Mentre si svolgeva (e si chiudeva sabato scorso) l’edizione n° 72 del “Prix Italia”, dal titolo altisonante “Public Service and the Virtual Newsroom: Back to the Future” ma senza dubbio in tono minore (come confermato da una modesta rassegna stampa), nessuno sembra aver prestato attenzione ad una iniziativa di grande interesse, per chi crede ancora nelle potenzialità della Rai di ridefinire un proprio ruolo di autentico servizio pubblico nel sistema mediale italiano: la Commissione bicamerale di Vigilanza sulla Rai ha audito Giovanni Parapini, neo Direttore della neo-istituita Direzione per il Sociale di Viale Mazzini.
Avevamo già segnalato la notizia su queste colonne (vedi “Key4biz” del 31 luglio 2020, “La Rai si apre al ‘sociale’: creata una nuova Direzione ad hoc”), ma avevamo subito manifestato non poche perplessità, anche perché non era ben chiaro – dal comunicato stampa del Consiglio di Amministrazione del 29 luglio – se si trattasse di una iniziativa realmente innovativa, o di una ulteriore operazione di facciata, per “onorare” formalmente l’evanescente “Contratto di Servizio”.
L’intervento di Parapini in Vigilanza, mercoledì scorso 23 settembre, merita grande attenzione, perché, almeno sulla carta, sembra segnare una svolta nell’impostazione del “public service broadcaster” italico: sono state annunciate non poche novità che, se gli annunci si concretizzeranno, potrebbero contribuire in modo determinante a ridefinire l’identikit identitario della Rai, offuscato da una deriva che sempre sembra assimilarla all’offerta dei “competitor” commerciali.
Si ricordi che Giovanni Parapini (classe 1962), già fondatore del gruppo di comunicazione e lobbying Hdrà (si legge “Accadrà”), che ingloba società specializzate come leteia, Consenso, Medita e Overseas, è stato cooptato in Rai nel febbraio 2016 (chiamato dalla allora Presidente Monica Maggioni e dall’allora Dg Antonio Campo Dall’Orto), nel ruolo di Direttore della Direzione Comunicazione, Relazioni Esterne, Istituzionali e Internazionali, che copre per tre anni, fino al marzo 2019 (nell’aprile 2019, la Direzione viene modificata in “Direzioni Relazioni Internazionali, Relazioni Istituzionali e Comunicazione”). Da maggio 2019, ferma restando la qualifica di Direttore, è alle dirette dipendenze dell’Amministratore Delegato, dove da giugno 2019 ha l’incarico di Senior Advisor per il Terzo Settore, la Coesione Sociale e la Responsabilità Sociale. Nell’agosto 2020 è nominato Direttore della Direzione Rai per il Sociale.
Il neo Direttore gode di una diffusa buona fama, trasversale ai partiti, ed è culturalmente vicino al Vaticano, in particolare al think-tank de “La Civiltà Cattolica” ed al suo mediologo per eccellenza, padre Antonio Spadaro: è interessante, finanche impressionante, ascoltare il coro – trasversale appunto – dei parlamentari che sono intervenuti mercoledì scorso, dopo il suo lungo intervento.
Parapini in audizione parlamentare: raro caso di consenso unanime
“Rara avis” veramente, questo consenso unanime e apprezzamento convergente, in un’Italia ed in un Parlamento nei quali la conflittualità è sempre latente. Nessun parlamentare ha manifestato perplessità sulla relazione di Parapini, che, con il suo tipico tono pacato, sembrava parlasse quasi come Amministratore Delegato “in pectore”… Sono intervenuti, per la cronaca, oltre a Alberto Barachini (Forza Italia) presidente, Alberto Airola (M5S), Federico Mollicone (Fdi), Maurizio Gasparri (Fibp-Udc), Paolo Tiramani (Lega), Daniela Santanché (Fdi), Riccardo Ricciardi (M5S), Giuseppe L’Abbate (M5S), Giorgio Bergesio (L-Sp-Psd’Az), Federico Fornaro (Leu), Michele Anzaldi (Iv), Carla Cantone (Pd). Quel che è sicuro è che nessuno di loro ha letto il “Bilancio Sociale” Rai (pubblicato sul sito web di Viale Mazzini il 7 luglio 2020, e temiamo che la stessa Rai non abbia pensato ad inoltrarlo alla Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi), altrimenti avrebbero posto – verosimilmente – domande più documentate, stimolanti e mirate: in effetti, Parapini è apparso quasi come un “illuminato”, anzi un… illuminante, registrando un plauso unanime.
