l'intervista

No a rete unica. Lorenzo Cesa (UDC): ‘Nessun regalo a Vivendi. Prima gli interessi del Paese’

a cura di Raffaele Barberio |

Il Parlamento faccia chiarezza sulle pressioni esercitate dal MEF. Le competenti commissioni parlamentari dovrebbero subito convocare i vertici delle aziende coinvolte per avere un immediato chiarimento sulla vicenda. Sul tema interviene Lorenzo Cesa, politico di grande esperienza, segretario dell’UDC e parlamentare europeo sino al 2019.

Si infiamma in Italia il dibattito sulla rete unica. Sembra che tutto debba accadere nelle prossime ore, in vista del consiglio di amministrazione di TIM del 4 agosto, ma in effetti pare che manchino le condizioni per qualsiasi soluzione.

Sul tema interviene anche Lorenzo Cesa, politico di grande esperienza, segretario dell’UDC e parlamentare europeo sino al 2019, veste nella quale si è occupato in molte occasioni delle tematiche a livello continentale del digitale e delle reti.

Il suo punto di vista ha un valore politico rilevante, perché, al di là della semplice architettura delle soluzioni in campo, mette in luce le conseguenze di carattere politico, istituzionale e di mercato.

Key4biz. Lorenzo Cesa, l’Italia ha bisogno delle nuove reti in fibra, perché il tema si sta prepotentemente collocando ai primi posti dell’agenda del Paese?

Lorenzo Cesa. Perché un Paese moderno e competitivo deve dotare i suoi cittadini e le sue imprese di sistemi di comunicazioni al livello più evoluto possibile. Ma serve un percorso nel rispetto delle regole, mantenendo un elevato livello di concorrenza, con l’obiettivo di favorire gli investimenti, l’innovazione e dare vantaggi reali ai consumatori in termini di qualità del servizio e di prezzi competitivi. La concorrenza sui servizi è un pilastro fondamentale del settore che ha consentito in tutta Europa una migliore qualità e una maggiore scelta, così come prezzi inferiori.

Le mosse

Key4biz. E allora cosa fare?

Lorenzo Cesa. Le mosse future sull’assetto delle infrastrutture di telecomunicazioni dovranno consentire la maggior concorrenza possibile sul mercato dei servizi. Da questo punto di vista è difficile non condividere la posizione di chi sostiene che una rete in mani terze per la sola vendita all’ingrosso sia la soluzione più appropriata. Un operatore “verticalmente integrato” come TIM si trova necessariamente in una posizione di conflitto di interessi e qualsiasi regola di governance non risolverà il problema, anzi renderà la situazione più conflittuale ed incerta

Key4biz. In questi giorni si sono diffuse con insistenza voci, peraltro non smentite, che il MEF avrebbe fatto pressioni su CDP per concludere in tempi rapidi un accordo con TIM sulla rete unica qual è la sua opinione?

Lorenzo Cesa. Ho stima del Ministro Gualtieri e sono sicuro che si è sempre comportato correttamente. Se fosse vero che qualche funzionario del MEF abbia fatto questo, sarebbe un fatto gravissimo. CDP è per legge e per statuto un operatore di mercato, una società che deve decidere i propri investimenti in modo indipendente e il suo Cda è l’organismo che certifica che le operazioni proposte ed approvate abbiano queste caratteristiche cui la cassa depositi e prestiti è vincolata per legge e per statuto. Le competenti commissioni parlamentari dovrebbero subito convocare i vertici delle aziende coinvolte per avere un immediato chiarimento sulla vicenda.

Tim – Open Fiber

Key4biz. Cosa pensa della rete unica e della possibile fusione TIM-Open Fiber?

Lorenzo Cesa. Tutti gli esperti del settore sanno bene che il dibattito sulla rete unica rischia di essere una chimera. Non esiste un solo Paese al mondo che abbia una rete unica ad eccezione di città stato come Singapore. Ma in quel caso è una rete pubblica, dello Stato. I Paesi che in passato hanno pensato di realizzarla come l’Australia hanno poi abbandonato il progetto. E l’Italia è l’unico paese europeo insieme alla Grecia a non avere una rete via cavo in concorrenza con quella di telecomunicazioni.

Quello che serve, semmai, è sfruttare ancora meglio il ruolo di Open Fiber che è una società interamente italiana con due azionisti importanti come CDP e Enel dando ulteriore impulso al suo progetto.

Il ruolo di Vivendi

Key4biz. Come vede il ruolo di Vivendi?

Lorenzo Cesa. Vivendi è il maggiore azionista di TIM. La sua presenza si è rivelata fallimentare, basti pensare al valore del titolo che dall’ingresso di Vivendi è crollato. Io sono per il rispetto dei diritti degli azionisti, anche se sono stranieri, ma sono contrario al fatto che il governo Conte possa fare favori a Vivendi facendo mettere soldi a CDP. Vivendi è un azionista anomalo. Non ha mai dichiarato cosa volesse fare, quale progetto industriale avesse e nel contempo non ha mai investito nell’azienda se non per il fatto di aver comprato le azioni.

Il problema principale di TIM oggi è che i suoi azionisti non l’hanno mai voluta ricapitalizzare e questo l’avrebbe messa in una condizione molto diversa rispetto a quella attuale, che la costringe a vendere pezzo dopo pezzo tutto quello che può. 

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