti, hanno consentito a Vodafone di diventare il più grande operatore mobile e fisso d’Europa: l’operatore è presente in 11 Paesi dell’UE con partnership in quasi tutti gli altri. “Vodafone è uno dei pochi principali operatori paneuropei generati dall’apertura normativa europea alle telecomunicazioni”, ha precisato Nick Read.
“Il ritorno al monopolio vìola 4 decenni di politica antimonopolistica e il diritto dell’UE”
Dunque, è chiaro il messaggio del numero 1 di Vodafone: continuare con la sana concorrenza nel mercato fisso italiano, iniziata con la nascita di OpenFiber, grazie alla quale “l’Italia ha iniziato a modernizzare le proprie reti fisse, fornendo servizi ad alta velocità più comparabili a quelli degli altri paesi membri dell’UE”, ha sottolineato il ceo, secondo il quale “tornare a un modello di monopolio fallimentare non può essere positivo né per la concorrenza né per gli investimenti. Inoltre vìola quattro decenni di politica antimonopolistica e il diritto dell’UE”.
Tra “cattiva politica” e cosa serve davvero all’Europa per fronteggiare Usa e Cina
È una “cattiva politica” per Nick Read “costringere gli operatori in mercati già competitivi a sovvenzionare i loro concorrenti”. Per cui, lo ribadisce, “un ritorno al monopolio, minacciato in Italia, sarebbe un passo indietro gigante”.
Invece, ciò che serve all’Europa “è impegnarsi seriamente a colmare le sue sempre maggiori lacune nelle infrastrutture digitali”, ha rilanciato Nick Read, compreso il 5G.
Solo “una concorrenza leale, incentivi agli investimenti e operatori di telecomunicazioni forti su larga scala”, ha concluso Nick Read, ceo di Vodafone Group, “daranno alle infrastrutture di telecomunicazioni europee la resilienza e l’alta qualità necessarie per sostenere e realizzare con successo le nostre ambizioni digitali in Europa”.