Va certamente dato atto al neo Direttore di aver ben tratteggiato in modo abile una possibile evoluzione della Rai nella prospettiva di un ruolo caratterizzante e soprattutto trainante giustappunto nel “sociale”: forse peccando di un eccesso di autocompiacimento per quel che Viale Mazzini già sta facendo nel settore (è poco, ancora troppo poco!), è evidente che Parapini sembra ben intenzionato – forte (si spera) del sostegno dell’Amministratore Delegato Fabrizio Salini – a razionalizzare il policentrismo estremo della Rai su queste tematiche sensibili.
Le tante Direzioni apicali della Rai…
Formalmente, la neo istituita Direzione è alle dirette dipendenze dell’Ad, esattamente come la Direzione “Comunicazione” (diretta da Marcello Giannotti), la Direzione “Relazioni Istituzionali” (retta da Stefano Luppi, che ha accompagnato Parapini in Commissione, ma non è intervenuto), la Direzione “Relazioni Internazionali e Affari Europei” (Simona Martorelli), la Direzione “Marketing” (Roberto Nepote), la Direzione “Creativa” (Massimo Maritan), la Direzione “Distribuzione” (Marcello Giuseppe Ciannamea), la Direzione “Ufficio Studi” (Andrea Montanari). Si tratta di 8 direzioni apicali, alle quali si affiancano altre direzioni, con funzioni più circoscritte: “Bilancio Sociale” (Maurizio Rastrello), “Quirinale” (Andrea Covotta), “Vaticano” (Enrico Milone). Clicca qui per visionare l’organigramma delle strutture che dipendono direttamente dall’Amministratore Delegato Rai.
Che una delle patologie della Rai sia rappresentata da una qual certa ridondanza di “direzioni”, e dal rischio di frammentazione di competenze (e talvolta duplicazioni e sovrapposizioni), è questione che riguarda una analisi critica funzionigrammatica che forse nessuno ha finora mai voluto realizzare, dato che non raramente le “direzioni” di Viale Mazzini vengono create “ad hoc” – con una logica non proprio aziendalista – in funzione di dinamiche eterodirette (“la politica”, ovvero la spartizione partitocratica) e finanche per non “demansionare” un dirigente che cade in disgrazia nell’economia della lottizzazione in itinere e mutante (è sempre latente il rischio di vertenze lavoristiche, che storicamente Rai tende a perdere, a tutto vantaggio dei propri dipendenti).
Nel caso in ispecie, stupisce che non sia confluita nella neo Direzione per il Sociale l’attività della Direzione Bilancio Sociale, dato che quest’ultima rientra a pieno titolo – come è ovvio – nel “perimetro” della novella struttura: che senso ha mantenere in parallelo due simili strutture?! Non è dato sapere. Stesso quesito potrebbe riguardare la co-esistenza di una Direzione Ufficio Studi e di una Direzione Marketing, allorquando le due strutture potrebbero essere accorpate in una novella organica struttura, dotata di risorse adeguate a fornire una “vision” strategica al Consiglio di Amministrazione ed al contempo operatività tattica all’azienda tutta.
L’approccio ecumenico di Rai per il Sociale
Con un approccio ecumenico e positivo (non un cenno critico su nulla), Giovanni Parapini ha citato tutti i colleghi con cui andrà ad interagire, e non possiamo che augurargli di riuscire a superare le sabbie mobili del policentrismo aziendale.
Questi gli assi portanti della nuova struttura: “coesione sociale, sociale e diritti umani, campagne sociali, ambiente e sostenibilità, inclusione e inclusione digitale”.
A “Rai per il Sociale”, fanno ora capo, in particolare, le due strutture della “Responsabilità Sociale” e della “Inclusione digitale”.
