Il blocco dei siti per contrastare la pirateria è uno strumento rapido ed efficace già utilizzato in 34 Paesi in tutto il mondo. Nella sua audizione del 10 marzo scorso di fronte alla Commissione Giudiziaria del Senato degli Stati Uniti (Sottocommissione per la Proprietà Intellettuale), Stan McCoy, President e Managing Director MPA EMEA, ha confermato che il “site-blocking” ha effetti benefici sull’intero ecosistema audiovisivo online.
In particolare, McCoy ha sottolineato come questo processo “aumenti lo stato di benessere generale dell’ecosistema online diminuendo anche il traffico complessivo della pirateria e aumentando quello verso le offerte legali di contenuti”.
La pirateria digitale ha colpito per anni l’industria creativa e culturale, incluso il settore audiovisivo, creando danni economici significativi e mettendo a rischio migliaia di posti lavoro. La Motion Picture Association (MPA) ha supportato il blocco dei siti massivi che violano la legge sul copyright quale strumento efficace per contenere e reprimere questo fenomeno illegale.
Blocco dei siti, benefici per audiovisivo e internet
Secondo McCoy, il blocco dei siti è molto efficace nel ridurre il traffico verso i domini pirata: “un ordine applicabile ai principali provider in un determinato paese riduce il traffico a quello specifico sito di circa il 70% in media e può arrivare all’80-90% in alcuni paesi. L’impatto sui domini è evidente e visibile nel tempo”.
Il blocco dei siti è considerato un rimedio adeguato ed efficace perseguito dalla MPA assieme ai suoi partner audiovisivi in tutto il mondo. “Uno dei Paesi che più recentemente ha adottato questa misura è il Canada, dove lo scorso novembre il Tribunale federale ha concesso un’ingiunzione intermedia, a seguito della richiesta di varie emittenti, in un caso che coinvolge un noto servizio di streaming televisivo pirata”, ha dichiarato McCoy.
Il blocco dei siti non è solo efficace, ma soprattutto non comporta effetti negativi sul più ampio ecosistema internet. Prendendo l’esempio del Regno Unito, dove ci sono stati circa 23 casi giudiziari che hanno portato a ingiunzioni civili contro 176 siti pirata sparsi in oltre 2.000 domini, McCoy ha sottolineato che “la libertà di parola rimane forte. I tribunali del Regno Unito non hanno avuto problemi a comprendere la differenza tra un rimedio ingiuntivo contro la condotta illegale di terzi da un lato e la conservazione della libertà di parola dall’altro”.
Al contrario, l’innovazione continua, con il Regno Unito che vanta ancora il terzo più grande settore della tecnologia digitale secondo un recente studio condotto dal Dipartimento per il Commercio Internazionale UK.
“Site blocking” in Italia
Anche in Italia l’attività di site blocking è ritenuta una best practice per il contrasto ai siti massivi che offrono illegalmente contenuti culturali. “Secondo i dati della nostra indagine FAPAV/Ipsos – ha spiegato a Key4biz Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV – il blocco dei siti è ritenuta una efficace forma di deterrenza dal 71% dei pirati adulti, percentuale che sale all’80% se ci riferiamo agli under 15”.
“Ben il 41% dei pirati si è trovato di fronte ad un sito oscurato e di questi il 37% si è poi rivolto ad una alternativa legale per vedere il contenuto che stava cercando”, ha precisato Bagnoli Rossi, che ha aggiunto: “Si tratta di uno dei pilastri fondamentali per la tutela dei contenuti audiovisivi: la nostra Federazione è da anni attiva in tal senso e ha ottenuto, grazie all’utilizzo del Regolamento AGCOM, il blocco di 700 siti illeciti”.