Il tema rete unica al centro dell’agone politico. A suscitare polemiche l’annuncio da parte del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli di un tavolo con operatori e Autorità al Mise. L’iniziativa però non convince il deputato di Fratelli d’Italia, Alessio Butti. “Il ministro Patuanelli, con 6 mesi di ritardo rispetto alla nostra mozione approvata dalla Camera a luglio, annuncia il tavolo “rete unica” con gli operatori presso il Mise – si legge in una nota – L’annuncio è però parziale perché tutte le forze politiche, sostenendo la nostra proposta di istituire un tavolo tecnico, hanno evidenziato anche la necessità di informare il Parlamento rispetto ai temi della rete unica, della banda larga e del 5G: su questa parte il governo e la maggioranza tacciono. Non possiamo consentire che una ristretta oligarchia di ministri e tecnici decidano aspetti così importanti e strategici per il paese senza passare dal Parlamento”.
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In altre parole, secondo l’esponente di FdI, il tavolo al Mise non soltanto giunge tardivamente, ma non esaurisce nemmeno le richieste avanzate a suo tempo dal Parlamento, che chiede di essere coinvolto ed informato sui temi che riguardano rete unica, banda larga e 5G.
Agcom apre istruttoria sul ruolo di Vivendi in Mediaset
L’appello di Butti, firmatario della mozione di luglio per la parlamentarizzazione del dibattito sulla rete unica, giunge in un momento alquanto burrascoso nei rapporti fra Italia e Francia intorno al ruolo di Vivendi in Mediaset. Ieri L’Agcom ha aperto un’istruttoria sulla posizione di Vivendi (e Sky) in Italia dando immediata applicazione alla norma ‘salva-Mediaset’, introdotta dal governo Conte per proteggere le aziende italiane da scalate estere dopo che la Corte di Giustizia europea ha dichiarato contrario al diritto Ue il congelamento dei diritti di voto di Vivendi in Mediaset, deciso proprio dall’Agcom sulla base della legge Gasparri.
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Nelle more della Legge Gasparri
E così, nelle more del vuoto normativo lasciato dalla bocciatura della Gasparri e in attesa di una nuova legge di sistema in materia di incroci azionari nel mondo dei media e delle Tlc, L’Agcom ha applicato l’articolo 4 bis del Decreto Ristori che le impone di “verificare la sussistenza di effetti distorsivi o di posizioni comunque lesive del pluralismo” qualora un soggetto si trovi ad operare “contemporaneamente nei mercati delle comunicazioni elettroniche” e in un altro mercato “ricadente nel sistema integrato delle comunicazioni (SIC)”, tenendo conto, fra l’altro, “dei ricavi, delle barriere all’ingresso nonché del livello di concorrenza nei mercati coinvolti”. L’istruttoria avrà un termine massimo di sei mesi.
L’esame della posizione di Vivendi avviene nel bel mezzo di un duro scontro tra la Ue, il gruppo francese e il governo italiano. La Commissione Ue, venerdì scorso, ha contestato che la mancata notifica dell’emendamento salva-Mediaset. Critiche respinte dal Mise, che sostiene che la norma non rientra nell’ambito di applicazione della Direttiva Trasparenza del mercato Unico, passando così la palla all’Agcom.
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Sembra ragionevole presumere, come fa oggi anche il Sole 24 Ore, che la lite Vivendi-Mediaset e la piega che hanno preso in Italia gli affari del gruppo francese, che è anche primo azionista con il 23,9% in Tim, possano avere delle potenziali ripercussioni sul progetto rete unica voluto da Tim. Quanto meno nei tempi di attuazione.
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Intanto, per domani si attende il Cda di Enel dove il gruppo elettrico potrebbe discutere l’offerta di acquisto della sua quota del 50% detenuta in Open Fiber.