La “Responsabilità Sociale” (diretta da Roberto Natale) è stata finora un pezzo delle “Relazioni Istituzionali”: si occupa delle campagne di raccolta fondi e di campagne di sensibilizzazione su vari temi (autismo, femminicidio, eccetera), e gestisce le iniziative di comunicazione sociale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei vari ministeri che passano attraverso il Dipartimento dell’Editoria. Un insieme di attività che Parapini conosce bene, avendole gestite da Direttore della Comunicazione, da cui all’epoca dipendevano anche le “Relazioni Istituzionali”… Si registra – anche in questo caso – ad una qual certa erraticità delle attività e delle competenze, e ci si domanda sempre se rispondono a logiche di razionalità, efficienza, efficacia.
Si osserva comunque che, andando sulla sezione del sito web Rai della struttura Responsabilità Sociale, ad oggi, 28 settembre, essa sembra dipendere ancora dalla Direzione Affari Istituzionali, e si legge giustappunto: “La Responsabilità Sociale della Rai fa parte della Direzione Relazioni Istituzionali e ha la responsabilità aziendale della comunicazione e della programmazione sociale in riferimento al contratto di servizio fra Rai e Ministero dello Sviluppo Economico”. Si tratterà di un deficit di aggiornamento…
Cerchiamo comunque di vedere il bicchiere “mezzo pieno”…
“Bilancio Sociale” Rai: presentazione pubblica a metà ottobre?
Udite udite: una delle notizie più inattese, e benvenute (anche dal nostro punto di vista), è che il silenzio stampa (totale) che Rai ha assegnato al proprio “Bilancio Sociale” verrà finalmente superato, se è vero che a “metà ottobre” (2020) verrà organizzata – come ha annunciato Parapini – una grande kermesse di presentazione di questo fondamentale strumento di conoscenza delle attività di Viale Mazzini.
Siamo stati gli unici, nel corso degli anni, a lamentare – anzi, a denunciare – l’incredibile carattere semi-clandestino assegnato nel corso del tempo al “Bilancio Sociale”: soltanto in occasione della prima edizione (che in verità è stato un “numero zero”), il 29 luglio 2015, ci fu una presentazione pubblica (Presidente Anna Maria Tarantola, Direttore Generale Luigi Gubitosi), poi un silenzio tombale (sull’argomento si veda, da ultimo, “Key4biz” del 24 luglio 2020, “Rai pubblica il bilancio sociale, ma solo per pochi”)…
Non resta quindi che augurarsi che la presentazione del “Bilancio Sociale 2019” non venga impostata come una operazione autoreferenziale e narcisistica: il rischio è latente, se notiamo l’eccesso di entusiasmo con cui Parapini ha decantato le (poche, troppo poche ancora!) attività della Rai nel “sociale”. Sebbene comprendiamo che – sia consentita la battuta banale – per l’oste il vino è sempre buono, l’esercizio della critica/autocritica è comunque sempre benefico per tutti.
Riteniamo che quella del “bilancio sociale” dovrebbe essere una occasione di confronto pubblico, aperto, plurale, ampio, di profonda e non occasionale discussione dialettica, tra Rai e la società civile, il terzo settore, le tante realtà associative che svolgono un importante lavoro di sussidiarietà (come previsto dalla stessa Costituzione, all’articolo 118 e purtroppo non ancora promosso al meglio) nel nostro Paese.
Nella sezione “Trasparenza” del sito web Rai (quella stessa in cui è stato pubblicato in sordina giustappunto il “Bilancio Sociale”), si legge che “Rai per il Sociale nasce come progetto di riassetto e di coordinamento di tutte le attività realizzate e promosse dal gruppo Rai nel campo del sociale e che da sempre si accompagnano alla storia e alla tradizione dell’Azienda (…) è un punto di ascolto e di raccolta che accoglie le sollecitazioni di vari soggetti istituzionali, delle associazioni di categoria e del terzo settore (…) Un luogo per non dimenticare i settori e le categorie più sensibili del paese (anziani, infanzia, disabili, detenuti, migranti, disoccupati, donne vittime di violenza) nel costante tentativo di non lasciare indietro nessuno (…) Rai per il Sociale raccoglie tutte le iniziative del Servizio Pubblico che a vario titolo e da diverse prospettive affrontano i temi del sociale, dell’inclusione e della coesione nazionale. Rai per il Sociale pone le informazioni rilevanti per l’opinione pubblica e per la collettività, al centro dell’offerta complessiva del Gruppo, rendendo più agevole l’accesso ai contenuti…”.
Ottime intenzioni. Si tratta però di obiettivi veramente molto ambiziosi, che richiedono una capacità di monitoraggio infra-aziendale e del “mondo esterno”, rispetto alle quali ci si domanda se Viale Mazzini sia dotata di strumentazione tecnica adeguata. Se analizziamo criticamente l’architettura e la qualità giustappunto dell’ultima edizione del “Bilancio Sociale” Rai, emergono evidenti notevoli criticità, sia in termini di trasparenza di fatti ed atti aziendali, sia in termini di qualità metodologica delle analisi proposte. Anche in questa prospettiva, c’è ancora veramente molto lavoro da fare.
Reso pubblico il report settimanale “Progress Sociale” della Rai
Alcune iniziativa del “new deal” di Viale Mazzini si sono presto concretizzate, e vanno apprezzate.
Va segnalato che Parapini ha già concretamente dimostrato una sana vocazione a rendere di pubblico dominio quel che spesso resta nelle dinamiche interne dell’Azienda e del Gruppo Rai: per sua decisione è infatti ora disponibile uno strumento di analisi dell’intervento di Viale Mazzini nel “sociale”, attraverso un report denominato “Progress Sociale”, prodotto a cadenza settimanale (a partire dall’edizione n° 1, riguardante il periodo 13-19 aprile 2020), con “anticipazioni” e “consuntivi”. Iniziativa commendevole, che merita essere pubblicizzata al meglio.
Da segnalare anche che Parapini ha rivelato che Rai ha promosso, d’intesa con la Direzione Affari Internazionali, un “Osservatorio” su come i “public media service” europei hanno affrontato la pandemia: sarebbe veramente interessante che anche questo documento venisse reso di pubblico dominio.
È stato annunciato che si sta pensando ad un “Festival del Sociale” promosso da Rai, la cui prima edizione dovrebbe vedere la luce nel 2021, che dovrebbe divenire itinerante, utilizzando anche la rete delle sedi regionali.
Alla novella Direzione, è stata assegnata anche una qualche competenza editoriale, e quindi ha chance di intervenire in qualche modo anche nell’area della ideazione e produzione di programmi: è questa una innovazione eccezionale, se non verrà limitata ad un ruolo marginale (simbolico?!) nell’economia complessiva dei palinsesti Rai.
Il problema di fondo resta quello che abbiamo denunciato tante volte, anche su queste colonne: iniziative meritorie della Rai vengono spesso “emarginate”, in fasce di palinsesto sepolcrali, e quindi se ne disperde tutto il potenziale innovativo e di sensibilizzazione socio-culturale.
Il sempre latente rischio “foglia di fico”: il caso di “Insieme con…” e “O anche no”?!
Un esempio emblematico, della marginalizzazione / emarginazione: la deriva della “striscia” televisiva Rai dedicata specificamente al “sociale”.
Il 7 maggio 2020 è partita, in sordina, su Rai 1, dopo la Messa del Papa da Santa Marta, una striscia quotidiana all’interno del contenitore “UnoMattina” dedicata al sociale, della durata di 5/6 minuti. Il titolo è “Insieme con…”, il sottotitolo “Rai per il Sociale” (giustappunto), condotta dalla sempre impegnata Paola Severini Melograni. Ha avuto come ospiti persone fragili e i loro familiari, che durante la pandemia hanno sentito ancora più bisogno di risposte o di semplice conforto, e comunque della possibilità di esprimere speranze e richieste… Il programma ha coinvolto le persone diversamente abili e le loro famiglie, gli operatori del settore, i volontari, le associazioni, e i protagonisti di situazioni di particolare fragilità sociale… Tutta l’area che ci piace definire l’ampia area del “disagio” (fisico, psichico, sociale). Lo scopo del programma, sottolineato dal messaggio-slogan “Da vicino nessuno è normale” (citazione dal famoso cantautore Gaetano Veloso, slogan utilizzato anche dal mitico anti-psichiatra Franco Basaglia), è stato quello di far sentire a chi ne ha maggiormente bisogno, attraverso la Rai, il sostegno dell’intera comunità nazionale…
A che ora andava in onda questo programma?! Alle 7:46 …
Precisiamo “ante meridiem”, non “post meridiem” (come sarebbe invece naturale in un’azienda sana e coraggiosa).
L’ultima puntata è andata in onda il 23 giugno 2020. E basti pensare che è ardua intrapresa andare a cercare l’archivio del programma, dato che su RaiPlay esiste la chance di rivedere le puntate di “UnoMattina”, ma non è agevole estrapolare la striscia…
Sorte migliore, come allocazione di palinsesto, per il programma televisivo “O anche no”, programma di tipo “docureality” (che abbiamo già ben segnalato su queste colonne) dedicato alla disabilità: questo a cadenza settimanale, però, condotto dalla stessa Severini Melograni, la cui terza edizione ha preso il via da domenica 20 settembre 2020, su Rai 2, alle 9:55 a.m. ovviamente. La conduttrice è affiancata dal disegnatore satirico Stefano Disegni e dal “prestigiattore” Andrea Paris nonché dalla “sbrock band” dei Ladri di Carrozzelle. I risultati di audience della seconda puntata, ieri 27 settembre, non sono – ahinoi – entusiasmanti, ma, d’altronde, con una simile collocazione di palinsesto… Auditel segnala (elaborazioni a cura di Davide Maggio, sul blog “La tv dietro le quinte”) che, nel “Daytime” della mattina di ieri, su Rai1 “Uno Mattina in Famiglia” ha sedotto 243.000 spettatori con uno share 12,8%, nella presentazione, 559mila spettatori con il 16,1% nella prima parte, e 1.504.000 spettatori con il 22,4 % nella seconda parte; “Nostra Madre Terra” ha raccolto 1.286.000 spettatori, con il 16,8 %; “A Sua Immagine” ha portato a casa un a.m. di 1.437.000 spettatori pari ad uno share del 15,7 %; la “Santa Messa” ha registrato 1.762.000 spettatori con il 19,3 %; su Canale 5, il “Tg5” delle 8 ha avuto 1.070.000 spettatori con il 19,2 % e la “Santa Messa” ha raccolto un ascolto di 883.000 telespettatori con l’11.1% di share; su Rai 2, “O Anche no” ha registrato soltanto 98.000 spettatori, corrispondenti allo 1,3 %. Il programma (almeno questo) è disponibile su RaiPlay.
Questo è giustappunto il rischio, sempre in agguato dietro l’angolo, della logica da “foglia di fico” che caratterizza purtroppo molte commendevoli attività della Rai.
Per un vero “nuovo corso” della Rai, servono decisioni forti e coraggiose: strategiche, editoriali e budgetarie
Il vero “salto di qualità” lo si può ottenere soltanto con una decisione che compete all’Amministratore Delegato ed al Consiglio di Amministratore: promuovere una nuova visione (ideologica e spirituale) della Rai come “agenzia comunicazionale” di promozione delle migliori esperienze nel sociale (e, aggiungiamo, nel culturale), realizzate dalla società civile, dal terzo settore, dalle migliaia e migliaia di soggettività associative che rendono ricco il tessuto sociale del nostro Paese, in una logica di integrazione sociale e di coesione interculturale.
Sono necessarie, in questa prospettiva, decisioni politiche forti e coraggiose: strategiche, editoriali e budgetarie. Serve una svolta autentica e profonda, e non raffinate operazioni di maquillage, che corrono il rischio di portare acqua al dominante gattopardismo italico.
Clicca qui, per la audizione di Giovanni Parapini, Direttore della “Direzione Rai per il Sociale”, il Commissione di Vigilanza, il 23 settembre 2020, dal sito web di Radio Radicale
Clicca qui, per consultare il rapporto settimanale “Progress Sociale”, prodotto dalla Rai, a partire dal 13 aprile 2020
Clicca qui, per downloadare il “Bilancio Sociale Rai”, pubblicato sulla sezione “Trasparenza” del sito web Rai il 7 luglio 2020